Scotta la ricetta della droga «ma è un dovere del medici» di Franco Giliberto

Scotta la metta della droga «ma e un dovere del medkl» Cure ai tossicomani, reazioni alla sentenza di Bologna Scotta la metta della droga «ma e un dovere del medkl» H presidente degli Ordini: «Non c'è bisogno dì autorizzazione per agire da tecnici» Ai cittadini che gU si rivolgono per essere curati, 11 medico può prescrivere qualsiasi farmaco, o sostanza purché lo faccia «in scienza e coscienza», ovvero sulla base delle proprie attente e prudenti valutazioni professionali. Non è una novità, già si sapeva. Ma ha egualmente suscitato discussioni la sentenza del giudice istruttore bolognese Leonardo Grassi, che ha prosciolto venti medici emiliani denunciati quattro anni fa per aver prescritto morfina e metadone a giovani tossicomani. Se quella sentenza' facesse testo, forse ci troveremmo di fronte, se non alla liberalizzazione della droga, a una sorta di liberalizzazione delle ricette per l'acquisto di stupefacenti. In realtà, il magistrato bolognese con l'atto di proscioglimento ha semplicemente voluto ribadire che tocca al medico valutare il valore terapeutico d'ogni prescrizione. E purché la ricetta non sia rilasciata a fini di lucro, per connivenza con il tossicodipendente, per passiva accon¬ discendenza o per altri inconfessabili motivi, nessun reato è ipotizzabile a carico del medico. Quanto all'obbligo di rispettare le norme sul trattamenti di disassuefazlone dalla droga, fissate dai decreti del ministro Ardasi nel 1980 (il medico di base dovrebbe provvedere alla disassuefazlone In stretto contatto e in collaborazione con le strutture sanitarie pubbliche), non si tratta di un obbligo che emana dal codice penale. Uno degli assolti, il consigliere regionale dei Verdi dottor Vito Totire, sostiene che i decreti Aniasi non prefigurano un rapporto gerarchico del medico nei confronti della struttura pubblica, in tema di disassuefazlone dalla droga: 'Esistevano evidenti divergenze sulle modalità di quei trattamenti, quindi il nostro gruppo si è comportato secondo scienza e coscienza, autonomamente*. B presidente della Federazione nazionale degli Ordini del medici, on. Eolo Parodi, aggiunge: «Ecco un magi¬ strato attento, che ha capito quel che molti tecnici spesso non capiscono: ossia, che il problema dei tossicomani va affrontato caso per caso. I comportamenti clinici vanno dosati a seconda, delle situazioni che si presentano: se un giovane è in crisi d'astinenza, se è in una fase di distacco graduale dalla droga. •Un medico che in strada trova un cittadino svenuto per un collasso o per un edema polmonare compie degli atti tecnici urgenti, terapeutici, e nemmeno si sogna di chiedere prima l'impegnativa o la collaborazione della struttura pubblica. Non ha bisogno di autorizzazioni per agire da tecnico. 'Naturalmente, il medico che ha a che fare con un tossicomane non può diventare uno spacciatore, rilasciando ricette a cuor leggero. Naturalmente, non può prescrivere con marcata continuità morfina o altri succedanei dell'eroina, altrimenti saremmo alla "droga libera". Se il tossicomane ha bisogno di un lungo trattamento, farmacologico e psicoterapeutico, il medico non può che av- viario alia struttura pubblica*. Lo psicologo Danilo Sermenti, impegnato a Roma In un servizio di tutela della salute del tossicodipendenti, testimonia che il ruolo del medici di base di fronte al problema della droga è tutt'altro che facile: 'Anche in questo caso, come per tanti altri aspetti della vita, valgono soprattutto la sensibilità e la moralità individuali. C'è il medico che si prende a cuore il dramma del tossicodipendente che gli si presenta in ambulatorio e stabilisce con lui un rapporto di fiducia, di grande valore terapeutico — magari anche solo temporaneo — ai di là della prescrizione di farmaci. C'è il medico che respinge immediatamente, appena gli si presenta, ogni caso di tossicomania. Chi è plU debole nei confronti delle minacce velate che spesso i tossicomani fanno, pur di ottenere una prescrizione. Chi corre per principio il rischio di un rifiuto della prescrizione, se non è convinto della sua utilità terapeutica'■ L'impressione di chi lavora a contatto con 11 mondo dei tossicomani, comunque, è che in Italia sia molto diffusa — lecita o meno lecita, ispirata da più o meno nobili valutazioni mediche — la distribuzione con 'regolare ricetta* di succedanei dell'eroina. Manca un serio rilievo statistico nazionale, che dovrebbe competere al ministero della Sanità. Fra le denunce parziali, è rimasta senza esito quella del Nuovo bollettino di farmacologia clinica, rivista bimestrale curata dal Consorzio regionale farmaceutico ospedaliero di Napoli. Qualche anno fa, alcuni redattori della rivista avevano condotto un'Inchiesta fra piti di trecento farmacisti della città e della provincia e avevano calcolato che in dodici mesi erano state smerciate a Napoli più di un milione di fiale di morfina da venti milligrammi ciascuna (una sola farmacia, vicino alla stazione ferroviaria, avrebbe consegnato dietro presentazione di ricetta 368 mila fiale). Tra 1 clienti, un gran numero di giovani galoppini della camorra, «/in fi drogati*, che avrebbero poi alimentato 11 già colossale mercato clandestino. Franco Giliberto

Persone citate: Aniasi, Danilo Sermenti, Eolo Parodi, Leonardo Grassi

Luoghi citati: Bologna, Italia, Napoli, Roma