I RETROSCENA DI UNA RIVOLTA

I RETROSCENA DI UNA RIVOLTA I RETROSCENA DI UNA RIVOLTA Emilio Lussu è una delle coscienze più limpide della nòstra storia recente. Nella prima guerra mondiale fu coraggioso sino al leggendaria Animato da un altissimo senso morale, fu tra i primi o| pòsitori al fascismo, che spedi a Lipari, donde fuggi dopo alcuni anni in circostanze drammatiche. Leader del partito sardo d'azióne, fece parte del movimento,«Giustizia e Libertà» confluito poi nel partito d'azione, di cui divento subito uno dei maggiori esponenti. Fu ,un uomo fuor del •comune, come risulta dalla recente biografia di Giuseppe Fiori, edita da Einaudi. i Documenti inglesi recentemente consultati confermano cr|e egli, nel giugno dql(194l, giunse a Lisbona per proporre agli inglesi di recarsi in Sardegna per provocarvi una rivolta contro Mussolini.. La proposta venne accolta con favore. Ma Lussu condizionò il suo invio in Sardegna, all'impegno che la Gran Bretagna avrebbe garantito all'Italia il possesso di tutti i territori che aveva prima dell'avvento di Mussolini. Il ministro Eden rifiutò, anche per il timore, com'egli disse, che Lussu potesse diventare un De Gaulle italiano! . . Il che non era poi tanto fantastico. Qii lo ha conosciuto, sa ch'era un uomo dotato di un carisma eccezionale, un organizzatore nato, un oratore attraente, dalla foga tribunizia. Salvemini, dopo averne elogiate le dori umane e'di scrittore, lo definì «il più squinternato politico che sia mai esfstito in Italia». Se fu così, come pare, egli ha molte attenuanti. Quando, ignorando la "lezione della guerra, il popolo italiano preferì- rinunciare alle aperture di una democrazia nuova e moderna,. .egli fu, come il. suo amico ed antagonista Ferruccio, Parri, un sop atióysoicuE contribùi^faise p ù itegli "altriy "alk"fìHe,,Sli cr|icl^«Stc^d'aziohe, tornane la grande occasione rr ancata dalla democrazia italiana. ) Lussu fu anche uno scrittore capace, diretto ed attraente. Lo dimostrano i numerosi scritti che ci ha, lasciato, cui si aggiunge ora- l'ultimo che esce postumo a dodici anni dalla sua morte: La difesa di Roma, a cura di G. G. Orni e d! L M. Pleisant, introduzio¬ ne di G. Quazza, pubblicato dall'Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell'Autonomia. Esso ripercorre l'iter dello sganciamento dell'Italia dalla guerra con la Germania, dai primi tentativi fascisti sino alla caduta di Mussolini, al governo Badoglio, all'armistizio con gli alleati ed alla mancata difesa di Roma. E' un itinerario che tutti credono di conoscere, specie dopo la pubblicazione di tanti libri autobiografici e non." (E tra auesti vorrei ricordare quell'indiscusso capolavoro che è il Roma 1943 di Paolo Monelli). Invece non è così. Occorreva un'opera di raffronto e di confronto tra.le tante testimonianze più o meno interessate, più o meno contrastanti tra di loro, tra i tanti documenti editi e inediti. Ed è appuntò quello che Lussu si è proposto di fare, dedicando a questa approfondita analisi gli ultimi, dieci anni della sua vita. Condivido il parere di Guido Quazza, nel considerare il suo come il quadro forse più completo òggi esistente rispetto alla cronaca dei fatti. Si tratta anche di una testimonianza, perché Lussu giunse a Roma, come" clandestino, a metà agosto del 1943 e si mise subito in contatto con gli elementi del partito d'azione, tra cui Bauer, Siglienti, Comandini, Fancello, La Malfa. Gli azionisti pronti a combattere erano circa cinquecento, il doppio ne avevano il partito socialista ed il partito comunista. Invano Lussu cercò di farsi consegnare armi s—: — ~n e munizioni dai vari comandi militari, del- resto in piena confusione. Su suggerimento di Rusca,. egli, insieme con Riccardo Bauer, si recò a parlare con il gen. Carboni capo dèi Si tri e comandante della difesa di Roma. L'impressione che ne trasse fu quella di un-generale sudamericano che cercava appoggi politici per effettuare, un colpo di Stato contro Badoglio. . 1 La rivalità tra Carbòni e Castellano, Roana c{ Zanussi, è uno degli episòdi più tristi di quella tristissima stagione. «Si era liquidato Mussolini? così commenta, ma nessuno voleva liquidare il fascismo. Il re prima di tutti». Ed è il re quello che, in definitiva, prende tutte le decisioni e che, nel generale smarrimento, sembra il solo a non aver perduto la testa. Ed è lui che decide alla fine la famosa «fuga» via mare, la sola possibilità per non cadere nelle mani dei tedeschi. E veniamo alla mancata difesa di Roma ed al mancato sbarco di una divisione di paracadutisti americani sugli aeroporti' i vicini alla- capitale. Secondo Lussu, l'operazione Giani 2 era" una «mistificazione», perché Roma era a suo parere indifendibile contro i tedeschi. Questi ultimi dispo nevano, secondo la sua.accurata analisi, di un totale variabile da 50 mila a 67. mila uomini con 600 mezzi blindati e corazzati. I tre corpi d'armata di Roma si riducevano alle divisioni Granatieri, Ariete, Piave e Centauro, per un totale di 56 mila uomini' e 272 mezzi corazzati con un appoggio aereo irrisorio rispetto alle forze aeree tedesche. Inoltre pochi erano i. reparti veramente efficienti e tutti scarseggiavano di carbu rame e munizioni. Ma per poter combattere validamente avevano bisogno soprattutto dì ordini precisi, dal momento che si trattava 0r^c%r2nÌ,il fronte, ÉWW questi non ci furono o furono tardivi. Non ostante ciò non pochi reparti si. batterono eroicamente. Né, in questo quadro; mancano gli errori, comméssi dagli anglo-americani,, che furono gravi 'anch'essi.. A cominciare da quello, ingiustificabile, di aver pretéso la «resa incondizionata» e il cosiddetto «armistizio lungo». Ehrifco Sèrra