All'Olimpico prezzi alle stelle

All'Olimpico prezzi alle stelle All'Olimpico prezzi alle stelle Manilla e Briaschi, mai un acuto di FRANCESCO LA SPINA AREZZO — Gigi Simoni vince la sua prima battaglia. Non quella del campo, naturalmente, visto il punteggio (0-0), bensì quella contro coloro i quali avevano storto il naso di fronte alla «rivoluzione di settembre* che il tecnico è riuscito a ottenere dal presidente Spinelli. «In tutto il ciclo della Coppa Italia mai una volta che un centrocampista sia andato al tiro — aveva rilevato in settimana l'allenatore —; Di Carlo, vedrete, saprà inquadrare la porta». E la mezz'ala arrivata dalla Roma ha mantenuto le promesse: specie nel primo tempo, il suo gioco di prima, il suo essere protagonista (talvolta esagerando) sulle punizioni, la sua prontezza nel concludere a rete, ha fatto ben presto dimenticare ai molti tifosi che hanno affrontato la trasferta il ricordo del Beniamino Domini. -Ho accettato di perdere Cervone — aveva aggiunto Simoni — ma con Gregori ho ottenuto l'unico portiere disponibile al suo livello: E il n. 1, vice di Gatta nella nazionale under 23, ha sfoderato almeno tre interventi decisivi. I problemi di Simoni, semmai, stanno altrove: e la partita di Arezzo, comunque condotta con intelligenza dalla squadra, disposta ottimamente in campo e deter¬ minata neiramministrare il risultato, in una giornata in cui l'afa era opprimente, ha messo in evidenza i due principali: sistemare definitivamente l'assetto difensivo (sarà l'ormai classica questione del salto di categoria, ma da Caricola certe pause e certe incertezze non si possono accettare) e trovare sbocchi offensivi. Nell'arco dei 90 minuti, infatti, le punte di ruolo del Genoa hanno latitato e il portiere Facciuolo (che ha dimostrato di aver recupera¬ to pienamente dopo l'Infortunio che l'aveva costretto a saltare l'intera Coppa Italia) ha tremato una sola volta, su punizione battuta da Manilla. n quale Manilla ha ancora una volta tradito le attese di Simoni, perdendo troppo spesso l'attimo buono per la conclusione o l'assist vincente e, talvolta, imbambolandosi. Il copione della gara è stato rispettato, con l'Arezzo subito in avariti, capace di mettere alle corde nel primi 10' l'avversario, e il Genoa che, col passare del tempo, ha preso le misure, arrivando ad avere, in mano, nel finale, le redini del gioco. E quest'ultimo dato (Arezzo scoppiato, Genoa frizzante ma sprecone, nella fase conclusiva della gara) testimonia, a favore dei rossoblu, un'invidiabile condizione atletica. Il Genoa, però, s'è amministrato, preferendo, talvolta, rallentare il gioco per non esporsi alle folate dell'Arezzo, protagonisti un vivacissi- mo Nappi (su cui Caricola ha perso troppi duelli), un testardo Tovalieri, l'irriducibile cursore Allievi, il sempre concreto Destefanis. Di pericoli veri, comunque, Gregori ne ha corsi solo quattro: al T con una deviazione di testa di Mangoni smanacciata oltre la traversa, al 17' con una sciabolata di Allievi parata a terra, al 30' con una deviazione in corner su conclusione di Nappi, e al 43' con un doppio -intervento ancora sull'ala sinistra dell'Arezzo. Ha ragione Simoni, comunque, a chiedere a Spinelli un ulteriore sacrificio: un regista potrà sicuramente evitare a Briaschi e Manilla di andare a cercare palloni nelle retrovie e poi finire invischiati nelle maglie delle difese avversarie. L'Arezzo, infatti, crollato fisicamente nel finale, con una maggior freddezza poteva essere messo ko. L'immagine dell'occasione buttata al vento l'ha data Caricola, il quale, all'80', su uscita a vuoto di Facciuolo, di testa, a porta vuota, ha mandato incredibilmente fuori. In rete, disperato, è invece finito l'ex juventino. La squadra di Bolchi non è dispiaciuta: solida in difesa, organizzata a centrocampo, vivace in attacco, risolti i problemi di condizione atletica deficitaria, potrà dare molte soddisfazioni ai suoi tifosi. di MARIO BIANCHINI ROMA — Una Sambenedettese costruita in economia, travagliata all'interno da una protesta dei giocatori che sabato hanno rifiutato di allenarsi a causa della riduzione del premio salvezza, è stata superata abbastanza agevolmente dalia Lazio che figura fra le candidate alla promozione in serie A. Tuttavia la formazione romana solo a tratti ha dato l'impressione di esprimere un gioco in linea con il ruolo assegnatole dal pronostico e a soddisfare quei tifosi che avevano pagato ben 100 mila lire un posto in tribuna d'onore. Un'assurda esagerazione per un incontro di serie B. All'inizio della gara, giocata in un caldo torrido, la Lazio ha stentato parecchio nella costruzione di una manovra più razionale. Il gioco si ammucchiava al centro, non trovando il necessario respiro sulle fasce. Muro, ma soprattutto Piscedda, impeccabile nelle sortite in avanti, tentavano inutilmente di mettere ordine all'offensiva biancoceleste che non riusciva a crearsi i varchi nelle maglie della difesa ospite, bene organizzata e assai efficace sul piano agonistico in cui spiccava la buona vena di Bronzini. La formazione di Domenghini tentava di ribattere cercando la strada del con- Mercoledì i bergamaschi in Galles per 1 iiSr Roma. Monelli trasforma un rigore: è la prima rete laziale Savino che cadeva in area. Il fallo non è sembrato, molto chiaro. Il tiro dal dischetto era affidato a Monelli, che centrava con un precìso rasoterra il bersaglio. H vantaggio consentiva alla Lazio di giostrare con maggiore tranquillità. La Sambenedettese replicava con un forte tiro su punizione scagliato da Bronzini e parato con una certa difficoltà da Martina. Ma ormai i biancolesti apparivano seriamente decisi a far valere il loro superiore potenziale tecnico. A cinque minuti dalla fine del tempo, aveva successo il pressing del romani. Savino rubava la palla sulla tre qua tri del campo ad un avversario che aveva sbagliato la respinta, passava a Muro il quale girava al volo verso Pin. Il centrocampista biancoceleste aggirava il portiere Ferron e depositava in tutta comodità la sfera nella porta rimasta sguarnita. Nella ripresa la Lazio si limitava a controllare la reazione avversaria guidata caparbiamente dal nuovo acquisto Luperto a cui si affiancavano Ginelli, Galassi e il solito Bronzino. Al 61' U centravanti marchigiano, in azione di contropiede, si è trovato sul piede la palla del 2-1: è stato bravissimo Martina nello sventare il pericoloso affondo, uscendo tempestivamente sui piedi di Ginelli. tropiede, ma non poteva bastare solo la buona volontà. Gradatamente, la Lazio afferrava le redini della gara mettendo in evidenza qualche scambio di prlm'ordine che faceva apparire sempre più marcato il divario tecnico fra le due formazioni. Veniva fuori assai bene Savino, gli assalti dei biancocelesti diventavano più assidui anche se la difesa marchigiana continuava ad opporsi con discreta efficacia. Al 22' si verificava il primo episodio ed era il segnale di una svolta imminente: cross di Monelli, testa di Gregucci per Galderisi che veniva fermato fallosamente in area da Nobili I laziali reclamavano vivacemente la massima punizione. Quattro minuti più tardi i romani sfioravano la marcatura in seguito ad una felice intuizione di Muro-che lanciava Pin con un preciso allungo. L'ex juventino saltava Andreoli, si presentava solo davanti al portiere avversario, ma poi spediva a lato il pallone che sfiorava d'un soffio il palo. Al 32' ancora alla ribalta il modesto direttore di gara il quale, applicando la discutibile regola della compensazione, assegnava alla Lazio un calcio di rigore punendo un intervento di Ferrari su la Coppa Coppe ■ Padova-Messina 2-1 All'Olimpico prezzi alle stelle All'Olimpico prezzi alle stelle Manilla e Briaschi, mai un acuto di FRANCESCO LA SPINA AREZZO — Gigi Simoni vince la sua prima battaglia. Non quella del campo, naturalmente, visto il punteggio (0-0), bensì quella contro coloro i quali avevano storto il naso di fronte alla «rivoluzione di settembre* che il tecnico è riuscito a ottenere dal presidente Spinelli. «In tutto il ciclo della Coppa Italia mai una volta che un centrocampista sia andato al tiro — aveva rilevato in settimana l'allenatore —; Di Carlo, vedrete, saprà inquadrare la porta». E la mezz'ala arrivata dalla Roma ha mantenuto le promesse: specie nel primo tempo, il suo gioco di prima, il suo essere protagonista (talvolta esagerando) sulle punizioni, la sua prontezza nel concludere a rete, ha fatto ben presto dimenticare ai molti tifosi che hanno affrontato la trasferta il ricordo del Beniamino Domini. -Ho accettato di perdere Cervone — aveva aggiunto Simoni — ma con Gregori ho ottenuto l'unico portiere disponibile al suo livello: E il n. 1, vice di Gatta nella nazionale under 23, ha sfoderato almeno tre interventi decisivi. I problemi di Simoni, semmai, stanno altrove: e la partita di Arezzo, comunque condotta con intelligenza dalla squadra, disposta ottimamente in campo e deter¬ minata neiramministrare il risultato, in una giornata in cui l'afa era opprimente, ha messo in evidenza i due principali: sistemare definitivamente l'assetto difensivo (sarà l'ormai classica questione del salto di categoria, ma da Caricola certe pause e certe incertezze non si possono accettare) e trovare sbocchi offensivi. Nell'arco dei 90 minuti, infatti, le punte di ruolo del Genoa hanno latitato e il portiere Facciuolo (che ha dimostrato di aver recupera¬ to pienamente dopo l'Infortunio che l'aveva costretto a saltare l'intera Coppa Italia) ha tremato una sola volta, su punizione battuta da Manilla. n quale Manilla ha ancora una volta tradito le attese di Simoni, perdendo troppo spesso l'attimo buono per la conclusione o l'assist vincente e, talvolta, imbambolandosi. Il copione della gara è stato rispettato, con l'Arezzo subito in avariti, capace di mettere alle corde nel primi 10' l'avversario, e il Genoa che, col passare del tempo, ha preso le misure, arrivando ad avere, in mano, nel finale, le redini del gioco. E quest'ultimo dato (Arezzo scoppiato, Genoa frizzante ma sprecone, nella fase conclusiva della gara) testimonia, a favore dei rossoblu, un'invidiabile condizione atletica. Il Genoa, però, s'è amministrato, preferendo, talvolta, rallentare il gioco per non esporsi alle folate dell'Arezzo, protagonisti un vivacissi- mo Nappi (su cui Caricola ha perso troppi duelli), un testardo Tovalieri, l'irriducibile cursore Allievi, il sempre concreto Destefanis. Di pericoli veri, comunque, Gregori ne ha corsi solo quattro: al T con una deviazione di testa di Mangoni smanacciata oltre la traversa, al 17' con una sciabolata di Allievi parata a terra, al 30' con una deviazione in corner su conclusione di Nappi, e al 43' con un doppio -intervento ancora sull'ala sinistra dell'Arezzo. Ha ragione Simoni, comunque, a chiedere a Spinelli un ulteriore sacrificio: un regista potrà sicuramente evitare a Briaschi e Manilla di andare a cercare palloni nelle retrovie e poi finire invischiati nelle maglie delle difese avversarie. L'Arezzo, infatti, crollato fisicamente nel finale, con una maggior freddezza poteva essere messo ko. L'immagine dell'occasione buttata al vento l'ha data Caricola, il quale, all'80', su uscita a vuoto di Facciuolo, di testa, a porta vuota, ha mandato incredibilmente fuori. In rete, disperato, è invece finito l'ex juventino. La squadra di Bolchi non è dispiaciuta: solida in difesa, organizzata a centrocampo, vivace in attacco, risolti i problemi di condizione atletica deficitaria, potrà dare molte soddisfazioni ai suoi tifosi. di MARIO BIANCHINI ROMA — Una Sambenedettese costruita in economia, travagliata all'interno da una protesta dei giocatori che sabato hanno rifiutato di allenarsi a causa della riduzione del premio salvezza, è stata superata abbastanza agevolmente dalia Lazio che figura fra le candidate alla promozione in serie A. Tuttavia la formazione romana solo a tratti ha dato l'impressione di esprimere un gioco in linea con il ruolo assegnatole dal pronostico e a soddisfare quei tifosi che avevano pagato ben 100 mila lire un posto in tribuna d'onore. Un'assurda esagerazione per un incontro di serie B. All'inizio della gara, giocata in un caldo torrido, la Lazio ha stentato parecchio nella costruzione di una manovra più razionale. Il gioco si ammucchiava al centro, non trovando il necessario respiro sulle fasce. Muro, ma soprattutto Piscedda, impeccabile nelle sortite in avanti, tentavano inutilmente di mettere ordine all'offensiva biancoceleste che non riusciva a crearsi i varchi nelle maglie della difesa ospite, bene organizzata e assai efficace sul piano agonistico in cui spiccava la buona vena di Bronzini. La formazione di Domenghini tentava di ribattere cercando la strada del con- Mercoledì i bergamaschi in Galles per 1 iiSr Roma. Monelli trasforma un rigore: è la prima rete laziale Savino che cadeva in area. Il fallo non è sembrato, molto chiaro. Il tiro dal dischetto era affidato a Monelli, che centrava con un precìso rasoterra il bersaglio. H vantaggio consentiva alla Lazio di giostrare con maggiore tranquillità. La Sambenedettese replicava con un forte tiro su punizione scagliato da Bronzini e parato con una certa difficoltà da Martina. Ma ormai i biancolesti apparivano seriamente decisi a far valere il loro superiore potenziale tecnico. A cinque minuti dalla fine del tempo, aveva successo il pressing del romani. Savino rubava la palla sulla tre qua tri del campo ad un avversario che aveva sbagliato la respinta, passava a Muro il quale girava al volo verso Pin. Il centrocampista biancoceleste aggirava il portiere Ferron e depositava in tutta comodità la sfera nella porta rimasta sguarnita. Nella ripresa la Lazio si limitava a controllare la reazione avversaria guidata caparbiamente dal nuovo acquisto Luperto a cui si affiancavano Ginelli, Galassi e il solito Bronzino. Al 61' U centravanti marchigiano, in azione di contropiede, si è trovato sul piede la palla del 2-1: è stato bravissimo Martina nello sventare il pericoloso affondo, uscendo tempestivamente sui piedi di Ginelli. tropiede, ma non poteva bastare solo la buona volontà. Gradatamente, la Lazio afferrava le redini della gara mettendo in evidenza qualche scambio di prlm'ordine che faceva apparire sempre più marcato il divario tecnico fra le due formazioni. Veniva fuori assai bene Savino, gli assalti dei biancocelesti diventavano più assidui anche se la difesa marchigiana continuava ad opporsi con discreta efficacia. Al 22' si verificava il primo episodio ed era il segnale di una svolta imminente: cross di Monelli, testa di Gregucci per Galderisi che veniva fermato fallosamente in area da Nobili I laziali reclamavano vivacemente la massima punizione. Quattro minuti più tardi i romani sfioravano la marcatura in seguito ad una felice intuizione di Muro-che lanciava Pin con un preciso allungo. L'ex juventino saltava Andreoli, si presentava solo davanti al portiere avversario, ma poi spediva a lato il pallone che sfiorava d'un soffio il palo. Al 32' ancora alla ribalta il modesto direttore di gara il quale, applicando la discutibile regola della compensazione, assegnava alla Lazio un calcio di rigore punendo un intervento di Ferrari su la Coppa Coppe ■ Padova-Messina 2-1