Com'è fatto un cimitero di scorie nucleari

Com'è fatto un cimitero di scorie nucleari Com'è fatto un cimitero di scorie nucleari LO smaltimento delle scorie radioattive è un argomento di estremo interesse sia scientifico sia ambientale. Il trattamento di questi materiali coinvolge buona parte della comunità internazionale: sono infatti più di una trentina 1 Paesi che ricorrono al nucleare per soddisfare parte del proprio fabbisogno energetico o che' hanno in corso programmi di ricerca in questo settore. Con scorie radioattive intendiamo quell'insieme di materiali prodottisi durante il funzionamento di un qualsiasi reattore o derivati da esperimenti di carattere nucleare. Questi residui sono costituiti prevalentemente da radionuclidi il cui tempo di dimezzamento medio oscilla tra 1 1000 ed i 10.000 anni. Alcuni di questi, tuttavia, hanno tempi di dimezzamento variabili tra alcuni milioni e centinaia di milioni di anni. Altri, come il Torio 232 e il Plutonio 238, costituenti in minima percentuale le cosiddette scorie transuraniche derivate da. esperimenti di tipo bellico, hanno una mezza-vita compresa fra i 4,5 e i 14 miliardi di anni! E' opportuno ricordare che con tempo di dimezzamento o mezza-vita di un radioisotopo si intende il lasso di tempo necessario affinché si dimezzi la concentrazione dell'elemento radioattivo in questione. Ciò avviene attraverso il fenomeno di decadimento che è accompagnato dall'emissione di particelle radioattive le quali, a loro volta, costituiscono la radiazione nucleare. I materiali radioattivi residuali devono quindi essere trattati opportunamente ed isolati dalla biosfera al fini di evitare l'insorgere di fenomeni di contaminazione. A livello internazionale la ricerca scientifica in questo campo e coordinata dall'Aceraia Internazionale ver l'Energia Atomica (IAEA) delle Nazioni Unite e dalla NEA (Agenzia per l'Energia nucleare) che fa capo all'OCSE. Ma la ricerca più avanzata in questo campo è gestita dagli Stati Uniti, che attraverso VAtomic Energy Commissione (AEC) ed il Dipartimento per l'Energia (DOE) stanno affrontando questi problemi da circa un trentennio. Recentemente si sta operando anche a livello europeo con una serie di programmi di ricerca intergovernativi alcuni del quali sono attualmente in corso presso il centro Comune di Ricerca di Ispra. Il processo di smaltimento delle scorie è assai complesso. In superficie si ha il trattamento e la «schermatura» del materiali radioattivi; questi vengono generalmente incapsulati in vetri di composizione borosilicatlca o in ceramiche speciali e, ' successivamente, licata a una macch ina volante ancora riposti in contenitori di acciaio inossidabile. L'insieme costituito dalle scorie trattate e dal contenitore viene chiamato pacchetto (package). L'isolamento delle scorie si ottiene per mezzo di impianti costruiti appositamente in rocce ritenute idonee ad ospitare questi materiali. Questi impianti sono costituiti da una serie di camere sotterranee messe in comunicazione tra loro per mez- NEW MEXICO m offre le migliori garanzie è 11 cosiddetto WIPP (Waste Isolation Pilot Plant) situato in rocce saline nel SudEst del Nuovo Messico. Quest'impianto, operativo dal 1974, è tuttora in fase sperimentale e comincerà quest'autunno a ospitare sistematicamente i residui radioattivi. Come accennato in precedenza, 1 contenitori di scorie vengono immessi in cavità cilindriche verticali con 10 10O 150 700 MI SCALE americano per scorie nucleari pareti solide (sleeves). L'intercapedine che separa quest'ultima dalla roccia viene riempita con dei minerali argillosi e degli agenti riducenti che hanno la funzione di inibire l'eventuale mobilizzazione di radionuclidi. La cavità viene poi sigillata, nella sua parte superiore, per mezzo di un consistente getto di cemento. Una delle fasi più delicate nella gestione delle scorie non pressurizzati). E' quindi più pratico e maneggevole ed è realizzato in tessuto Hyperlast, particolarmente adatto in quanto permette di volare con una temperatura interna al pallone di ben 120° C. n primo esemplare è stato acquistato da una agenzia pubblicitaria del Lussemburgo e ha effettuato i primi collaudi a gennaio du¬ no essere gli sviluppi radioattive è l'individuazione dei siti di smaltimento. Si tratta di determinare quali tipi di rocce risultino essere le più idonee. A tal fine si stanno eseguendo, da circa un ventennio, una serie di studi sulle caratteristiche geologiche, mineralogiche e geochimiche delle rocce che ospitano o sono destinate ad ospitare depositi di scorie radioattive. La condizione principale è che il luogo prescelto si trovi in una zona asismica e scarsamente popolata. Uno dei problemi più seri è la presenza di acque sotterranee. In particolari condizioni, queste sono in grado di interagire con 1 materiali radioattivi favorendo la mobilizzazione ed il trasporto dei radionuclidi i quali possono, eventualmente, riemergere in superficie contaminando la biosfera. I siti dovrebbero essere individuati tenendo conto di queste variabili in modo che, qualora avvenisse la mobilizzazione dei radioisotopi, questi potessero arrivare in superficie soltanto quando la maggior parte degli elementi radioattivi risulterà dimezzata. Le rocce più adatte allo smaltimento dei residui radioattivi sono quelle saline prodottesi in ambiente marino in seguito all'elevata evaporazione. Il salgemma, a cui si possono associare gesso e solfati vari, presenta una serie di proprietà fi¬ Caratteristiche tecniche ir R DP60: Lunghezza: 28 metri Altezza: 11 metri Peso dell'involucro: 146 kg Diametro: 13 metri Peso della navicella: 195 kg velocità: 15 km/ora rante il meeting internazionale di Chateau d'Oex. A tutt'oggi ha effettuato oltre 70 ore di volo senza inconvenienti. Il costo di un dirigibile di questo tipo si aggira intorno ai 70 milioni di lire. Per pilotarlo è necessario essere in possesso del brevetto di pilota da pallone libero e aver seguito un corso di almeno 5 ore di volo con un siche ecologicamente vantaggiose; tra queste l'estrema scarsità d'acqua e la bassa porosità e permeabilità del sale. I materiali salini hanno inoltre la capacità di autocementare in tempi brevi le fratture prodotte da eventuali terremoti. Altre rocce potenzialmente utilizzabili per lo smaltimento delle scorie sono i graniti, i basalti, 1 tufi vulcanici e le argille. Italia, Belgio e Inghilterra stanno studiando la possibilità di utilizzare queste ultime. Tra i progetti internazionali a lungo termine figura quello di smaltimento del residui radioattivi nei sedimenti dei fondali oceanici. Inoltre è stato anche proposto di inviare le scorie in orbita per mezzo dello Shuttle e di due razzi atti a trasferire i materiali radioattivi nell'orbita solare. In tal modo i residui potrebbero precipitare sulla stella ed essere assimilati da quest'ultima. Come conclusione, mi sembra opportuno citare alcune parole di Douglas G. Brookins, docente di Geochimica isotopica alla University of New Mexico e uno dei massimi esperti del campo: «Il management delle scorie radioattive è un incubo per 1 politici: ma per gli scienziati ci sono alcune soluzioni possibili ed esistono aree di ricerca su cui concentrare la futura, indispensabile, attività di studio»- Corrado Cigolini istruttore abilitato al pilotaggio dei dirigibili. Che si preveda uno sviluppo di questo tipo di aerostato è confermato dalla notizia che nel prossimo luglio si terrà in Lussemburgo il primo «Campionato mondiale per dirigibili ad aria calda», con prove di precisione di volo, precisione di navigazione e di velocità pura. Paolo Contegiacomo

Persone citate: Corrado Cigolini, Douglas G. Brookins, Paolo Contegiacomo, Waste Isolation Pilot Plant

Luoghi citati: Belgio, Comune Di Ricerca, Inghilterra, Ispra, Italia, Lussemburgo, Messico, New Mexico, Stati Uniti