I militari visti non come protagonisti di guerra ma come professionisti della dedizione - Un'opera commovente e imperfetta, con un bravissimo James Caan
Prime film: «Good Morning Babilonia» dei Taviani, «Giardini di pietra» di Coppola e «D quarto protocollo» di I militari visti non come protagonisti di guerra ma come professionisti della dedizione - Un'opera commovente e imperfetta, con un bravissimo James Caan GIARDINI DI PIETRA (Gardena of Stona) di Francis Coppola con James Caan, D.B. Sweeney, James Bari Jones, Anjelica H astori. Produzione americana a colori. Drammatico, dal romanzo di Nicholas Proti Ut. Cinema Vittoria di Torino. Coppola torna al Vietnam otto anni dopo Apocalynse Now. Ci torna con uri jilm non suo: la sceneggiatura era già scritta e pronta, è dei produttori il progetto di versione cinematografica del romanzo autobiografico del giornalista di Newsweek Proffitt. Ci torna con un film realizzato con l'accordo e l'apporto economico dell'esercito Usa, che gli ha procurato la nomina a membro onorario della Vecchia Guardia da parte dei militari e accuse di voltagabbana da parte della sinistra americana. Eppure Giardini di pietra somiglia al regista, che a 48 anni ha semplificato il suo nome (non più Francis Ford, soltanto Francis Coppola): aldilà dello stile, rispecchia la sua esperienza di ex allievo d'una scuola militare, la sua attenzione ai rapporti famigliari, il suo sentiménto di scoraggiato affetto per l'America. E il suo attuale stato d'animo verso il passato prossimo: equilibrio, memoria, dolore per le vite perdute. In Apoca]ypse Now i militari americani in Vietnam erano spaventati, paranoici, uccisori, morti. In Giardini di pietra, collocato nel 1968 della guerra, i militari sono una metafora: appartengono alla Vecchia Guàrdia, la scorta del Presidente, il reggimento storico composto da reduci e reclute che presta servizio cerimoniale al Cimitero militare di Arlington in Virginia, verde giardino dove tra gli alberi, t prati e i cippi di pietra venivano sepolti ogni giorno almeno venti caduti In Vietnam. «Benvenuto nello spettacolo: noi slamo 11 teatro Kabuki del militari di carriera, il nostro business è seppellire e gli affari vanno forte», è il saluto del sergente James Caan alla recluta D.B. Sweeney. Soldati per mestiere, per tradizione, per vocazione, tutte due vorrebbero essere altrove: la recluta in Vietnam a combattere, il sergente a istruire i candidati al Vietnam «per Insegnargli a non farsi ammazzare». Legati da un rapporto come tra padre e figlio, tutte due risulteranno perdenti: il ragazzo morirà in guerra, l'uomo maturo che non è riuscito a salvare neppure una vita seguiterà a seppellire cerimoniosamente i morti. Sarà magari un ripensamento, il pagamento di un debito oppure un'allusione al presente americano: Coppola descrive adesso i militari non come protagonisti di guerra ma come professionisti ricchi di bravura e dedizione, costretti a fare un lavoro disperatamente inutile in un'azienda dissestata-. e mal diretta. Nel film non risulta contraddittorio che la donna del sergente sia una giornalista del Washington Post, pacifista militante: «Tu hai il tuo lavoro da fare, e lo il mio», il tempo che è passato dà un'altra prospettiva, una nuova comprensione delle ragioni di ciascuno: resta la tristezza di tanto spreco umano espressa nello struggente funerale militare del ragazzo, che apre e chiude Giardini di pietra. Il film è commovente e imperfetto: digressioni faticose, intrecci della sceneggiatura volontaristicamente simbolici e onnicomprensivi, troppo sentimentalismo. Nella parte di addestramento, educazione, cerimonie e rituali militari, in uno dei baci più realisticamente voraci mai visti al cinema in una bellissima festa di nozze. Coppola è al suo meglio; James Caan, imbruttito e con la testa rasata, dà un'interpretazione eccezionalmente buona. L t.
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