Scacco alla Torre di Babele

Scacco alla Torre di SCIENZIATI SULLE TRACCE DELLA MADRE DI TUTTE LE LINGUE Scacco alla Torre di Secondo i russi Svitìc e Dolgopolski, le lingue asiatiche ed europee avrebbero un antenato comune: il Nostratico, nato 15 mila anni fa in Asia Minore e in Medio Oriente - Un tempo contestata, la loro teoria ispira oggi molti studiosi - Migrazioni, parentele di parole, sorprese etnico-archeologiche - Forse presto si avrà la certezza che il linguaggio umano ha avuto origine una sola volta, in Africa Uno dei grandi problemi della linguistica è l'origine del linguaggio. Quando, e dove ha avuto inizio: una volta sola o parecchie volte? Una interessante ipotesi, basata su alcuni dettagli anatomici del cranio di Neandertal, è che questo nostro antichissimo prozio non sapesse articolare le vocali bene quanto noi. Questa ipotesi non è basata su dati di ferro; comunque credo che non si vada molto lontano dal vero supponendo che il linguaggio, sviluppato come è oggi, sia una caratteristica dell'uomo moderno, e abbia quindi più o meno la sua stessa età, vale a dire circa 100 mila anni. Certo, la capacità di comunicare consentita dal linguaggio fu una delle grandi molle che diede al¬ l'uomo moderno il suo grande successo biologico permettendogli di moltiplicarsi e di estendersi rapidamente al mondo intero. I linguisti hanno faticosamente ricostruito una classificazione che comprende 19 famiglie di lingue parlate oggi nel mondo, incluse le poche estinte a noi note: ITconto può variare leggermente, a seconda che includiamo o no tre famiglie americane (eskimo, nadene e tutte le altre lingue degli aborigeni) in una sola superfamiglla, l'amerindio. L'evoluzione dei linguaggi è così rapida e la somiglianza tra famiglie così limitata da poter dare l'impressione che esse non abbiano nulla in comune, o almeno che sia praticamente impossibile spingere la no¬ stra analisi più in là. Ciò malgrado vi sono .stati recentemente alcuni tentativi coraggiosi e importanti. Si deve a due linguisti russi, V.M. Illie.Svitic e Aaron Dolgopolski, la teoria che la maggior parte ' delle lingue parlate in Asia ed in Europa abbiano un antenato comune: una lingua cui è stato dato il nome di -Nostratico». Il nome fu proposto in realtà da un linguista danese dell'inizio del secolo, il quale però non andò molto oltre la felice intuizione die doveva esservi anticamente una lingua comune all'Eurasia. La proposta russa raccoglie sei famiglie linguistiche importanti e le mette in una sola super famìglia. Illic Svitic diede questo contributo quando era molto giovane. Morì nel 1966, a soli 31 anni, in un incidente stradale. Dolgopolsky lavora oggi in Israele. Altri glottologi in Russia continuano su questo importante problema. La teoria del Nostratico ha trovato finora pochi sostenitori e molte resistenze, sia in Europa che soprattutto in America; l'interesse è oggi in aumento, ma la teoria è ancora lontana dall'essere completamente accettata. Il lavoro russo è poco letto in America, ed in genere la creazione di entità tassonomiche superiori incontra critiche spesso violente. Ma vi sono oggi moltissime energie impegnate in questa direzione, e mi sembra inevitabile che vi saranno grosse novità, anche se la forma finale della teoria potrà essere diversa da quella di oggi. Fra l'altro anche il noto linguista Greenberg aveva proposto una superfamiglia eurasiatica, pur se un po' diversa da quella caldeggiata dai russi. Nella definizione originale il Nostratico comprende: la famiglia delle lingue indoeuropee, cui appartiene anche la nostra insieme con la gran maggioranza delle lingue parlate in Europa, Iran e India; la famiglia delle lingue altaiche, che comprende giapponese, coreano, mongolo, e lingue turche; le lingue uraliche, parlate in Russia del Nord ed anche in Finlandia, Lapponia ed Ungheria; le lingue dravidiche dell'India del Sud una volta diffuse anche in Pakistan e Iran; alcune lingue del Caucaso; ed infine il gruppo afroasiatico, che comprende tutte le lingue semitiche come l'arabo, l'ebraico, l'aramaico, ecc., nonché le lingue parlate nel Nord Africa e in Africa Orientale. Secondo gli scienziati russi, la lingua madre di queste sei famiglie si parlava in Asia Minore e Medio Oriente, in una data che essi ritengono si possa porre intorno a 15 mila anni fa. Questa data è forse ancora molto incerta; è comunque il primo tentativo di collocare nel tempo la torre di Babele, anche se non credo proprio che i linguisti russi abbiano avuto in mente la leggenda biblica. Forse è bene ricordare, comunque, che a quell'epoca nessuno costruiva torri. Da quella origine, i parlanti delle sei famiglie si irradiarono in tutte le direzioni. La ricostruzione di queste lontane parentele è resa possibile dal fatto che alcune parole o significati si dimostrano particolarmente stabili nel tempo. Tra queste: io/mio, due, tu, chi/che cosa, lingua, nome, occhio, cuore, dente, pidocchio (evidentemente un guaio molto comune), lacrima, acqua, morto. E' possibile talora ricostruire anche le migrazioni preistoriche in base a -prestiti- di vocaboli e altre parti del linguaggio da parte di popolazioni che erano una volta vicine e si allontanarono successivamente per migrazione. I russi ritengono per esempio, a differenza di altri indoeuropeisti, che i primi parlanti indoeuropei vivevano in Asia Minore, donde si diffusero nei Balca ni, poi in Europa e di qui al Volga, Iran e India. Derivano l'idea dal fatto che il protoindoeuropeo contiene più di venti parole prese a prestito da lingue semitiche parla te nel Medio Oriente. L'ipotesi della sede originale dei parlanti indoeuropei e delle loro migrazioni a me piace molto perché è in accordo con la diffusione radiale di agricoltori neolitici a partire dal Medio Oriente ed Asia Minore, che iniziò circa diecimila anni fa verso l'Eu ropa, l'Iran e l'Africa del Nord. Essa spiega anche perché, in conseguenza di queste migrazioni, l'Europa parla con poche eccezioni lingue indoeuropee, mentre nell'area meridionale e sudoccidentale della migrazione (Medio Oriente e Nord Africa) si parlano lingue afroasiatiche. L'espansione in direzione orientale vi portò lingue dravidiche. oggi quasi interamente soppresse e sostituite da lingue indoeuropee del ramo iraniano-indiano, che vi arrivarono molto dopo Avrò occasione di riparlare di questa importante conferma di ordine etnico-arcneologico della ipotesi nostratica. I linguisti hanno poi sviluppato tecniche che tentano di ricostruire la lingua madre di quelle che appartengono al gruppo, anche detta la -protolingua-. Per esempio, in protoindoeuropeo -io- era -me-; -cane- era -kwon-; la preposizione -in- (segnale di rapporto locativo) era -en-. In protouralico queste tre parole erano mi, kujna, na; potrei continuare con altre protolingue del gruppo nostratico, che pure mostrano forti somiglianze. Per ricostruire il nostratico è stato quindi possibile'fare uso delle protolingue delle varie famiglie linguistiche, le radici nostratiche delle tre parole ora dette sono risultate mi, kujna, na, in questo caso identiche al protouralico. Ma le sorprese non sono finite qui, anzi, in un certo senso cominciano adesso. Ho raccontato in un articolo precedente che tutte le lingue amerindie, cioè degli americani aborigeni, hanno avuto un'origine comune, che probabilmente ha inizio con le prime migrazioni a partire dall'Asia nordorientale, cominciate tra dodici e quindicimila anni fa, e che portarono all'occupazione dell'America attraverso quello che è ora lo Stretto di Bering ed era a quei tempi una striscia di terra. Le popolazioni che si sono spinte allora nel Nuovo Mondo avevano probabilmente un'origine comune a quella degli uraloaltaici e delle popolazioni ad esse affini che vivono ancor oggi in quel lembo di Siberia. Non stupisce perciò che si trovino somiglianze tra le rispettive protolingue. Ne scelgo alcune da una lista comunicatami dal professor Vitalj Shevoroshkin, di origine russa ma oggi alla Università di Ann Arbor nel Michigan. In protoamerindio le tre parole che ho detto sopra sono mu, kuan, nu. Se ne potrebbero aggiungere molte altre che pure ' indicano sorprendenti somiglianze: -mano-, mana in Nostratico significano -uomo-, marito e mano in amerindio significa -marito-. Donna è kuni in Nostratico, kuna in amerindio, e cosi via. Naturalmente viene da chiedersi se si potrà mai ricostruire una lingua unica, primordiale, madre di tutte le lingue viventi. Più indietro si va e più difficile diventa. Greenberg ha da tempo pubblicato una serie di Universali linguistici e culturali comuni a tutte le lingue o culture; vi ha ora aggiunto una parola, o più esattamente una radice che pur se non perfettamente universale si ritrova in almeno molte delle lingue di quasi tutte le famiglie linguistiche, prendendovi lo stesso significato o significati affini. Questa radice quasi universale naturalmente cambia un poco da una famiglia all'altra, secondo ben note regole proprie dei cambiamenti fonologici: essa è tik-, che vuol dire uno, oppure dito (di solito indice). Il doppio significato è naturale, in quanto, se vogliamo indicare -uno- con un gesto usiamo di solito il dito indice. Incoraggiati da questo primo esempio, gruppi di ricercatori stanno cercando altri esempi di radici universali o quasi, e ne hanno già trovati parecchi. Se il loro sforzo sarà riconosciuto valido potremo dire che il linguaggio umano ha avuto origine una sola volta, e probabilmente là dove sembra che l'Uomo moderno si sia sviluppato, l'Africa. Luca Cavalli-Sforza

Persone citate: Aaron Dolgopolski, Greenberg, Illie, Luca Cavalli-sforza