Un gioco al massacro
Un giocò al massacro Un giocò al massacro Il Golfo s'infiamma? La domanda, che si è posta ormai tante volte, si è fatta di colpo concreta. L'attacco americano a una nave iraniana, pesantemente indiziata di trasportare e depositare mine. L'incendio di una petroliera britannica, presumibilmente ad opera di una motovedetta di Teheran. E, sul piano diplomatico, il duro discorso di Khamenei alla tribuna dell'Orni. S'infiamma anche la scena politica ita}iana. Mentre la nostra squadra naviga per raggiungere le flotte. alleate nel Golfo, il segretario del partito di maggioranza prende . improvvisamente Ogni possibile distanza da una missione decisa dal governo e approvata dal Parlamento. ' Cominciamo dal quadro internazionale. Chi si aspettava dal presidente iraniano la conferma di una disponibilità, magari solo di fatto, al negoziato di pace, ha ascoltato un'autentica requisitoria, non solo contro gli Stati Uniti, ma contro la*? stessa Onu, sostanzialmente accusata d'ipocrisia, e persino contro l'Urss, alla quale è stata ricordata la repressione della guerrìglia islamica in Afghanistan. Khamenei è volato a New York per raccogliere quella che egli giudica una sfida alla rivoluzione degli ayatollah e per rispondere con una sfida contraria, naturalmente rivolta in primo luogo ed essenzialmente verso la Casa Bianca. I toni duri del leader di • Teheran traevano alimento dall'incidente, chiamiamolo così, tra Usa e Iran nel Golfo. Secondo Khamenei, un'aggressione americana contro un pacifico mercantile iraniano. Ma tutt'altra è l'opinione di Washington, che si dice pronta a esibire le prove che - si trattava in realtà di un'unità posamine. Se cosi ò, la posizione internazionale dell'Iran subisce un vero tracollo. Ed è significativo il tono prudente dei primi commenti sovietici all'azione degli elicotteri americani. In ogni caso. Khamenei ha ribadito le pesanti condizioni dell'Iran all'accoglimento del cessate-il-fuoco con l'Iraq, chiesto dall'Onu. Una per tutte: l'esplicita condanna dell'Iraq come Stato aggressore. Si tratta di una condizione già nota, ma ribadita in modo perentorio e in .termini che non potrebbero mai essere accettati dalla controparte (quali che siano le sue responsabilità oggettive nell'avvio, sette anni fa, della guerra). Dunque un brutto, un bruttissimo passaggio della crisi, che ormai è «regionale» solo a parole. Per i Paesi occidentali, che hanno scelto di essere presenti nell'area a tutela di interessi primari, è il momento del massimo coor dinamento possibile. Cosi la pensa, in Italia, il ministro della Difesa, ma non quello degli Esteri; e non il segretario della de. Ancora una volta, e in un'occasione estremamente seria, diamo l'impressione di un Paese* immaturo, che sceglie e non sceglie, che decide e si pente, che non riesce ad avere una visione internazionale, quale che sia, sganciata dal gioco al massacro della poli' ticainterna. ... Aldo Rino
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