E' morto Voldata, per 60 anni testimone e critico del cinema

E' morto Volitata, per 60 anni testimone e critico del cinema Ieri a Torino per complicazioni dopo un intervento chirurgico E' morto Volitata, per 60 anni testimone e critico del cinema Nato nel 1907, era a «La Stampa» dal 1943, aveva collaborato fino al mese scorso TORINO — Achille Valdata, 11 decano del critici cinematografici italiani, è morto Ieri pomeriggio alle 16 all'ospedale delle Molinette Ih seguito alle complicazioni sopravvenute dopo un intervento chirurgico allo stomaco. Valdata avrebbe compiuto ottant'annl domenica prossima, il cinema ne aveva voluto festeggiare 1 sessantanni di attività assegnandoli una medaglia d'oro, che il Sindacato Critici Cinematografici gli avrebbe consegnato in questi giorni. Collaboratore e. critico delle prime riviste di cinema, entrò poi a «La Stampa» nel gennaio del 1043 come correttore di bozze, ma si era In realtà sempre occupato di film, tanto da essere stato chiamato come collaboratore per le voci Cinematografiche dell'enciclopedia Utet Presidente del critici piemontesi nel 1977, aveva anche ricoperto incarichi sindacali presso l'Associazione Stampa Subalpina. Iscritto all'Albo dei giornalisti pubblicisti fin dalla sua costituzione, nel gennaio del 1946, aveva collaborato a «La Stampa» dopo 11 pensionamento, nel giugno del '68, fino al mese scorso, quando 11 ricovero in ospedale si era reso improrogabile. I funerali si svolgeranno probabilmente sabato mattina. Non s'è mai visto amare il cinema in modo più totale c insieme pudico; Valdata, come certi personaggi americani, ha Tatto molte parti nel giornale, dal correttore di bozze all'impiegato, all'insostituibile informatore, ma non ha mai smesso la sua passione vera. Dietro la conversazione apparentemente minuta e familiare! come dietro ogni fervida divagazione seguendo i rimandi di una memoria prodigiosa, Valdata non perdeva mai di vista il suo obiettivo. Ogni discorso partiva da un film e vi ritornava, ogni recensione era la verifica di un'abitudine ormai collaudatissima. Iniziò a occuparsi di cinema nel periodo eroico, quando la divulgazione passava anche dai piccoli periodici illustrati, in cui un solo redattore doveva coprire tutti i ruoli, quando anche la critica cinematografica sui quoti- diani era agli albori e portò sempre nei suoi incarichi giornalistici (non solo nelle recensioni, anche nelle più piccole notizie) un riflesso suggestivo di quello stile sintetico che per essere preciso non dimenticava di essere leggibile. C'erano espressioni che ormai usava solo lui, affettuosamente mutuate dai Sacchi e dagli altri grandi giornalisti-recensori di un tempo. Per esempio, l'espressione «commediola», sembra nulla, ma provate a metterla accanto a un film e, senza cattiverai la maj^hierà scirfp>e.^^rtv9cgto dètl'et aveva consentito a Valdata di essere immune dal entichese, dai vezzi di un'oscurità di linguaggio fintamente profonda; la straordinaria capacità di lavorare fino all'ultimo gli aveva consentito di coprire con la vita e con il suo lavoro un tempo del ci nema assai lungo, dal cine ma francese tra le due guerre ai telefoni bianchi, dal neorealismo al cinema spettacolare dei nuovi americani, sempre conservando naturalmente come nostalgia e paragone il cinema hollywoodiano classico. m. àtore cinei co (allora si diceva vice) ac¬ canto a un nome storico della crìtica di cinema sui giornali, Mario Gromo, iniziatore proprio su «La Stampa» non solo di regolari servizi e recensioni, ma di pagine speciali di informazione e critica. Di Leo Pestelli, poi, Valdata fu più che un collaboratore, un amico fedelissimo e indispensabile, era lui che raccoglieva tutta la documentazione sui film, lui che sopperiva alle distrazioni soavi di quel sottilissimo letterato. Quando, è storia recente, arrivarono a valanga i film nei programmi televisivi, il consiglio di Valdata fu prezioso per ritrovare un filo, un ordine nelle informazioni ai lettori. Decano ormai, con sorridente ironia, nel Sindacato critici, testimone di un passato già nei libri, praticò sempre la discrezione che aveva imparato agli inizi, prevaricava solo amabilmente, ma strenuamente quando i ricordi premevano. Ci viene in mente un'intervista a Hitchcock alla quale Valdata era presente; ad un certo punto fu tale l'empito dei ricordi che il maestro aveva suscitato, su un certo periodo del cinema, che Valdata cominciò a evocare per suo conto e Hitchcock, suo malgrado affascinato, si fermò per ascoltare nella traduzione dell'interprete quell'inedita lezione di cinema, quel fiume affettuoso di ricordi in cui i film erano mescolati alle storie di una vita. (E adesso chi saprà rievocare quell'antica Torino, capitale del cinema, la Fert, Maciste, villa Gualino...? Restano le collaborazioni di Valdata ai libri, resta soprattutto un ar- 'dà ofàmq&Jlfr Stefano Reggiani Achille Valdata con Fellini, uno dei suoi tanti amici del cinema

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