Mister X della guerra fredda

Mister X della guerra fredda KENNAN, 40 ANNI DOPO, RIMEDITA UN GRANDE DIBATTITO Mister X della guerra fredda Nell'estate '47 con questo pseudonimo lo studioso, collaboratore del gen. Marshall, scriveva: inutile venire a patti con l'Urss - E suggeriva di «contenere» le sue spinte aggressive - Il grande columnist Walter lippmann teorizzava invece un disimpegno sovietico-americano e una «terza forza» europea nel mezzo - In questi giorni Kennan ridiscute profezie ed errori di quel duello Tutti a Washington, nell'estate del 1947, conoscevano perfettamente l'identità dello studioso che aveva pubblicato sotto la firma di ««¥• in Foreign Affaire del luglio un articolo intitolato •The Source of Soviet CanducU. •Mister X» era George F. Kennan, buon conoscitore di storia russa e sovietica', funzionario dell'ambasciata americana a Mosca negli anni precedenti e allora direttore, al Dipartimento di Stato, di un ufficio — il .Policy Planning Staff* — che era stato costituito da poco per dare alla diplomazia americana un occhio sul futuro. Quando scoppiò il dibattito e il nome di Kennan cominciò ad apparire sui giornali, il generale Marshall, segretario di Stato, convocò il suo collaboratore e gli chiese chiarimenti con le «sopracciglia aggrottate». Non si sarebbe mai aspettato, scrisse Kennan molti anni dopo, di vedere il nome del suo •programmatore* in pasto al pubblico per un articolo sul maggior problema internazionale degli Stati Uniti. Il problema era evidentemente quello dei rapporti con l'Unione Sovietica. A due anni dalla fine del conflitto e in una situazione che si era andata gradualmente aggravando soprattutto per i fatti di Grecia, Kennan sosteneva che era perfettamente inutile sperare di venire a patti con il potere sovietico. Sulla scorta dei suoi studi e della sua esperienza diplomatica egli sosteneva che il capitalismo era per l'Urss un nemico necessario e utile: necessario alla sua identità ideologica, utile perché consentiva al regime di giustificare come una minaccia esterna le repressioni poliziesche e il terrore staliniano. Per far fronte a. uno Stato che non aveva alcuna intenzione di inserirsi alla pari degli altri nella comunità internazionale, non v'era, secondo Kennan, che un mezzo: 'Contenere* la spinta aggressiva dell'Urss parando rapidamente le sue mosse in tutti i punti dello scacchiere internazionale. Kennan pensava evidentemente alla •Dottrina Truman* e alla richiesta di uno stanziamento straordinario che il Presidente aveva inviato al Congresso il 12 mar- zo di quellanno per sostenere i partiti moderati nella guerra civile greca e rafforzare la Turchia. Egli pensava che una tale politica avrebbe permesso agli Stati Uniti di vincere non tanto singole ■battaglie quanto la guerra contro il tempo. Dopo Stalin L'avvento di una nuova dirigenza sovietica dopo la scomparsa di Stalin e l'ingresso nel partito di una nuova generazione, avrebbero probabilmente fatto dell'Urss, nel giro di quindici anni, un miglior partner internazionale. La strategia del contain- ment piacque a molti, ma non al miglior commentatore americano di politica estera. In una serie di articoli pubblicati dal New York Herald Tribune, Walter Lippmann sostenne che le tesi di Kennan erano assurde. Se l'Urss era davvero la potenza intrattabile che Mister X aveva descritto nel suo articolo, quindici anni non ne avrebbero modificato la natura. E se l'unico modo di far fronte alla sua aggressività era quello di parare i suoi colpi saltellando da un punto all'altro dello scacchiere geopolitico, l'America avrebbe certamente perduto perché era, di tutte le maggiori potenze del mondo, la più inadatta, per ragioni costituzio- nati, a reazioni rapide ed efficaci. La strategia suggerita da Lippmann era un'altra. Anziché inseguire il nemico lungo le sue frontiere cercando di puntellare Stati deboli e vulnerabili — àggi la Grecia e la Turchia,-Romani la Cina e l'Iran, posdomani la Corea —, occorreva aiutare le nazioni dell'Atlantico (dal Canada alla Svizzera, dalla Scandinavia al Mediterraneo) a ritrovare la loro stabilità e prosperità. Lippmann si riferiva evidentemente al grande piano di aiuti economici che Marshall aveva annunciato con il discorso di Harvard del giugno di quell'anno, ma non pensava che i destinatari di quegli aiuti dovessero costituire un baluardo contro l'Urss. Pensava piuttosto a una grande area europea da cui sovietici e americani avrebbero ritirato le loro truppe e in cui i Paesi industrializzati dell'Occidente avrebbero stabilito rapporti economici complementari con le regioni agricole dell'Europa orientale e della Russia europea. Insomma, mentre Kennan puntava su quindici o vent'anni di 'Dottrina Truman*, Lippmann teorizzava una sorta di disimpegno sovietico-americano e una 'terza forza* europea nel mezzo. «Frainteso» Letti a quarantanni di distanza in un dossier che Foreign Affaire ha intitolato 'Containment: 40 years later*, i due articoli sono uno straordinario cumulo di intuizioni profetiche e di errori intelligenti. Kennan sbagliò sostenendo che la morte di Stalin e i cambiamenti generazionali avrebbero radicalmente modificato la filosofia internazionale dell'Urss. Lippmann sbagliò nel pensare che l'America, per ragioni costituzionali, sarebbe stata incapace di adottare i suggerimenti di Kennan. Il primo commetteva un errore quando considerava l'Urss una «stella spenta» e riteneva che il potere sovietico avesse già in sé i fermenti della propria decadenza. Il secondo commetteva un errore quando intravedeva, come unica soluzione possibile per i rapporti Est-Ovest, una grande area economica indoeuropea collocata come grande cuscinetto fra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Ma l'uno e l'altro avevano intuito nei loro articoli una metà di quella che sarebbe stata la politica estera americana degli anni successivi. Accadde infatti che il containment suggerito da Kennan e il Piano Marshall caldeggiato da Lippmann divennero, con qualche necessaria modifica rispetto alle loro originali intenzioni, i volti complementari di una stessa politica. Il loro dissidio fu una brillante commedia degli errori in cui tutti avevano torto e tutti, alla fine, ebbero involontariamente ragione. Non sappiamo che cosa Lippmann penserebbe di quella sua analisi se fosse ancora vivo. Sappiamo tuttavia ciò che Kennan, reduce nelle settimane scorse da un convegno storico a Mosca sulle origini della guerra fredda, pensa oggi dell'articolo pubblicato da Mister X in Foreign Affaire del giugno 1947. In un intervento del 1985 ora ripreso dalla stessa rir'vta, egli non rivendica a '. : s'esso virtù profetiche e non si sente in alcun modo padre della politica sovietica degli Stati Uniti negli ultimi quarant'anni. Sostiene anzi che le sue parole furono fraintese e che il containment di cui egli parlava nel 1947 non era militare, ma politico e ideologico. Che l'Urss potesse rappresentare una minaccia militare per l'Occidente — continua Kennan — egli non lo credeva allora e a maggior ragione non lo crede oggi. E conclude che il containment deve esercitarsi oggi contro la corsa agli armamenti. Ma forse Kennan non può esimersi dalllnterpretare il suo pensiero di quarant'anni fa alla luce delle sue convinzioni attuali. Egli è oggi partigiano di un radicale disarmo nucleare; e la vita diventa storia, per i suoi protagonisti, vale b dire distaccata e 'Oggettiva*, soltanto quando essi rinunciano a volerla modificare. Pubblicando l'articolo di Kennan, quelli di Lippmann e le chiose di Kennan a se stesso, Foreign Affaire non si è proposto soltanto di commemorare uno dei maggiori ■ dibattiti del secondo dopoguerra. Il dossier è preceduto da un articolo di W. W. Rostow intitolato 'Come metter fine alla guerra fredda* in cui l'autore sostiene che esistono oggi le condizioni per una radicale revisione dei rapporti Est-Ovest. Il mondo si è fatto più largo. H prodotto nazionale lordo degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica rappresenta oggi, grosso modo, il 33 per cento del prodotto lordo mondiale contro il 44 per cento nel 1958. La percentuale dei giovani iscritti negli istituti di istruzione superiore dei Paesi del Terzo Mondo è aumentata vertiginosamente. Le due superpotenze attraversano, sia pure in forme diverse, una grave crisi di produttività. V'è un mondo nuovo, insomma, che si sta profilando all'orizzonte e occorre che la transizione dal vecchio al nuovo si faccia con l'aiuto di tutti coloro — Stati Uniti, Europa, Unione Sovietica, Giappone — che hanno maggiori responsabilità e una più larga parte della ricchezza mondiale. Tre accordi Rostow non si limita a esprimere desideri e suggerisce tre grandi accordi che dovrebbero suggellare la riconciliazione fra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica per un nuovo ordine mondiale: un accordo per la riduzione e il controllo delle armi nucleari, un accordo per una più pacifica coesistenza fra l'Europa occidentale e i Paesi socialisti dell'Europa orientale, un accordo per la soluzione dei conflitti regionali dall'Afghanistan al vicino Oriente. Non sappiamo se l'affresco di Rostow assomiglierà al mondo dei prossimi quarant'anni più di quanto quelli di Kennan e Lippmann sono risultati somiglianti al mondo degli ultimi quaranta. Ma il dossier di Foreign Affaire dimostra che l'America illuminista non silaacia scoraggiare dalla imprevedibilità della Storia e continua a lasciarsi tentare da grandi visioni profetiche in cui le intuizioni e gli errori rischiano di annullarsi a vicenda. Sergio Romano George F. Kennan. uno dei due protagonisti della disputa sui rapporti L'su-Urss, visto da David Levine (Copyright N.Y. Revlew of Books. Opera Mundi e per l'Italia «La Stampa-)