Venne la guerra e travolse il fragile Umberto

L'ultimo dei Savoia visto da Artieri L'ultimo dei Savoia visto da Artieri Venne la guerra e travolse il fragile Umberto Bergman tutti i volti La vita di Ingrid Bergman, la sua carriera artistica, Hollywood, il primo matrimonio, l'incontro con Roberto Rosselllni, la stagione italiana, i figli e i successi della maturità sono rievocati da Lawrence J. Quirk in una monografia sull'attrice svedese appena uscita nella collana .Stelle Filanti., di Gremese. Il volume («Ingrid Bergman», pp. 136. L. 20.000) si apre con interventi di Grazzini, Kezich, Nasclmbeni, Rondi e Roversi. Alla biografia segue una rassegna completa dei film, delle commedie e delle interpretazioni televisive della Bergman, con fotografie, dati e una serie di giudizi della critica per ciascuna opera. IL 7 giugno '46 il leader monarchico Selvaggi presentò ricorso in Cassazione contro i risultati del referendum istituzionale che avevano dato vittoria alla repubblica con uno scarto di due milioni c SS96 voti sulla monarchia. Selvaggi sosteneva die la cifra non era valida perché non si era tenuto conto delle schede Manette o nulle e questo malgrado l'art. 2 del decreto luogotenenziale prescrivesse che la maggioranza doveva essere formata dalla metà più uno «degli elettori votanti». Romita, ministro dell'Interno, replicò che il decreto citalo da Selvaggi stabiliva, all'art. 17, che la Cassazione doveva procedere soltanto «alla somma dei voli attribuiti alla repubblica e quelli alla monarchia in tutti i collegi» e quindi «proclamare I risultati del referendum» e cosi era avvenuto. Ma se il ricorso di Selvaggi fosse stato accollo il vantaggio della repubblica sarebbe sceso da due milioni di voti a 500.000. se non a 200.000, e in tal caso — divenuto cosi esiguo lo scarto — si sarebbero aperte nuove prospettive anche perché non avevano votato gli italiani di Trieste e della Venezia Giulia, né le migliaia di ex prigionieri di guerra non ancora rimpatriali. Sul tema del trapasso costituzionale si incentra questa nuova e felice fatica di Artieri, classe 1904 (ma lui non bada agli anni, e nelle note personali cita Pirandello: -La vita o si vive o si scrive-) che è la più documentata e ricca biografia di Umberto li ma, soprattutto, il grande affresco di un periodo eccezionale di storia patria. Comunque, dice Artieri — riferendo una delle tante confidenze e dichiarazioni raccolte in 37 anni di frequentazione dell'ex re — se Umberto II avesse vinto il referendum avrebbe mantenuto in vigore lo Statuto albertino, creato una Corte Costituzionale e compiuto le necessarie riforme, prima fra tutte quella del Senato. Con cautela, perché non s'allentassero i vincoli con lo Stato, avrebbe concesso le autonomie regionali. In più, avrebbe voluto che l'Italia partecipasse, a una superpotenza Europa in grado di inserirsi con autorevolezza fra Stati Uniti e Urss. In politica interna, probabilmente, non sarebbe slato contrario all'immissione dei socialisti nel governo, e pensava a Nennl e a Saragat. La vita di Umberto ha luce e spessore proprio nel '46, in questo mese di regno che gli varrà l'ironico appellativo di .re di maggio-, quando cioè riceve dalla sua Casa la pesantissima eredita di un disastroso ventennio politico che va dall'appoggio dato al fascismo allo Statuto rinnegato, dall'alleanza con Hitler alla sconfitta militare, alla fuga di settembre. Prima, la sua è soltanto la vita del -prince charmant-, colto, simpatico, mondano, amato da belle donne, conteso fra le corti, vagamente-Uberai-e che non vede di buon oc-' chio il fascismo; però soffocato — anche SE tutti i veterinari avessero la vocazione della loro professione cosi come ce l'ha David Taylor, l'autore del volume Avanti il panda! Memorie di un «medico degli animali selvaggi», edito da Bonzo gno, gli animali saprebbero di poter contare su un certo numero di amici sicuri. Amici disposti a qualunque sacrificio pur di guarirli dalle malattie e garantir loro un'esistenza degna di tale nome. Il discorso si riferisce a' tutti quelli che sono stati pazienti di Taylor, capre, vacche, maiali in passato, quando ancora 11 veterinario si dedicava al bestiame domestico, ghepardi, giraffe, delfini, armadilU, panda o balene dacché egli ha optato per 1 selvaggi. Se vlen chiamato per un panda che ha l'ulcera gastrica o per un armadlllo che si è Umberto 11 perché si vuol lasciar soffocare — da un padre gretto e bigio che gli nega spazio impedendogli di partecipare alla gestione del potere e gli impone la duplice ferrea disciplina di capo della Casa e dello Stato (è Vittorio Emanuele a scegliergli la moglie, è Vittorio Emanuele a impedirgli di mettersi a capo della resistenza anlitcdcsca). Salito al trono nell'attesa che l'Italia decida col voto fra monarchia e repubblica Umberto dimostra, secondo Artieri, che, se continuerà a regnare, il Paese avrà un re democratico, aperto alle innovazioni e alle Istanze sociali anche se ancora discretamente digiuno dell'arte di governare (quando Artieri gli chiede come mai, nel dicembre '45, accettò un governo in cui un filorepubblicano come Romita era ministro dell'Interno, l'ex re risponde: «Volevo far presto perché l'Italia potesse partecipare agli aiuti economici america-, ni per i Paesi vinti»;. Ma la crisi iniziata due anni prima, attraverso la richiesta dei partiti di una consultazione popolare, a guerra finita, col compito di scegliere la forma di governo e la nuova Costituzione dello Stato, è ormai inarrestabile e travolge l'istituto monarchico, rinfocolata dall'ansia di ricostruire moralmente l'Italia e di cacciare per sempre gli spettri delle dittature e di nuovi conflitti mondiali. L'abdicazione «in extremis- di Vittorio Emanuele, per dare l'immagine che Umberto sul trono significhi il definitivo taglio col passato non è sufficiente e forse aveva avuto ragione De Nicola quando, nella primavera del '44, per convincere quel vecchio sovrano a farsi da parte, gli aveva detto crudamente: «Maestà, quando I re perdono le guerre devono andarsene*- Giuseppe Mayda Giovanni Artieri: «Umberto li e la crisi della monarchia», Mondadori, 802 pagine, 30.000 lire. Le scienze della lingua Quando da una scienza si prendono modelli metodologici e teorici per applicarli ad altre scienze, oltre a proficui scambi, si verificano quasi sempre aspre polemiche. Dieci, quindici anni fa la linguistica suscitò tali polemiche; ora le acque si sono calmate e il libro Intorno alla linguistica, a cura di Cesare Segre (Feltrinelli, pp. 342, L. 22.000) ci offre, redatto da italiani per un pubblico Italiano, un bilancio sui rapporti della linguistica con le scienze affini. Sono dodici contributi scritti da noti specialisti. Sei trattano gli sviluppi della disciplina (Nencioni), llmportanea della compresenza di studio diacronico e sincronico delle lingue (Ramat) e di settori e scuole, quali lo strutturalismo, il generativiamo, la pragmatica e la socioltnguistica, affida-te rispettivamente a Lepschy, Cinque, Conte e Giocatone Ramat OH altri sei saggi riguardano t rapporti fra la linguistica e scienze che le stanno «intorno», (c. m.) r ' Fernand Léger. ' «Disegno di Charik Chaplin» (1920)

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