«Sono Gelli, arrestatemi» di Vincenzo Tessandori

«Sono Pelli, arrestatemi » Il capo della P2 si è costituito a Ginevra dopo tre anni di latitanza «Sono Pelli, arrestatemi » Subito ricoverato in ospedale (problemi al cuore) - Prima dell'estradizione, processo in Svizzera per la corruzione di una guardia - «Disponibile a rispondere alle domande dei giudici italiani» DAL NOSTRO INVIATO GINEVRA — La porta al secondo piano del Palaia de Justice in place du Bourg, nella vecchia Ginevra, si apre lentamente e l'uomo attempato dice rivolto al giùdice: 'Posso? Sono Lieto Gelli.. Il giudice istruttore JeanPierre Trembley alza lo Sguardo e risponde: -L'aspettavo già lunedi 7. Entri'. S'è costituito cosi, alle 9,30 di ieri, il maestro venerabile della loggia massonica «Propaganda 2» o «P2>. E alle 10,57 ha varcato la soglia del penitenziaria Dopo l'evasione dal carcere ginevrino' di Champ-Dollon, nella notte fra 11 10 e ni agosto 1883 e dopo 1503 giorni di latitanza trascorsi chissà dove, a fare chissà che cosa e con chi. Al magistrato non ha raccontato molto, a quanto pare, non gli ha detto che cosa ha fatto, sembra neppure con che documento è arrivato in Svizzera. Il giudice Trembley non ha insistito troppo, soddisfatto della piega presa dall'inchiesta sull'evasione che conduceva, con fortuna discutibile, dall'agosto di quattro anni or sono. E' soddisfatto monsleur Trembley, ma cerca di non enfatizzare: «faccio il mio mestiere. Lo sapevo che un giorno o l'altro lo avrei rivisto». Dicono che Oelli sia molto malato, che debba essere sottoposto ad un delicato intervento al cuore per l'applicazione di tre by-pass. Quando si è aperta la porta, ha detto Trembley, si è trovato di fronte un uomo visibilmente stanco. «//. meno che si possa dire è che non. ha davvero una buona cera. Pare ridotto al lumicino». Oelli era accompagnato dal figlio Maurizio, dai difensori Fabio Dean di Perugia e Maurizio Di Pietropao- 10 di Roma e Dominique Poncet e Marc Bonnant, 1 più famosi e costosi legali di Ginevra. Dicono Poncet e Bonnant: •17 signor Gelli si è costituito perché non vuole finire i suoi giorni da fuggitivo o da esule. Intende affrontare i suoi giudici tanto in Italia che in Svizzera: qui per rispondere dei suoi atti, là per essere lavato dalle accuse che gli hanno mosso». Non si stancano di sottolineare che Oelli sta male, malissimo, ma «appena il suo stato di salute lo permetterà risponderà agli interrogatori del giudice istruttore». 11 carnet dell'ex maestro venerabile è giù. zeppò d'impegni giudiziari. Domani, alla Court d'Accusation, verranno discusse le ragioni del suo arresto, ma è dubbio che lui si presenti. Dopo la prima notte nel «quartiere secolare» del carcere di Champ-Dollon, dove non è stato posto in isolamento, sarà trasferito all'ospedale cantonale. Il giudice Trembley s'arriccia 1 baffoni castano chiaro, sorride appena e dice: -Da un uomo che si costituisce non è certo logico attendersi una nuova fuga: 40 anni, tarchiato, capelli ricciuti, il magistrato viene descritto come un uomo tranquillo, molto attivo e tenace, Quella fuga, di cui doveva occuparsi, dicono qui al Palala, «non gli aveva certo tolto il sonno: Lui era sereno. •£' tornato per ragioni di salute, credo, ma anche perché ormai gli riusciva difficile reggere alle pressioni a cui veniva costantemente sottoposto' Certo, Oelli ed 1 suoi legali hanno valutato questa si tuazione, ma prima di decidere hanno anche messo in conto un altro aspetto e il giudice istruttore di Ginevra lo ammette: 'Fosse stato arrestato in Italia, o in un altro qualsiasi Paese con legislazione diversa dal nostro, avrebbe perso alcuni vantaggi: I vantaggi cui allude non sonò irrilevanti. Quando dall'Italia fu inoltrata la richiesta di estradizione, erano quindici 1 punti sottolineati nel documento. Dal Tribunale Federale di Losanna, vennero ritenute suf¬ ficièntemente documentate quattro accuse: truffa, calunnia, millantato credito, bancarotta fraudolenta. Su tutto 11 resto Oelli non potrà essere ascoltata Oelli è imputato anche alla Corte d'Assise di Bologna dove si celebra il processo per la strage alla stazione. Lui e la sua «Loggia P2» secondo le accuse, avrebbero manovrato pesantemente e dato vita a un'associazione sovversiva «con finalità di copertura e garanzia di impunità per gli autori di vari attentati: Secondo l'accusatore, complici di Oelli sarebbero il generale Pietro Musumeci e il colonnello Giuseppe Beimonte, uomini dei Servizi fin troppo deviati; Fabio De Felice, Paolo Slgnorelll, che l'altra sera ha ottenuto, per motivi di salute, di trascorrere a casa la carcerazione; Massimiliano Facilini; Stefano Delle Ghiaie, Adriano Tilgher; Marco Ballan; Maurizio Giorgi. Sospeso per il servizio estivo, il processo riprende oggi. Dunque interrogarlo potrebbe anche essere una grande fatica poco utile. Ma già alcuni magistrati/italiani sono pronti a venire qui a Ginevra per tentare, un primo interrogatorio perché già sanno che Gelli rischia quattro anni e mezzo di carcere e prima di essere estradata forse, dovrà scontarli tutti I giudici istruttori milanesi Prizzi e Bricchetti indagano sul crack del Banco Ambrosiano e la parola di Gelli viene ritenuta fondamentale per gettare luce nuova, e forse decisiva, su quella brutta storia. Il «maestro» avrebbe fatto sapere che intenderebbe, se non confessarsi, almeno parlare con il giudice romano Domenico Sica. Dunque il rischio, per Gelli, è rimanere quattro anni e mezzo in carcere. Era scomparso dall'Italia e lo avevano sorpreso il 13 settembre 1982, qui a Ginevra, in un'agenzia dell'Unione delle banche svizzere dove si era recata con passaporto argentino, per prelevare denaro da un conto privato. Quanto denaro ha depositato In Svizzera? Qui dicono «almeno» 120'milioni di franchi fra le banche dell'Unione e la Sbs (Società delle banche svizzere). Quel denaro, ha già sentenziato la magistratura elvetica, non deve tornare in Italia, se Oelli non lo vuole, perché non è legato ai fatti per i quali è stata, concessa l'estradizione. Altri 8 milioni e mezzo di dollari, al contrario, sono «strettamente legati» al crack dell'Ambrosiano. Intanto Gelli dovrà rispondere alla giustizia elvetica per quella fuga dal carcere. L'evasione, qui, non è un reato perché ai prigionieri viene riconosciuto il diritto di tentare di svignarsela. Ma 11 «maestro» aveva pagato, si disse, 20 mila franchi svizzeri, circa 16 milioni di lire, ad Edouard Ceresa, agente di custodia di inevitabile origine italiana. Ceresa nascose Gelli con una coperta nella sua auto e lo portò oltre la frontiera francese, lontano più di un chilometro da Champ-Dollon. Vincenzo Tessandori