I comandi in un bunker sulla Cassia di Gianni Bisio

# comandi in un bunker sulla Cassia # comandi in un bunker sulla Cassia E' in un tunnel, scavato nel '42 nel tufo delle colline che fiancheggiano la via Cassia, presso La Storta, a Nord di Roma, la complessa struttura di comando da cui partiranno e saranno coordinati gli ordini per l'intervento — se ci sarà — delle 7 navi e dei 1200 uomini della Marina militare impegnati nell'operazione Golfo Persico. Se nel vecchio palazzo del ministero. In Lungotevere delle Navi, ci sarà la sala operativa dello Stato Maggiore (che si sta adeguando al nuovo compito), il vero cervello delle operazioni, con tutti i mezzi di trasmissione, sarà nel «bunker» di Santa Rosa, dove fu sistemata nel '43 la centrale protetta di Supermarina. Qui, dal 1972, ha sede lo Stato maggiore operativo centrale (Smoc) con il Comando in capo della squadra navale (Cincnav) e il Comando navale Nato per il Mediterraneo centrale (Comedeent). Non si tratta cer¬ to di una «base segreta»: tre alte antenne a traliccio bianco-rosse ne svelano l'ubicazione a chiunque si avvicini, mentre nel giugno '86 il complesso di impianti è stato anche mostrato ai giornalisti. Certamente è Invece una struttura protetta, sicura, costruita per sopravvivere e funzionare in modo autonomo per almeno 15 giorni in caso di attacco nucleare. Vi operano, con diversi compiti, quasi 800 uomini: 2 ammiragli, 38 ufficiali superiori e 20 inferiori, 74 sottufficiali, 38 sottocapi e comuni, oltre a personale del Quartier generale, del Centro telecomunicazioni e dei servizi di sicurezza. Il perimetro è dotato di moderni sistemi elettronici antl-intrusione, la sorveglianza è affidata a reparti speciali della Marina, appositamente istruiti presso 11 Comsubln, il Comando subacquei incursori di Varignano. Gli edifici esterni, a parte le palazzine alloggio (alcune costruite nell'85), sono concentrati al centro di una piccola valle al termine della quale si apre il portone corazzato del tunnel scavato nella collina dove ha sede il cuore del comando. La prima parte della galleria compie due curve ad «S» per neutralizzare gli effetti di un'eventuale esplosione all'esterno. C'è poi una porta tagliafuoco, realizzata anche in funzione antiradiazioni: subito a monte c'è la sala di decontaminazione da usarsi in caso di attacco nucleare. La galleria si divide quindi in sei diramazioni, cinque contengono i diversi servizi, una ospita la struttura fondamentale del Comando, la «Centrale operativa aeronavale». Da questa sala, in sostanza, è possibile conoscere continuamente (24 ore su 24) la situazione generale di tutto il bacino del Mediterraneo e della nostra flotta in tutti i mari del mondo. Su un tabellone (7 metri per 5) sono riportate le posi- zioni delle navi militari, sia italiane, sia alleate, sia appartenenti al blocco sovietico o alle nazioni rivierasche. Ci sono anche pannelli per conoscere la situazione delle nostre unità (se sono in mare, in porto, ai lavori), degli equipaggi, degli aerei antisommergibili (1 Breguet USO Atlantic) in pattugliamento dalle basi di Slgonella e Cagllarl-Elmas. Non manca un aggiornamento continuo delle condizioni meteorologiche, sulla base dei dati forniti anche con il Meteosat. La quantità di notizie che affluisce alla sala operativa è diventata comunque talmente grande da richiedere l'uso — dall'85 — di un calcolatore elettronico, un HoneyweU ADP/CCIS installato in una delle gallerie protette, con 5 videoterminali nella sala operativa. Solo in questo modo è possibile avere un'idea chiara ed aggiornata della situazione: per ogni unità si possono conoscere posizione e movimenti dell'ultimo mese. Il comando, come un cuore, non potrebbe vivere senza la rete di vene e arterie, cioè il grande cèntro di telecomunicazioni che lo mette In contatto sia con le basi periferiche, sia con le unità navali ed aeree. Tutto naturalmente via radio, in alta frequenza (HF), con macchine cifranti automatiche. Ma per l'operazione Golfo Persico è pensabile che si impieghino anche collegamenti via satellite (in UHF), un'esigenza che si era già affacciata negli anni scorsi con esercitazioni fuori del Mediterraneo. Non è improbabile quindi che la «task force» italiana si colleghi — sempre con i suoi cifra tori — anche a sistemi via satellite usati dalle navi mercantili o a reti militari di Paesi alleati Di certo, a parte le istruzioni molto precise che riceveranno sia l'ammiraglio Mariani, comandante della squadra navale, sia i comandanti delle sette unità, qualsiasi decisione importante da prendere in quello che oggi è il mare più caldo del mondo passerà anche per il «bunker» sotterraneo di Santa Rosa. Gianni Bisio

Persone citate: Mariani

Luoghi citati: Roma