Spezzeremo le reni a qualcuno di Stefano Reggiani

Spezzeremo le reni a qualcuno Spezzeremo le reni a qualcuno Fantacronache di Stefano Reggiani Venerdì 11 / lunedì 14, pesano anche, confusamente, i cattivi ricordi. Visconti Prasca ha convinto il duce che non ci sono difficoltà nel Golfo Persico e che un paio di cacci,"mine basteranno per sedere al tavolo delle trattative. Ma il duce è amareggiato per l'ostilità neanche tanto segreta di Badoglio c per le mene massoniche di Cavaliere Inoltre è furente per la dichiarazione di Soddu ((Andiamoper non sparare») e mi ha detto che gli italiani non cambieranno mai carattere, preferiranno sempre il burro ai cannoni, salvo che si tratti di venderli. Scrivi pure nel tuo diario, ha aggiunto ammiccando, che il partito dei panciafichisti è l'unico partito nazionale. Le notizie che Attolieo manda puntualmente da Berlino non contribuiscono certo a rasserenare gli animi, Ribbentrop, che ha intercettato un dispaccio inglese, avrebbe dichiarato che non esistono mine nel Golfo Persico, tanto meno italiane. A questo punto, ha suggerito Cavallero velenosamente, per trovarle bisognerà metterle. Un consenso che gli ha provocato più stizza che piacere, è venuto al duce da Farinacci: «Spezzeremo le reni all'Iran», gli ha telefonato da Cremona. Uscendo a notte alta da Palazzo Chigi, il duce s'è appoggiato contro il muro, sotto un lampione, in via del Corso per scrivere con la matita copiativa su un foglietto la nota di prima pagina del Popolo d'Atalia: «Il popolo italiano, fiero e virile, non ha mai temuto la realtà e non teme gli impegni imprescindibili dell'ora. Ci sono momenti in cui l'imperativo è partecipare: si può perdere la guerra, ma non si deve mai perdere la faccia. La politica ha delle ragioni che solo la storia chiarirà». Gli hio detto timidamente: «Se provassimo a chiarirle adesso?». Ha ruggito: «Disfattista». Martedì 15, il Papa e gli attuti. Forse la differenza tra religiosità d'Europa e d'America è esemplificata da un episodio piccolo piccolo accaduto durante la visita del Papa in America, e precisamente durante la sosta tra gli attori del cinema. Mentre trascorreva salutante e benedicente tra la piccola folla, una giovane donna nera (non s'è visto bene chi) s'è sporta per baciarlo sul volto e sulle labbra. Il Papa s'è ritratto, poi l'ha carezzata sul viso come per dirle: «Ah, birichina». Se pensate che in Italia fa ancora scalpore che il Papa nuoti in piscina e vada a sciare, e che appartengono a ieri le immagini di pura anima di Paolo VI e Pio XII, capite che un Papa col corpo, da toccare e da baciare, è una sfida ingenua, ma radicale di una devozione senza tradizione. Più il Papa andrà per il mondo, più sembrerà moderno e innovatore, a prescidere dal suo messaggio e dai suoi progetti: perché sarà sempre più un Papa col corpo. Mercoledì 16, i macchinisti all'avanguardia. Molti scoprono solo adesso la figura del ferroviere macchinista, l'uomo che fa andare i treni, inaccessibile nella sua locomotiva (soprattutto l'uomo che può fermarli, in¬ crociando le braccia). Eppure sul macchinista c'è una letteratura anche cinematografica, da Renoir a Germi, legata soprattutto all'epoca delle locomotive a vapore, sporche e pericolose, con la bocca della caldaia aperta e fiammeggiante. Si scopre che la durezza del mestiere non è cambiata con l'elettrificazione e in prima classe ferve il dibattito. Il signore salito a Bologna si chiede perché i macchinisti hanno taciuto finora, lasciando incancrenire la situazione. Invece la signora che scende a Firenze si domanda chi sciopera con chi, siano i sindacati, gli autonomi o i Cobas a proclamare lo sciopero l'astensione è generale, deve essere diffusa la doppia tessera, anche la tripla. Assennatamente il professore che ha la coincidenza per Napoli dice che i macchinisti sono la punta tardiva della società meritocratica: otterranno un trattamento speciale, il riconoscimento delle loro competenze e delle loro responsabilità divise dagli altri ferrovieri, ma appena in tempo, è già all'orizzonte un secondo Sessantotto che spazzerà di nuovo le minoranze competenti con un altro, intransigente ugualitarismo (l'indennità solo a chi non ce l'ha). Anche per questo i macchinisti hanno fretta, conferma la signora che scenderà a Terontola. Giovedì 17, altre favole sul ministro Gaspari alla vecchia maniera di Campanile. 1) Il ministro Gaspari andò all'inferno e fece un accurato sopralluogo dei gironi. «Lo soluzione è semplice, suggerì. Basta spegnere il fuoco». 2) Il ministro Gaspari andò in paradiso e parlò con i sindacati. Subito si riaprì la vertenza sul contratto degli angeli, che si trascinava da un'eternità. 3) Il ministro Gaspari andò in purgatorio e tenne un'assemblea: «Non dovete preoccuparvi, abbiamo tutto il tempo per studiare l'utilizzo successivo dell'a-

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