Quei piccoli misteri nelle grandi case di Elizabeth Bowen

La riscoperta di una scrittrice irlandese La riscoperta di una scrittrice irlandese Quei piccoli misteri nelle grandi case di Elizabeth Bowen timo settembre, scritto nel 1929, e ristampato oggi per i tipi della Tartaruga. Doo molti anni di silenzio, e diciamo pure di calo di interesse, in parte dovuto, forse, a istanze femministe che non si riconoscevano in Elizabeth Bowen, c'è oggi, da noi, un recupero della scrittrice: anche la Essedue edizioni ha pubblicato, l'anno passato, alcuni dei suoi racconti (fra i quali, il famoso Demone amante;, nel libretto E' morta Mabelle, forte di una riuscita selezione e delle ottime introduzioni di Benedetta Bini e Maria Stella. Elizabeth Bowen, morta nel 1973, era nata nel 1899 in una casa georgiana di Dublino, ereditiera, per curiose deviazioni ereditarie non molto dissimili da quelle sofferte da Vita Sackville-West, in una big house, Bowen's Court, nella contea di Cork. All'età di sette anni, quando il padre soffri di un esaurimento nervoso, forse causato dalla mancanza di un erede maschio, essa si trasferì in Inghilterra e II rimase, a studiare e a vìvere, anche dopo la morte della madre, seguendo così un destino che la divideva da tutti i Bowen di tradizione irlandese. Dopo la Prima Guerra Mondiale sposò Alan C. Cameron e non tornò ad abitare Bowen fino al 1952, proprio l'anno in cui le morì il marito. Sette anni dopo, fu costretta, per ragioni economiche, a vendere la casa, e nel 1963 Bowen's Court fu rasa al suolo. Come Bowen's Court anche Danielstovm, là dove arrivano i Naylor in quel giorno di settembre del 1920, è una big house, cioè una di quelle dimore tìpiche dell'Irlanda che, in realtà, come ebbe a scrivere la Bowen in un libro fondamentale di ricordi. Collected Impresslons, non sono poi più grandi delle case inglesi, e in Inghilterra sarebbero semplicemente chiamate case di campagna, ma si distinguono per una qualità di isolamento che sfiora il mistero. «Ogni casa», dice la Bowen, «sembra vivere sotto 11 suo incanto, ed è l'Incanto ad avviluppare il visitatore non appena varchi il cancello». Nella Danielstovm dell'Ultimo settembre accade ben poco o al¬ Seducente romanzo di Letizia Fortini ESILIO e morte di Robert Fox Lambert di Letìzia Fortini ha la bellezza dell'opera af■yutì .ferrata di getto anche se le sve-raaicieo■minciano lontano fin twiprimt libridella Farti- ■ ni. Bobbte Fox Lambert, ex ufficiale delle guardie reali britanniche, ha deciso di vivere In una specie di volontario esilio in Sicilia. Ha allevato e poi adottato un ragazzetto siciliano, Vito, viziato e mai domato che provoca Invidie e gelosie presso la gente locale e quella straniera che frequenta Bobbio, aristocratici o snob. Il romanzo è imperniato sugli ultimi giorni di vita dt Bobbte ormai Invecchiato, Intorno al quale si intreccia un crudele intrigo che mira a togliere a Vito l'eredità. Per Interdire Bobbte, il console Inglese a Messina chiama dall'Inghilterra il parente più prossimo dell'ex ufficiale, il cugino Robert Dolan, che sbarca in Sicilia e viene investito da una situazione ed una civiltà che lo sgomenta e lo inquieta. Anziché stupirsi della vita dt quel parente, Robert Dolan finisce non solo per comprenderlo ma resta a sua volta ammaliato da quel mondo così diverso dal proprio. Lascia la Sicilia giusto prima di farsi Inesorabilmente coinvolgere e si disinteressa dell'eredità, che neppure il dolce-crudele giovane Vito può godersi perché viene ucciso in un agguato. La trama è in parte di repertorio: l'inglese aristocratico nel Sud negli anni in cui Inglesi e tedeschi si facevano ammollare dal demone me- untuiv meno ben poco di palpabile, ma gli abitanti della casa devono fare i conti con il conflitto tra i partigiani irlandesi, cioè gli «uomini in impermeabile» e le truppe inglesi di guarnigione, e tutto avviene proprio aldilà della cinta della proprietà. Le partite di tennis, i pranzi, gli arrivi di altri ospiti, la cordialità apparente verso i tenenti inglesi fanno parte del tentativo di normalizzare quella stranezza che è la guerra, ma che è anche l'amore e, in ultima istanza, per questi personaggi così repressi, così scarsamente comunicativi, è la vita stessa. Guerra e amore, però.non si fanno lasciar fuori dal cancelli e, penetrando nella silenziosa dimora, condizionano, in modo sottile e misterioso, esistenze che continueranno, nonostante tutto, a volersi considerare normali. Permangono, dunque, gli interrogativi, fatti di repertorio narrativo (Glde, Lawrence, Foster, Maugham ecc...) la metafora proposta era quella dell'attraziorie-repultìione non tra due cùìtu- ' rema tra -natura' da lina parte (mediterranea) e cultura dall'altra (nordica). Quasi una specie di incontro-scontro tra buon selvaggio e civiltà. Questi autori immaginavano d'esser sedotti dalla natura semplice e libera di quel ragazzi o ragazze ma dt divenirne maestri e Pigmaltont senza avvedersi che l'acculturazione andava In senso opposto, cioè dal ragazzi a loro. Non si rendevano conto che il sorridente e cupo ragazzo del Sud, l'enigmatico Kouros, bello come un Idolo, è di fatto un Idolo, perché simbolo di quella parte di noi che vuole conoscere t misteri, i misteri di noi stessi. L'apparizione dt Vito nell'esistenza di Bobbie è l'epifania devastante ma iniziatica proprio al misteri di sé. Il «kouros» Vito altro non è che il messaggero-guida-iniziatica dal piede alato e il caduceo che •conduce: Questa azzeccata intuizione della Fortini è espressa con la leggerezza e naturalezza possibili soltanto alla maturità di un narratore. Dopo tre libri di poesie e quattro romanzi che meriterebbero d'essere più noti, la Fortini rivela a mio avviso un sicuro talento al quale manca semmai certa protervia narcisistica e autoaffermativa di moda presso taluni nuovi narratori di oggi. Lmana Cavani Lettela Fortini, .Esilio e morte di Robert Fox Lambert» Vallecchi, 115 pagine, 13.000 lire. .Mi ot (risia u

Luoghi citati: Dublino, Inghilterra, Irlanda, Messina, Sicilia, Vito