Good morning a te, cine-Babilonia di Alessandra Comazzi
Good morning a te, cine-Babilonia Good morning a te, cine-Babilonia Eun'altra estate è passata, piena di riedizioni, magari anche interessanti, ma sempre riedizioni. Pare proprio che in Italia non si riesca ad avere una programmazione cinematografica estiva decente: i locali chiudono, la gente se ne va e, quando resta, non ha certo una grande scelta. Dopo questo indolente periodo, la stagione si è dunque riaperta. Sono già in proiezione sugli schermi pellicole interessanti, però circolano soprattutto film minori o chicche destinati a pochi Dovrebbe essere imminente, comunque, l'arrivo delle produzioni di maggior interesse. Grandissima attesa, a esempio, per Good Morning Babilonia, l'ultimo lavoro dei fratelli Taviani, presentato a Cannes con successa un film italiano di molto prestigio. Si racconta dell'arrivo in California di due giovani abilissimi restauratori toscani, quelli che dicono, a uh americano che li sfotte: .Noi siamo i figli dei figli dei figli di Michelangelo e di Leonardo: e tu, chi sei?». Oli italiani in America devono comunque dimostrare quanto sono bravi, devono mantenere viva quella tradizione di arte come bellezza artigianale, di cui vanno fieri C'è il cinema, da quelle parti c'è il regista Oriffith, che ha appena visto Cabiria di Pastrone (Italia, sempre Italia) e gli pare che nessun film, ormai, possa esprimere nulla di più. Ma la crisi porta rinascita, e dalla crisi di Oriffith spunta còme un fiore Intolerance: saranno proprio i due fratèlli italiani a; entrare, con una collaborazione che è anche un simbolo, nella storia della pellicola e nel cuore del regista. Oli interpreti si adeguano esemplarmente agli ordini dei Tavia¬ VAB ni dai fratelli Vincent Spano a Joaquim de Almeida con le loro donne Greta Scacchi e Désirée Becker, ai veri protagonisti del confronto italoamericano: Antonimi, il padre, e Charles Dance, il regista Oriffith. Grande attesa autunnale per un altro film italiano che fu presentato a Cannes fuori concorso: Intervista di Fellini che ha vinto il festival di Mosca, che gira il mondo tra polemiche distributive, che tanto fa discutere prima ancora di essere vistò, qui da noi S'immagina che una troupe televisiva giapponese incontri Fellini per sapere: come ha cominciato, come ha incontrato Cinecittà, che cos'è diventata per lui la fabbrica del cinema e dei sogni E Fellini ripercorre alcune Una scena di «Qualcosa di travolgente», il folle film di Deraroe tappe della sua autobiografia immaginaria: lui giovane giovane e con un bel foruncolo sotto il naso sul tram che va a Cinecittà, lui che incontra il Grande Regista di allora e la Diva del regime, lui che ha i primi approcci con l'indolenza, lo spirito e l'aggressività dei set romani Poi l'incontro contemporaneo con Mastroianni vestito occasionalmente da Mandrake (sta girando uno spot pubblicitario), la visita ad Anita Ekberg, villa immersa nel verde e tanto amore per gli animali le immagini della Dolce vita sullo schermo di casa, Marcello e Anita giovani nostalgia, come eravamo belli, come eravamo bravi Poi ancora, le prove del film futuro, Amerika, da Kafka, la ricerca della luce giusta, i bagliori del crepuscolo. Piove, il set viene coperto con un gran tendone, l'atmosfera è da West. Arrivano: gli indiani scendono al galoppo dalle colline, le antenne della televisione come lance. Che colpo di cinema. Una chiusa positiva, infine, e la dice Fellini: «Mi hanno sempre chiesto un raggio di speranza nei miei film Proviamo a girarlo. Luci! ». Dopo due film italiani ne indichiamo un altro, questa volta americano, sempre interessante nella riapertura di stagione (uscita questa settimana a Torino, cinema Eliseo Grande, piazza Sabotino): diretto da Jonathan Damme, Qualcosa di travolgènte è stato uno dei lavori dell'86 più apprezzati dai critici Usa. L'inizio è da scatenata commedia americana Anni Trenta tipo Susanna: a mano a mano si trasforma in dramma per concludersi poi con i colori del giallo. Il regista, 43 anni ha al suo attivo lavori interessanti come Una volta ho incontrato un miliardario, Il segno degli Hannan, Stop Making Seme, il film-concerto dei Talking Heads. Qualcosa di travolgente racconta le disavventure in cui è coinvolto Jeff Daniels (La rosa purpurea del Cairo), yuppie squadratissimo, da quando viene praticamente rapito dall'avventuriera simpatica Melanie Oriffith (Omicidio a luci rosse). Il ritmo è frizzante, la sceneggiatura incalzante, la colonna sonora brillante, i protagonisti bravissimi (sono stati definiti la coppia Katharine Hepburn-Cary Grant Anni 80). Chi l'ha vista conferma il giudizio: una delle più belle pellicole americane della scorsa stagione. i Alessandra Comazzi
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