In nome della dolce morte

In nome della dolce morte Il dibattito in Olanda sul tema dell'eutanasia: l'autodenuncia come ennesima sfida allo Stato In nome della dolce morte Un progetto di legge del governo ammette l'interruzione delle cure per tenere in vita il paziente -1 medici chiedono invece di poter somministrare farmaci che accelerino il decesso - La Chiesa: «Una barbarie» DAL NOSTRO INVIATO DELPT (Olanda) — E' una sfida allo Stato quella che 1 medici olandesi preparano sul delicato tema dell'eutanasia. Delusi dal progetto di legge che 11 primo ministro Ruud Lubbers ha trasmesso nel giorni scorsi al Parlamento, in cui di fatto si ricalcano le norme già in vigore e non si avvia l'auspicata depenalizzazione della «dolce morte», essi non si arrendono a quello che ormai considerano un obbligo morale della loro professione. • Continueremo come prima, di nascosto., dice il dottor Pieter Admlraal, anestesista presso l'ospedale generale di Delft, uno dei più veementi avvocati di quella che qui chiamano de milde dood, au- • tore di un manualetto che da anni fa da testo sulle tecniche della morte indolore. •Meglio nessuna legge che una cattiva legge», egli non si stancava di sostenere da quando, due anni fa, fu assolto dall'accusa di aver provocato la morte di una giovane paziente sofferente di sclerosi multipla: ma quella ' che 11 governo propone è, secondo lui, «una legge inutile*, poiché di fatto perpetua la normativa già esistente. I medici olandesi, non ha dubbi, continueranno a infrangerla. Il nuovo progetto sancisce per la prima volta la liceità della cosiddetta eutanasia passiva, che consiste semplicemente nell'Intel rompere le cure volte a mantenere in vita il paziente, e che riguarderebbe in Olanda circa 10 mila casi l'anno. Ma non è un progresso reale, se si considera che da anni, ormai, la magistratura ha rinunciato a perseguire questi casi, in realta indecifrabili nella marea dei «decessi naturali» denunciati dai certificati di morte. Quella che 11 mondo medico olandese vorrebbe vedere legalizzata è l'èuta nasla attiva, che sovente si maschera dietro la stessa formula ufficiale di «decesso naturale» e che si riferirebbe, in Olanda, a circa 5 mila casi l'anno: la somministrazione di farmaci capaci di accelerare la morte. E a quest'Istanza la nuova legge risponde, invece, con un no che sa soprattutto di compromesso politico, di concessione ai delicati equilibri della politica olandese. «Da questo governo nonci'H-po- teva aspettare altro», commenta amareggiato il dottor Admlraal. Tre anni fa era parso che un progetto di legge presentato dall'opposizione liberalprogresslsta, e in cui si riconosceva il diritto esplicito all'eutanasia attiva, potesse essere approvato nel giro di un anno dopo la decisione di appoggiarlo da parte del socialisti e soprattutto dei liberali, ruota minore della coalizione di governo. Uscito rafforzato dall'elezione dell'aprile 1986, invece, il primo ministro Ruud Lubbers è riuscito a imporre ai liberali — come condizione di un rinnovo della coalizione — una moratoria sulla questione dell'eutanasia: sei mesi, che sono diventati dodici e poi sedici, n partito democristiano — nato dalla fusione dei tre partiti confessionali, calvinista, luterano e cattolico — si impegnava a presentare al termine di quel perio¬ do un suo progetto di legge, necessariamente piti limitativo rispetto a quello sostenuto dalle sinistre. Ed è il documento varato nei giorni scorsi, che ha indotto la Knmg, la Reale Società di Medicina, a esprimere il suo •disappunto: Di fatto 11 passo del governo non risponde all'esigenza di recepire nel diritto un comportamento sociale ormai ampiamente diffuso e accettato, di voltar pagina su una situazione come quella attuale, in cui l'eutanasia' attiva è formalmente punibile con dodici anni di carcere ma in realtà consentita — le assoluzioni sono ripetute e costanti — purché si segua un determinato codice etico. La maggior debolezza della nuova legge, il frutto piti esplicito del compromesso politico che l'ha generata, sta forse nell'attribuzione al magistrato del delicato compito di stabilire la frontiera fra eutanasia attiva e passiva. •Chiedevamo che la pollala non fosse più coinvolta nella questione dell'eutanasia, che fosse sufficiente una dichiarazione del medico curante, invece resta l'obbligo dell'indagine», osserva Admlraal. Il dottor Admlraal, 57 anni, è uno del pionieri della campagna olandese per l'eutanasia. Fu 11 primo a teorizzarla, come •somministraeione di farmaci che provocano la morte del paziente» ; e primo, In una pubblicazione medica del 1977, a descrivere i metodi per renderla davvero indolore. Suo, nel 1980, fu un manuale distribuito fra 119 mila medici e i 2100 farmacisti olandesi, ma di cui si vendettero anche 10 mila copie fra 11 pubblico, che elencava modalità e farmaci per somministrare la morte (barbiturici e curaro formano 11 «cocktail indolóre»: provocano un coma Istantaneo e, attraverso la paralisi respiratoria, una morte quasi istantanea). .Ogni paziente ha diritto all'eutanasia — afferma Admlraal — e ogni medico ha il diritto di praticarla, ma anche di rifiutarla». L'eutanasia, dice, è «un atto di ri■ spetto verso il paziente incurabile»: «Ho personalmente alutato a morire un centinaio di persone, ma il numero esatto non lo so perché non ho mai tenuto il conto». L'Olanda, tacitamente, aveva cominciato ad adottare la «morte dolce» già dal 1973, quando un medico che aveva ammesso di avere ucciso la madre sofferente fu condannato soltanto a una settimana di carcere con la condizionale. 'Si fissavano così le prime regole — spiega il dottor Admlraal — e si rendeva possibile la nascita di una Associazione per l'Eutanasia Volontaria che ha oggi 28 mila soci e la cui pre- sidenza fu intelligentemente affidata a un celebre medico, ex ministro e quindi addentro ai meccanismi della politica, che seppe elevare il problema a questione medica ed etica nazionale». Su quella base si è costruito molto: «Le sentenze degli ultimi anni e le sempre più frequenti rinunce al processo da parte della magistratura indicano quale strada seguire». La giurisprudenza piti recente indica chiaramente le condizioni da seguire: primo, che l'eutanasia sia davvero volontaria, cioè che la chieda un paziente firmando un documento, quando è in buone condizioni psichiche; secondo, che sia un medico a praticarla, quindi con metodi scientifici; terzo, che 11 male sia davvero Incurabile; quarto, che si consulti almeno un altro medico. All'inizio, spiega il dottor Admlraal, condizione essenziale per farla franca con la giustizia era che la malattia fosse allo stadio terminale. •Poi c'è stato il mio caso: la morte, che ho provocato qui, all'ospedale di Delft, di una giovane donna sofferente di sclerosi multipla, paralizzata ma non in pericolo di vita. Fui io stesso a costituirmi, e fu una vittoria: la pubblica accusa chiese una mia platonica condanna, senza incarcerazione; il tribunale, invece, mi assolse; il procuratore, infine, rinunciò all'appello» Era riconosciuto, implicitamente, il diritto d'eutanasia anche per i casi non terminali. Un anno fa, al processo di terzo grado, fu assolto 11 medico che aveva dato la milde dood a un'anziana paziente che soffriva non fisicamente ma psichicamente. •L'unica che manca ancora — dice Admlraal — è l'eutanasia psichiatrica. Ma verrà presto, forse già in uno dei prossimi giudizi». Né, pare, la nuova legge potrà impedirlo. Di fatto la proposta democristiana, pur legata alle . rigide posizioni della Chiesa cattolica .-olandese, che ha definito l'eutanasia «una discesa nella barbarie», presenta alcune caratteristiche a dir poco sorprendenti. . Si fa divieto di praticare l'eutanasia attiva, infatti, ma si indicano al tempo stesso le regole, per i-medici che volessero tuttavia ricorrervi. Si lascia cosi Intendere che, sebbene non depenalizzata, la dolce morte resta soggetta alla discrezione dei medici e, in seconda istanza, del giudici. «La legge precisa addirittura — osserva Admlraal — che nel futuri giudizi si dovrà tenere conto della passata giurisprudenza, il che equivale a dire che l'assoluzione, se si seguono le quattro norme di base, è praticamente garantita». Questo gli fa parlare, pur nella delusione per un passo del governo che non risponde alle speranze sue e dei suoi colleghi, di una situazione •non peggiore della precedente», anzi «un pochino migliore». n divieto, postillato com'è da condizioni di liceità, è forse un controsenso, anch'esso figlio delle esigenze politiche di compromesso: impedisce si che sul certificati di morte appaiano finalmente le vere cause di tanti «decessi naturali»; ma, per quanto contestato dal mondo medico, consentirà di fatto di proseguire senza eccessivi rischi sulla strada già percorsa. Fra due anni, osserva inoltre Admlraal, ci saranno nuove elezioni e forse un nuovo governo: gli equilibri potrebbero variare, e la maggioranza politica in favore dell'eutanasia ricomporsi. Per il momento, tuttavia, Admiraal e gli altri sostenitori olandesi della milde dood dovranno adattarsi a quello che resta, formalmente, un divieto: di qui l'Impegno a proseguire sulla strada già imboccata, quindi l'aperta sfida allo Stato. «Se tutti i casi di eutanasia venissero denunciati — osserva Admiraal, quasi con il tono della minaccia — avremmo una paralisi dell'apparato giudiziario. Se soltanto se ne indagasse il S per cento, avremmo circa 250 procedimenti l'anno: una mole di lavoro insostenibile per un apparato che, oggi, riesce a mala pena a smaltir-. ne uno ogni sei mesi».. _ Fabig» Galvano I

Persone citate: Galvano I, Pieter Admlraal, Ruud Lubbers

Luoghi citati: Olanda