Andreotti: de Cuéllar vada avanti

Andreoiti: de Cuéllar vada avanti No alle sanzioni, scontro con Shultz sulla linea da tenere nei confronti di Teheran Andreoiti: de Cuéllar vada avanti «Quando l'Italia presiederà il Consiglio di sicurezza lavorerà affinché la mediazione dell'Onu si concluda positivamente» - Ribadita la legittimità della nostra presenza1 ne! Golfo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Uno scontro ha avuto luogo mercoledì sera,:, ieri, mattina.in Italia, tra. Andre otti e rio di Stato per discutere della crisi del Golfo Persico, il nostro ministro degli Esteri, anziché accettare la proposta Usa per l'embargo mondiale delle vendite di armi all'Iran, gli ha comunicato che appoggerà la proroga della missione di pace di de Cuéllar. In un burrascoso colloquio di cui né la delegazione italiana né quella americana all'Onu hanno voluto parlare, Shultz, visibilmente irritato, avrebbe rinfacciato ad Andreottl di essersi adoprato per una linea alternativa a quella del Consiglio di Sicurezza. Il segretario di Stato era già rimasto scosso dalla analoga marcia indietro dell'Urss, resa pubblica senza preavviso da Shevardnadze. Shultz. Recatosidai se^etn^ Forse anche per questo, poche ore più tardi, Andreottl ha compiuto al Pastazzo «ti/Vetro un intervento molto elogiativo degli Stati ^Unji^syl-, disarmo, e ^ha;lasciato aperta la porta al1 ricorso alle sanzioni contro l'Iran in un secondo tempo, n nostro ministro degli Esteri ha perù evitato di accennare all'attacco degli elicotteri americani alla Iran Afr o di mettere sotto accusa il regime di Khomelni. Ha proclamato Invece che «la missione del segretario generale Pere» de Cuéllar a Teheran ha consentito di raccogliere elementi sui quali costruire l'azione futura». E ha subito aggiunto: «Posso assicurare questa Assemblea che litoIla, quale Paese che fa parte del Consiglio di Sicurezza, e di cui assumerà la presidenza il prossimo mese di ottobre, continuerà a fare'tutto il possibile perché il Segretario generale concluda positi¬ vamente il mandato affidatogli.. Al tempo stesso, Andreottl ha effermato la legittimità della nostra presenza militare nel Golfo, tentando anche da New York di porre fine alle polemiche su questi punti. «L'invìo di unità navali deciso dal mio governo allo scopo di offrire protezione al naviglio mercantile battente bandiera italiana — ha detto testualmente il ministro nel suo intervento — non costituisce deviazione da questa linea, che riconosce nella fine del conflitto e quindi anche nella libertà della navigazione nelle acque internazionali l'obiettivo principale, e risponde alla tutela di nostri interessi ben individuati, senza intenti ostili verso nessuno dei Paesi dell'area». In una successiva conferenza stampa, Andreottl ha confutato due volte l'ipotesi che l'Italia debba ritirare la sua flotta dal Golfo, liquidando prima la proposta di Shevardnadze di formare una forza di pace dell'Onu — «può interessare solo a lunga scadenza» ha notato, avvicinandosi di nuovo agli Usa — poi lanciando un messaggio a coloro che, come De Mita, hanno espresso dubbi sulla missione italiana: «Non ci sono state rivolte accuse neppure dagli iraniani e dagli iracheni. E' importante che in Italia lo si sappia, visto che se ne discute». A un giornalista, che gli ha chiesto se aspiri alla segreteria dell'Onu, come ha scritto un settimanale, Andreottl ha risposto con una delle sue consuete battute: «Panzane. Mi trovo bene a Roma, dove ho tanti amici e nemici». Andreottl non ha chiuso le porte al ricorso alle sanzioni contro l'Iran, che sarebbero Inevitabili, ha ammonito, «se gli sforzi del Segretario e la nostra azione di sostegno dovessero rivelarsi improduttivi». Il ministro è anzi andato oltre,, rifacendosi aglLphlettlvi americani, sollecitando* l'adozione di «meccani&mii intest a controllare il trasferimento di armi» e proponendo a questo fine «un codice di condotta»: «Woi — ha ricordato — già nel 77 sottoponemmo questo tema all'Assemblea». Nel momento In cui ha accolto l'istanza iraniana di una inchiesta sulle responsabilità della guerra, inoltre, ha offerto un incentivo anche all'Iraq, sottolineando che essa dovrebbe svilupparsi In due fasi: «Quella dell'individuazione della parte che ha Iniziato le ostilità e quella della individuazione delle cause profonde e occasionali del conflitto, che devono comunque essere rimosse perché il processo di pace si consolidi e diventi definitivo». e, «j.

Persone citate: De Mita, Pere, Shevardnadze, Shultz