Paura della Germania

Paura della Germania Paura della Germania BARBARA SPINELLI In un commento sulla guerra del Ciad, Le Monde si è lasciato sfuggire un pensiero meno calcolato del solito, più meditabondo: «Per quanto curioso ciò possa apparire ad alcuni spiriti europei, il presidente Habré è ossessionato dalla riunificazione del territorio ciadiano, sulla quale vuol fondare la propria legittimità». La frase sarebbe anodina, se non fosse per quell'accenno all'Europa impoltronita, incapace di capire una rivendicazione talmente ovvia E non solo incapace di capirla, ma pronta a ridacchiare, a considerarla una incongrua bizzarria. Mi ha colpito la frase citata, perché è con lo stesso fastidio stupefatto che gli «spiriti europei» stanno osservando la visita di Erich Honecker, presidente della Germania comunista, in Repubblica federale. Ma cosa hanno in mente, questi tedeschi occidentali? Non aspireranno magari alla famigerata, orripilante Riunificazione? Curioso davvero è il loro bisogno di patria Curioso e inelegante. Infatti la Germania l'amiamo così com'è: senza radici, giacché le radici tedesche si sono rivelate malvagie, fluttuante nel vuoto, e matura proprio per queste a dissolversi nella Cec o nella Nato. La sua divisione, il suo sradicamento sono certo dolorosi nel brevissimo termine. Ma nel lungo periodo si riveleranno provvidenziali, anzi prefigureranno quel che Europa occidentale dovrebbe divenire: zona di libero scambio, ponte fra due sponde. Mercato Comune e moderno. Il concetto di integrità territoriale apparirà desueto, e ridicolo l'imperativo di difenderlo. Avremo perso non solo le parole per dire chi siamo, ma anche il Luogo a partire dal quale dirlo. Con questo non voglio affatto esaltare il neo-patriottismo dei tede¬ schi, la loro tendenza a cercar rifugio in un neutralizzato Centro Europa. Vorrei soltanto richiamare l'attenzione sulla maniera in cui l'Europa è stata fin qui pensata e costruita, e più precisamente sulla germanofobia che continua a esserne il cemento fondamentale. Una germanofobia che l'Occidente condivide con i regimi di Polonia, di Cecoslovacchia, dell'Urss. E perfino della Repubblica democratica tedesca, scandalosamente lavata dalle colpe naziste. La paura della Germania unita è utile a tutti: giustifica l'ordine post-bellico, serve a dimenticare che non solo Berlino Est ma anche Varsavia, Praga, Budapest, sono state sacrificate e svendute. Che per l'intera Europa sussiste, irrisolto, un problema d'integrità culturale e territoriale. «Per costoro la minaccia sovietica è una manna. Se non esistesse, dovrebbero inventarla», scrive lo storico americano David Calleo in un lucido saggio sul vizio di germanofobia della politica estera europea, e addirittura tedesca. Di qui la domanda ormai oziosa, ripetitiva: «Ma t'Urss vuole o non vuole la riunificazione?». E la con clusione: «Non la vuole, per nostra fortuna». Fino al giorno in cui Honecker annuncia che il «Muro di Berlino prima o poi diverrà inutile, se le due Germanie coopereranno pacificamente». L'ha dichiarato giovedì, e per i tedeschi senza-patria è stata una scossa emotiva. Peccato che l'Europa occidentale non susciti mai simili emozioni. Basterebbe dire pubblicamente che la riunificazione non fa paura all'Occidente, ma solo airUrss, che la pax sovietica in Eu rapa orientale nasce dalla seconda guerra mondiale ma non è partorita dai tedeschi. La loro colpa originaria non cancella le successive colpe dell'Urss. Basterebbe far la pace con la Germania prima che sia il Cremlino a farla al posto nostro.

Persone citate: David Calleo, Erich Honecker, Honecker