L'ultimo Saul Bellow estro e crepacuore

L'ultimo Saul Bellow estro e crepacuore L'ultimo Saul Bellow estro e crepacuore Un durante il nazismo Saul Bellow in una caricatura di Levine (Copyright NT. Revtew ai Boote Opera Mundi e per nulla .La Stempa>) fresca e bellissima MatUda Layamon, figlia di un ambizioso dottore dai molti agganci neUa politica. Poco dopo le nozze costui in combutta con lei tenta di costringere il pacifico studioso a minacciare un proprio zio imbroglione, che anni prima lo truffò acquistandogli per centinaia di migliaia di dollari un terreno subito dopo valutato milioni. Inizialmente lo zio Benn non sarebbe contrario a recu¬ stesso in un primo tempo di solito ingenuamente incoraggia. Infatti Benn è parzialmente governato da una sensualità deUa quale ogni tanto si sforza di venire a capo, anche tramite lunghi colloquiconfessione col nipote. Appena sfuggito ai progetti matrimoniali di una aggressiva signora dell'alta società, mediante un viaggio fuori programma in .Giappone, lo zio Benn soc: : combe alle-1 grazie della neth costituiscono solo U sottofondo al tema principale della narrazione, che si impernia sul ritratto di Benn Grader, zio e grande confidente di Kenneth. Questi è un botanico di fama mondiale, e trascorre gran parte della sua esistenza in spedizioni ai quattro angoli del globo; ma quando è in patria, ossia neUa sua nicchia universitaria, finisce spesso vittima delle brame ,di. femmine golose, che egli perare il maltolto. Ma poi affinità ancestrali riemergono, e quando improvvisamente U vecchio congiunto lestofante muore di Infarto, Benn sopraffatto dal rimorso trova nell'episodio la forza per tagliare ancora una volta la corda. DI che cosa ha voluto parlare BeUow? n titolo, che significa «Ne muoiono più di crepacuore», allude a una frase pronunciata dal botanico, secondo il quale nel mondo moderno solitudine e carenze affettive mietono più vittime deUe radiazioni nucleari. Attraverso tante stravaganze, dunque, i personaggi di questo curioso romanzo cercano una base stabile suUa quale appoggiare la propria qualità di déracinés; e delusi dall'eros, finiscono in mancanza di megUo per aggrapparsi a forse incongrue solidarietà familiari. L'America descritta è, come di consueto in Bellow, un luogo di assurdità, grottescamente divertenti: si prenda per esempio, al centro del libro, l'inattesa e minuziosa descrizione deUa revisione di un processo per stupro, in cui sei anni dopo i fatti la vittima si rimangia tutto e proclama l'innocenza del suo presunto carnefice. In aula vengono portate gigantografie deUe mutandine a suo tempo indossate dalla fanciulla violata, gelosamente conservate da allora fra i reperti, e 1 periti pronunciano dotte dissertazioni suUa presenza o meno di spermatozoi nel tessuto (tutto ciò sembra meno folle a chi ha modo di guardare, ogni tanto, la televisione americana dove dibattiti di questo tipo sono tutt'altro che infrequenti). L'impatto con una so'1 cista disgregata come que¬ sta non poteva non colpire rovinosamente anche 1 nuclei tribali degli antichi emigranti, molti dei quali appaiono almeno dall'esterno altrettanto balzani degli indigeni. Ma al momento della verità gU ebrei di BeUow riscoprono una parvenza di identità comune, e se ne fanno un'arma di difesa. Questo messaggio viene recapitato in modo tortuosissimo. Oltre a divergere incessantemente, non senza indulgere a ripetizioni (più volte si ha l'impressione di stare rileggendo la stessa pagina), BeUow fa sviscerare da zio e nipote U problema dell'amore uomo-donna con capziosità degne di Henry James, condite da quegU ironici richiami alla cultura o pseudocultura popolare contemporanea, che 1 suoi affezionati ben conoscono. Cosi qui si parla a lungo di una vignetta di Charles Addams, e vengono discussi 1 film L'amico americano di Wim Wenders e Psycho di Hitchcock — quest'ultimo addirittura rivela allo zio Benn U motivo deUo strano disagio che la propria sposa ogni tanto gU comunica: con le sue spalle larghe eUa assomiglia infatti a Tony Perklns travestito da donna. E non manca U namedropping. MatUda conosce Margherite Duras; dello zio Benn, che non è mai descrìtto fisicamente, ci viene detto più volte che assomiglia al pianista Sviatoslav Richter. Infine, e anche questa non è una novità, gerghi, parole di moda eccetera sono orecchiati magistralmente, per quanto possa lasciare perplessi, Bellow si conferma un signore deUa lingua, e non invidio proprio U compito del suo traduttore, ten) Màsoilno d'Amico Mario Luzi ci parla dell'atletica FRANCOFORTE — Quale fu l'atteggiamento della stampa tedesca sotto il nazismo? A questo interrogativo fornisce una risposta, seppure limitata ad un unico quotidiano, il giornalista Gùnter Gillesseii con il suo libro Auf verlorenem Posten (Una battaglia perduta), uscito in questi giorni presso l'editore Sledler di Berlino. Si tratta di un'accurata indagine sulle vicende di una tra le più importanti testate dell'epoca, la Frankfurter Zeitung, dalle cui ceneri nacque nell'immediato dopoguerra la Frankfurter AUgemelne Zeitung. Fondato nel 1856 dall'ebreo Leopold Sonnemann, che aveva partecipato attivamente ai moti rivoluzionari del '48, il giornale si distinse sempre per la sua linea liberale, di indipendenza dal potere politico e, negli Anni Venti, ebbe collaboratori di prestigio quali Max Weber, Joseph Roth e Walter Benjamin; durante il nazismo conobbe il periodo più difficile della sua storia, riuscendo a sopravvivere fino all'estate del '43, quando fu chiuso per volere di Hitler. Nel ripercorrere l'ultima tappa di questo viaggio, l'autore mette l'accento sulla costante fedeltà della Frankfurter al proprio stile giornalistico limpido e rigoroso, impermeabile all'esaltata retorica di regime; sfuma invece, quando addirittura non tace, gli squallidi compromessi e i dolorosi cedimenti sulla linea politica, di cui il giornale si rese responsabile: un atteggiamento troppo indulgente, come gli rimprovera sulle colonne del settimanale Der Splegel lo storico Martin Broszart, per il quale la vicenda della Frankfurter, lungi dall'essere un'eroica battaglia, incarna, in tutta la sua ambiguità, ilo splendore e la miseria dell'elite intellettuale borghese nella Germania del Terzo Reich».

Luoghi citati: America, Berlino, Germania, Giappone