Giocando imparo a leggere così gusto i romanzi dove si insegna a giocare di Giampaolo Dossena

8 8 Tutto libri Giochi e arte Tra alfabetieri, saggi, racconti, «ossimori nascosti» Giocando imparo a leggere così gusto i romanzi dove si insegna a giocare I rebus del canonico LE Edizioni Gruppo Abele (via Giolitti 21, 10123 Torino) pubblicano un libro di Francesco Tonucci intitolato A come Elefante, sottotitolo « Alfabetiere per bambini che non vogliono imparare a scrivere» (pagine 62, lire 14.000). Come vedete dalle illustrazioni che ornano questa pagina, si tratta di variazioni grafiche sulle forme delle 28 lettere maiuscole dell'alfabeto. Alcune sono spiritose, ma il grande merito sta nel fatto di avere considerato l'alfabeto latino-inglese di 26 lettere, e non quello cosiddetto «italiano» di 21 lettere che s'usa nelle scuole (dove giustamente tanti bambini non vogliono imparare a scrivere, fiutando qualche inganno). Irriverentemente accostiamo ad A come Elefante un altro libro recente, 5 come Cultura, di Massimo Piattelli Palmarini (Mondadori, pagine 295, lire 22.000). E' un libro sulla S(cienza) da non contrapporre ad altre attività dell'homo sapiens secondo la lamentela delle «due culture». Per quel che ci riguarda, Piattelli usa a volte la parola «gioco» nel senso elastico, che forse viene da Heidegger, in cui la usano (come metafore di altri, più alti pensieri che non i nostri) autori recentemente tradotti e segnalati, da Eugene Fink a Manfred Eigen e Ruthild Winkler, a James P. Corse. Ma (diversamente da questi «filosofi» di cui diffidiamo: se tutto è gioco, se tutto è arte, o tutto è dolore, tutti i gatti sono bigi e non si sa più cosa sia arte o dolore o gioco) Piattelli sa bene cosa sia La Malvarosa Editrice (via della Tribuna di Tot de' Specchi 18, 00186 Roma) pubblica un eccellente reprint, ovvero una anastatica, di un manuale di giochi, L'amico delle conversazioni, pubblicato nel 1878 a Modena dalla Tipografia Pontificia ed Arcivescovile della Immacolata Concezione. Sottotitolo: -Saggio di una raccolta di quattrocento e più giuochi piacevoli ed istruttivi con problemi e curiosità numeriche, sciarade, logogrifi, rebus, indovinelli, trattatelo e problemi di dama e scacco per servire di onesto ed utile passatempo - fatta dal Canonico P. Tosatti di Sorbara». Indagando a Sorbara (in comune di Asola? In comune di Bomporto?) si troveranno notizie sul canonico Tosatti? Almeno il nome di battesimo? Quanto al titolo, nessun dubbio: • Giuochi di conversaziane* era sinonimo di •giuochi di sala, o da salotto; giochi di società. Sono giochi ancora interessantissimi. Per esempio, Gl'indivisibili è quasi inedito; ve lo spiegheremo una di queste volte, se non riuscite a procurarvi il libro (pp. XXXII + 256 + 24 + 2 taw. imbavate, lire 7000, prezzo stracciatissimo). La prefazione di Ennio Peres ha anche una meritoria bibliografia. Quel che conta è cominciare. «gioco» e per esemplo descrive benissimo certi giochi che amava fare Italo Calvino. Già che ci slamo, parliamo di un gioco «con forti implicazioni filosofiche». Fabio Caputo (San Mauro Torinese) ha letto il romanzo Quattro pezzi di giada di Eric Van Lustbader (Rizzoli, pagine 712, lire 25.000) e ci scrive per sapere qualcosa di più sul gioco cinese chiamato wel qi di cui il romanzo parla insistentemente — e il •glossario» che chiude il romanzo definisce appunto il wel qi «gioco con forti implicazioni filosofiche». □ nostro lettore si interessa di arti marziali, di zen, di filosofie orientali, e si è fatto l'idea che il wel qi possa essere un tassello importante, in questo puzzle. Abbiamo cominciato col leggere Quattro pezzi di giada e non ci è piaciuto gran che. Sul wel qi o wel chi ci sarebbero tante cose da dire. Intanto, questo gioco cinese è meglio noto nel mondo col suo nome giapponese, che è go. Il go è sommariamente descritto nel più diffusi trattati sul giochi di tavoliere. Chi lo sa giocare dice che il go sta agli scacchi come la metafisica sta alla computisteria. Dice che gli scacchi simulano una guerra mentre il go simula una guerriglia. Gli scacchi contrappongono eserciti gerarchicamente ordinati, e nello scontro frontale tendono alla eliminazione fisica dell'avversarlo, mentre nel go una pedina vale l'altra e quel che conta è il controllo del territorio. Sentite che bel discorsi? CI vengono bene perché 11 abbiamo già sentiti tante volte. Un lettore di Cremona, Franco Flameni, ci ha segnalato un libro di Gilles 'Deleuze e Felix Guattari (bella roba!), titolo Capi talisme et schizophrénie, sottotitolo Mille plateaux, Les Editions de Mlnuit, Parigi 1980, dove un capitolo si Intitola «trattato di nomadologia», e si parla del go, dicendo per esempio che gli scacchi codificano e decodificano lo spazio mentre il go territorializza e deterritorializza lo spazio.» Che parole squisite! E se uno vuole Imparare a giocare a go? Che indirizzo suggerire a Fabio Caputo? Provi a scrivere alla «Sezione go» del vecchio glorioso Circolo filologico, via Clerici 10, 20121 Milano. A Milano qualche decina di giocatori di go si trova, altrove non si sa. Nel Senese, forse... Se qualcosa cominciasse a bollire in pentola, scriveteci, vi faremo ben volentieri un po' di pubblicità Se questa rubrica dopo tanti anni aiutasse almeno due persone a trovarsi per giocare a go, ci saremo guadagnati il posto a cui aspiriamo, in un qualche Paradiso dell'Estremo Oriente. Devono essere tra 1 Paradisi migliori Nel frattempo, in attesa che suoni la campana, altri lettori ingannano l'at¬ tesa giocando agli «ossimori nascosti». Pier Antonio Parisotto (Schio) mette Insieme un bel teatrino di assurdità: gamberi contestati, signora grassa, nibelunghi accorti, sadici psicanalisi, abusati tiranni, donna goffa, verifica penetrante (gambe/testa, ignora/sa, lunghi/corti, Dc/Psl, Usa/Iran, on/off eccetera). Tre notevoli «ossimori doppi»: postino assillante (post+no/sl+ante), vangeli standardizzati (van+gell/ stan+ardl), quartieri di Manila (qua+ieri/Manila+là: in verbis coniunctU\). Giuliano Giunchi (Milano) ha elaborato la griglia delle possibilità: se chiamiamo S la fetta di parola significativa agli effetti dell'ossimoro e x la fetta o le fette residue, s-x, x-8, x-S-x, abbiamo 9 casi, per ciascuno del quali Giuliano Giunchi ha trovato esempi eccellenti. Ve li diremo un'altra volta. Oggi ci preme riportare questa annotazione di Giuliano Giunchi: •I due termini dell'ossimoro possono trovarsi all'interno di una stessa parola; in questo caso le combinazioni possibili sono 7, come per esempio, con "qui" e "11", in liquidi, quintali, deliqui, equinoziali, aquilino, quisquilie, soliloquio. Esiste un ottavo caso: parole a struttura 8-8 come «ino, stava, vasta, foratura: Infine Giuliano Giunchi segnala una sequenza di 8 parole ottenibili per decapitazioni successive: nefelidi, efèlidi, felidi, elidi, lidi, idi, di, i. Forse è un rècord. Giampaolo Dossena STAGE DI SCRITTURA CREATI. VA (Poetica, narrativa, teatrale, cinematografica). Collabora Cappelli Editore. Istituto «La Nuova Eloisa» Via del Cane 5 - 40124 Bologna teletono 051 226.812