Black-out per i giornali di Tito Sansa

Black-out per i giornali In altre missioni era stato permesso rimbarco dei cronisti Black-out per i giornali Sulle unità americane, inglesi e francesi l'informazione è rappresentata con inviati sorteggiati - La Difesa ha giustificato il divieto con la mancanza di spazio: c'erano cento domande 9v .asisnlo'Hi .«ns:i:jrrnr3rj I roma — Non ci sono dunque occhi e o ree eh i indiscreti di giornalisti a bordo delle navi italiane partite ieri per il Golfo. Le proteste (invero tiepide) di una parte della stampa in nome dell'opinione pubblica che ha il diritto di essere informata non sono servite a nulla, il ministero della Difesa è stato Irremovibile. Durante la lunga navigazione attraverso il Mediterraneo, il Mar Rosso e l'Oceano Indiano, nessuno potrà descrìvere agli italiani la vita a bordo, l'attesa, forse la noia del 1200 uomini imbarcati su una parte di «suolo d'Italia-. E se dovessero accadere contrattempi come quelli che bloccarono due traghetti, il ■ Grado- in alto mare e il «Caorle» a Beirut al tempi della prima spedizione nel Libano, nel 1982, non ci saranno scomodi testimoni Non sono motivi di sicurezza (come nell'agosto 1984, quando i giornalisti non poterono imbarcarsi sui cacciamine impegnati nel Mar Rosso, ma dovettero accontentarsi di una breve visita all'attracco di Suez), a indurre il ministero della Difesa a escludere 1 giornalisti. Stavolta il rifiuto è dettato da •motivi di ricettività, delle navi, dice un portavoce del ministero. Le richieste di imbarco sono cosi numerose (pare un centinaio) che, per non discriminare nessuno, si è detto di no a tutti. Il portavoce assicura comunque che non appena le navi saranno giunte In zona di operazione (cioè ai primi di ottobre) «é previsto che un certo numero • di giornalisti verrà trasportato a turno mediante elicotteri a bordo delle navi per un periodo ritenuto utile per la raccolta di informazioni'. SI parla di alcune ore, non di alcuni giorni, come una seria informazione richiederebbe per vivere e descrivere la vita dei nostri marinai. Al ministero della Difesa é stato fatto osservare che è nella tradizione italiane e internazionale di consentire al giornalisti di seguire per conto dell'opinione pubblica le operazioni della Marina. Viene ricordato che decine di giornalisti furono imbarcati in guerra e, piti recentemente, che poterono seguire l'operazione di salvataggio del boat people al largo del Vietnam, lo sminamento attorno al Sinai e la spedizione navale verso il Libano. Per "quel che riguarda-le Marine di altri Paesi impegnati nel Golfo, sono esemplari le corrispondenze giornalistiche da bordo di navi da guerra americane, inglesi e francesi. NegU Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Francia l'opinione pubblica è informata giorno per giorno di quanto avviene oltre lo Stretto di Hormuz. Al problema della 'ricettività' delle navi addotto dal nostro ministero della Difesa la flotta americana ha ovviato con il sistema del pool di giornalisti che lavorano per tutti. Sono di solito cinque estratti a sorte (per le agenzie, le radio, le televisioni, i grandi giornali i piccoli giornali). I diversi pool si avvicendano di tempo in tempo, e l'opinione pubblica è continuamente informata. Oli inglesi addirittura imbarcano i giornalisti fin dalla partenza. Lo fecero già all'epoca della guerra nelle Falkland, e gli inviati descrissero per un mese la lunga navigazione e i molti problemi degli equipaggi In quanto ai francesi hanno adottato un avvicendamento di inviati «a bordo», che partecipano per molti giorni -f-di-seguito- alle operazioni di scorta e sminamento nel Golfo. Nel block out per l'opinione pubblica, tra i Paesi che hanno deciso di inviare navi nel Golfo, a tenerci compagnia sono soltanto i belgi e gli olandesi Ai loro giornalisti che hanno chiesto di imbarcarsi, i governi dell'AJa e di Bruxelles hanno risposto come 11 governo italiano, che •non c'è posto». Poi eventualmente, per un breve periodo qualcuno potrà salire a bordo. Ma c'è una piccola differenza: olandesi e belgi non hanno esperienze recenti di operazioni marinare e le loro navi destinate al Golfo sono davvero piccine, due cacciamine da una parte, due dragamine e una nave appoggio dall'altra. Non una flotta, con un ammiraglio, come quella che manda l'Italia. Che pertanto è l'unica di una democrazia occidentale che naviga «al buio», senza incomodi testimoni. I lettori dei giornali e gli ascoltatori delle radio e delle televisioni dovranno accontentarsi di «veline» o di comunicati ministeriali. Tito Sansa