La Corte Costituzionale soffoca negli arretrati

La Corte Costituzionale soffoca negli arretrati Per i ritardi rischia di essere condannata a Strasburgo La Corte Costituzionale soffoca negli arretrati Negli uffici giacciono 2500 ordinanze in attesa d'esame: alcune sono ferme da otto anni ROMA — Dopo la pausa estiva è ripresa a pieno ritmo l'attività della Corte Costituzionale. Uno degli obiettivi del nuovo presidente Francesco Saja è quello di smaltire al più presto l'enorme arretrato di oltre duemilacinquecento ordinanze provenienti dalla magistratura di ogni parte d'Italia e giacenti da molto tempo (in media almeno quattro anni, con punte anche di otto). Proprio per questi ritardi la Corte Costituzionale rischia addirittura di essere condannata dalla Corte europea per i diritti dell'uomo. Alcuni cittadini hanno infatti presentato ricorso ai giudici di Strasburgo lamentando la lunghissima attesa prima di avere giustizia dal •tribunale delle leggi». Nel calendario della Consulta il primo appuntamento di rilievo è fissato tra un mese. Il 13 ottobre si discuterà in seduta pubblica la tanto contestata tassa sulla salute. Successivamente l'Alta Corte dovrà pronunciarsi su numerose questioni riguardanti, tra l'altro, l'aborto, l'ora di religione, il cognome materno, il sistema fiscale (in particolare l'Irpef nonché le imposte di successione, registro e Invim), le pensioni, il mondo del lavoro, le radiotelevisioni private, le locazioni commerciali e il condono edilizio. Nel frattempo però si dovrà ricostituire il plenum, perché attualmente sono in carica solo tredici dei quindici giudici costituzionali. I due posti vacanti saranno ricoperti tra pochi giorni dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il riserbo in questi casi è d'obbligo, ma tutto lascia supporre che i giochi siano ormai già fatti. Due nomi circolano infatti con insistenza. Sono quelli del professor Enzo Cheli, 53 anni, «area psi», ordinario di Diritto costituzionale all'Università di "Firenze, e- dell'avvocato Mauro Ferri, 67 anni, socialdemocratico, ex ministro dell'Industria e attuale componente «laico» del Consiglio Superiore della Magistratura. n primo dovrebbe sostituire il professor Giuseppe Ferrari, dimessosi dalla carica a metà giugno dopo aver apertamente contestato l'elezione del nuovo presidente della Corte Costituzionale, Saja. Tre mesi fa il candidato numero uno alla successione del professor Ferrari era il professor Giuliano Vassalli. Ma dopo la sua nomina.a ministro di Grazia e Giustizia la scelta del Capo dello Stato sarebbe caduta verso il professor Cheli (che già 5 anni fa era tra i candidati alla successione del socialista Leonetto Amadei, ex presidente della Consulta). L'avvocato Ferri dovrebbe invece subentrare al professor Antonio La Pergola, presidente uscente dell'Alta Corte ed attuale ministro delle Politiche Comunitarie. L'eventuale nomina di Ferri a giudice costituzionale obbligherebbe poi il Parlamento a riunirsi in seduta comune per la sua sostituzione a palazzo dei Marescialli. Il suo posto dovrebbe essere preso dall'avvocato Alessan dro Reggiani, 73- anni, ex presidente della Commissio¬ ne inquirente ed ex capogruppo del psdi alla Camera. Con l'occasione i deputati e senatori dovrebbero anche nominare il sostituito del professor Silvano Tosi, componente del Csm su designazione congiunta del pri e del pli. deceduto un mese fa in Versilia. Ma ancora non vi sono candidati ufficiali per la sua successione. Alla fine di ottobre scadrà pure dal mandato novennale il vicepresidente dell'Alta Corte, Virgilio Andrioli. Anche questa nomina spetterà a Cossiga. Pertanto nel giro di poco più di un mese il Capo dello Stato dovrà scegliere tre nuovi giudici della Consulta. Tra i candidati alla successione del professor Andrioli vi è l'onorevole Ombretta Fumagalli Carulli, 43 anni, ordinario di diritto ecclesiastico a Milano, ex componente del Csm ed eietta a giugno alla Camera nelle liste della de. Potrebbe essere la prima donna a far parte della Corte Costituzionale. Per ridurre drasticamente il carico dei ricorsi a palazzo della Consulta il presidente Saja ha costituito sei gruppi di lavoro composti da giudici costituzionali e dai loro assistenti con il compito di procedere ad un «censimento» delle questioni pendenti, raggruppandole per materia e segnalando quelle di particolare importanza per la collettività. Se nelle ordinanze verranno invece rilevate irregolarità procedurali (come spesso si è verificato), la Corte si riunirà subito in camera di Consiglio e rispedirà gli atti al mittente. Un'altra novità è costituita dalla firma delle sentenze della Corte. D'ora in poi le decisioni saranno sottoscritte solo dal presidente e dal relatore, e non più da tutti e quindici i giudici costituzionali. Il deposito in cancelleria avverrà cosi con un anticipo di almeno un paio di settimane. — Pierluigi Franz

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