AUDACE LIBRO DI KONDRATIEV

AUDACE LIBRO DI KONDRATIEV AUDACE LIBRO DI KONDRATIEV I reduci e il mostro DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Finora nei suoi romanzi aveva descritto la guerra: Sasbka, Selizharovski traskt, Otpusk po ragneniu, Fstrechi na sretenka sono incursioni nel complicato universo dell'uomo che combatte. Krrnnie varata (Porte rosse) che Viacheslav Kondratiev sta per pubblicare in Urss, è un tentativo molto più audace, che finora, nella letteratura sovietica, aveva avuto pochi precedenti. Perché Porte rosse affronta un periodo assai delicato, difficile, controverso, segnato da profondi conflitti, da gravi tensioni: il primo dopoguerra. Un periodo attraversato, ancora, da molte tragedie: ma consegnato all'iconografia storica — e cantato dalla letteratura ufficiale — come un momento felice, quasi svagato, in cui l'Urss era, soltanto, impegnata a crescere, a farsi più forte e migliore. A rassicurare la propria gente. La storia di quegli anni è diversa, più complicata: la fine della guerra, il «ritorno» dei soldati, fu segnato 'da ingiustizie feroci, da dolori mai più cancellati, dall'egoismo e dalla tirannia dei potenti. * * Quegli anni avevano ancora il marchio di Stalin Per questo Kondratiev li ha scelti, per «compiere un dovere morale», un dovere che uno scrittore ha «nei confronti della propria generazione e di quelle a venire». Perché il destino degli scrittori del recente passato che «non riuscirono a dire quel che avrebbero potuto e dovuto, è un destino tragico». Perché c'era l'urgenza di «descrivere con quanta difficoltà la gente, in quegli anni, tentò di abituarsi alla vita di pace». Lo sa bene. Lyoshka Konshin, il protagonista di Krasnie vorota: al fronte s'immaginava che tornare a vivere in pace sarebbe stato altrettanto pieno di compromessi. Ma il ritorno si rivela ancor più"faticótó, più aspro: Konshin guarda «le enormi code di genie davanti alle casse di risparmio» (la riforma monetaria è alle porte) e si rende conto delle ingiustizie. «Si rende conto all'improvviso che molti non hanno un soldo, mentre altri sono riusciti ad arricchirsi durante GLI ULTIMI la guerra, e hanno accumulato somme enormi». Si rende conto che è necessario piegarsi al compromesso: «L'uomo che gli ha trovato un lavoro gli fa capire che, per quel servizio, bisogna pagare una tangente». Certo, quegli anni portarono anche dell'altro: la gioia per la vittoria; l'entusiasmo per la ricostruzione; la .fiducia in una vita migliore. E il benessere aumentava, dopo le lunghe privazioni degli anni di guerra: nel '48 il razionamento venne abolito, i negozi di alimentari erano molto meglio forniti. «5/ reclamizzava perfino il caviale»; comparvero le prime automobili private, «una cosa giudicata molto improbabile, fino ad allora». E, a Mosca, la gente accolse con grande entusiasmo la costruzione del primo grattacielo sovietico. «La. vita di pace, che in un primo momento sembrava innaturale e troppo complicata, a poco a poco non lasciava più perplessi», confida ora Kondratiev a Moskovski Novosti. Ma, sotto la superfìcie quieta, «apparvero i problemi morali: ci si aspettava tutti che, dopo la guerra, le cose sarebbero molto cambiate, da questo punto dì vista. La gente sperava che Stalin, convintosi ormai della lealtà e delia fedeltà del suo popolo vittorioso, avrebbe messo fine alle repressioni». Non lo fece: «La nostra generazione tornò a soffrire. Tentammo di razionalizzare le repressioni del '37, di ammettere che la generazione nata prima della rivoluzione poteva non capire bene qualcosa, poteva non essere d'accordo con le autorità, su qualche problema. Ma non ci riuscì di capirlo». Neppure Lioshka Konshin riesce a capirlo. Quando viene a sapere dell'arresto del suo amico Kostia Sanichev, tornato dal fronte senza una gamba, non sa spiegarsi perché, non sa spiegarsi che cosa sta di nuovo accadendo. Lìletfo i lustri e l'euforia del" Ja "vittoria; sta "consumandosi un'altra tragedia: Stalin sfoga il suo risentimento verso i combattenti caduti nelle mani dei nemici tedeschi; li considera traditori, al ritorno in patria li fa rinchiudere nei lager. «Noi che abbiamo fatto la guerra sapevamo che nei primi RETROSCENA DE mesi di ostilità tutte le nostre forze erano state accerchiate. Eppure, Stalin ripudiò i sua soldati e dichiaro al mondo intero che l'Unione Sovietica "non aveva prigionieri di guerra, ma soltanto dei traditori"». Gli esempi sono tanti; centinaia, migliaia di casi cementati dalla disperazione e dalla vergogna. Quando si poteva, si preferiva perfino tacere sui tentativi di fuga dai campi di concentramento nazista: «Tempo fa ho ricevuto una lettera da un ufficiale di marina in pensione, ricorda Kondratiev. Per sei volte aveva cercato di scappare dal lager tedesco, ma non ne ha mai parlato, ha sempre taciuto su quel suo atto eroico. Sono stato la seconda persona a saperlo, dopo suo figlio. Per quanti anni quella storia è pesata come un macigno sull'animo. di quella persona innocente, rimasta fino all'ultimo proiettile accanto al suo cannone? Non aveva avuto via di scampo: per questo era stato catturato e portato in un campo». * ★ Il ritorno segnò il tempo delle «nuove persecuzioni». Il tempo delle «nuove ingiustizie». Quello in cui si colpirono, tra gli altri, scrittori come Zoshchcnko e la Akhmatova; in cui «sì annunciavano le campagne contro il "cosmopolitismo", il "servilismo" nei confronti dell'Occidente». La fine delle sofferenze, per larga parte del popolo sovietico, appariva ancora lontana: il «mostro» staliniano era ancora ben vivo e feroce. Quanto accadeva allora, in quegli anni che dovevano essere finalmente un sollievo e si rivelavano invece dolorosi e sofferti, rimase a lungo inspiegabile, confessa oggi Krondratiev: «Ci accorgevamo dell'esistenza di problemi difficili e ne chiedevamo la soluzione, perché altrimenti sarebbe stato difficile ricostruire la propria vita»; ma «la la strada terso-'la'scopirta'della verità',J èra ^afteora" difficile». Quella strada, nell'Urss 'di Gorbaciov, resta ancora segnata di difficolti e riserbo. Ma è stata aperta; è stata percorsa, viene percorsa ogni giorno da voci coraggiose. Come questa. l Ni qEmanuele Novazio DEL SERVIZIO S AUDACE LIBRO DI KONDRATIEV AUDACE LIBRO DI KONDRATIEV I reduci e il mostro DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Finora nei suoi romanzi aveva descritto la guerra: Sasbka, Selizharovski traskt, Otpusk po ragneniu, Fstrechi na sretenka sono incursioni nel complicato universo dell'uomo che combatte. Krrnnie varata (Porte rosse) che Viacheslav Kondratiev sta per pubblicare in Urss, è un tentativo molto più audace, che finora, nella letteratura sovietica, aveva avuto pochi precedenti. Perché Porte rosse affronta un periodo assai delicato, difficile, controverso, segnato da profondi conflitti, da gravi tensioni: il primo dopoguerra. Un periodo attraversato, ancora, da molte tragedie: ma consegnato all'iconografia storica — e cantato dalla letteratura ufficiale — come un momento felice, quasi svagato, in cui l'Urss era, soltanto, impegnata a crescere, a farsi più forte e migliore. A rassicurare la propria gente. La storia di quegli anni è diversa, più complicata: la fine della guerra, il «ritorno» dei soldati, fu segnato 'da ingiustizie feroci, da dolori mai più cancellati, dall'egoismo e dalla tirannia dei potenti. * * Quegli anni avevano ancora il marchio di Stalin Per questo Kondratiev li ha scelti, per «compiere un dovere morale», un dovere che uno scrittore ha «nei confronti della propria generazione e di quelle a venire». Perché il destino degli scrittori del recente passato che «non riuscirono a dire quel che avrebbero potuto e dovuto, è un destino tragico». Perché c'era l'urgenza di «descrivere con quanta difficoltà la gente, in quegli anni, tentò di abituarsi alla vita di pace». Lo sa bene. Lyoshka Konshin, il protagonista di Krasnie vorota: al fronte s'immaginava che tornare a vivere in pace sarebbe stato altrettanto pieno di compromessi. Ma il ritorno si rivela ancor più"faticótó, più aspro: Konshin guarda «le enormi code di genie davanti alle casse di risparmio» (la riforma monetaria è alle porte) e si rende conto delle ingiustizie. «Si rende conto all'improvviso che molti non hanno un soldo, mentre altri sono riusciti ad arricchirsi durante GLI ULTIMI la guerra, e hanno accumulato somme enormi». Si rende conto che è necessario piegarsi al compromesso: «L'uomo che gli ha trovato un lavoro gli fa capire che, per quel servizio, bisogna pagare una tangente». Certo, quegli anni portarono anche dell'altro: la gioia per la vittoria; l'entusiasmo per la ricostruzione; la .fiducia in una vita migliore. E il benessere aumentava, dopo le lunghe privazioni degli anni di guerra: nel '48 il razionamento venne abolito, i negozi di alimentari erano molto meglio forniti. «5/ reclamizzava perfino il caviale»; comparvero le prime automobili private, «una cosa giudicata molto improbabile, fino ad allora». E, a Mosca, la gente accolse con grande entusiasmo la costruzione del primo grattacielo sovietico. «La. vita di pace, che in un primo momento sembrava innaturale e troppo complicata, a poco a poco non lasciava più perplessi», confida ora Kondratiev a Moskovski Novosti. Ma, sotto la superfìcie quieta, «apparvero i problemi morali: ci si aspettava tutti che, dopo la guerra, le cose sarebbero molto cambiate, da questo punto dì vista. La gente sperava che Stalin, convintosi ormai della lealtà e delia fedeltà del suo popolo vittorioso, avrebbe messo fine alle repressioni». Non lo fece: «La nostra generazione tornò a soffrire. Tentammo di razionalizzare le repressioni del '37, di ammettere che la generazione nata prima della rivoluzione poteva non capire bene qualcosa, poteva non essere d'accordo con le autorità, su qualche problema. Ma non ci riuscì di capirlo». Neppure Lioshka Konshin riesce a capirlo. Quando viene a sapere dell'arresto del suo amico Kostia Sanichev, tornato dal fronte senza una gamba, non sa spiegarsi perché, non sa spiegarsi che cosa sta di nuovo accadendo. Lìletfo i lustri e l'euforia del" Ja "vittoria; sta "consumandosi un'altra tragedia: Stalin sfoga il suo risentimento verso i combattenti caduti nelle mani dei nemici tedeschi; li considera traditori, al ritorno in patria li fa rinchiudere nei lager. «Noi che abbiamo fatto la guerra sapevamo che nei primi RETROSCENA DE mesi di ostilità tutte le nostre forze erano state accerchiate. Eppure, Stalin ripudiò i sua soldati e dichiaro al mondo intero che l'Unione Sovietica "non aveva prigionieri di guerra, ma soltanto dei traditori"». Gli esempi sono tanti; centinaia, migliaia di casi cementati dalla disperazione e dalla vergogna. Quando si poteva, si preferiva perfino tacere sui tentativi di fuga dai campi di concentramento nazista: «Tempo fa ho ricevuto una lettera da un ufficiale di marina in pensione, ricorda Kondratiev. Per sei volte aveva cercato di scappare dal lager tedesco, ma non ne ha mai parlato, ha sempre taciuto su quel suo atto eroico. Sono stato la seconda persona a saperlo, dopo suo figlio. Per quanti anni quella storia è pesata come un macigno sull'animo. di quella persona innocente, rimasta fino all'ultimo proiettile accanto al suo cannone? Non aveva avuto via di scampo: per questo era stato catturato e portato in un campo». * ★ Il ritorno segnò il tempo delle «nuove persecuzioni». Il tempo delle «nuove ingiustizie». Quello in cui si colpirono, tra gli altri, scrittori come Zoshchcnko e la Akhmatova; in cui «sì annunciavano le campagne contro il "cosmopolitismo", il "servilismo" nei confronti dell'Occidente». La fine delle sofferenze, per larga parte del popolo sovietico, appariva ancora lontana: il «mostro» staliniano era ancora ben vivo e feroce. Quanto accadeva allora, in quegli anni che dovevano essere finalmente un sollievo e si rivelavano invece dolorosi e sofferti, rimase a lungo inspiegabile, confessa oggi Krondratiev: «Ci accorgevamo dell'esistenza di problemi difficili e ne chiedevamo la soluzione, perché altrimenti sarebbe stato difficile ricostruire la propria vita»; ma «la la strada terso-'la'scopirta'della verità',J èra ^afteora" difficile». Quella strada, nell'Urss 'di Gorbaciov, resta ancora segnata di difficolti e riserbo. Ma è stata aperta; è stata percorsa, viene percorsa ogni giorno da voci coraggiose. Come questa. l Ni qEmanuele Novazio DEL SERVIZIO S

Persone citate: Gorbaciov, Novazio, Stalin

Luoghi citati: Mosca, Unione Sovietica, Urss