La dc spera nell'Onu e frena la flotta di Paolo Passarini

La fife spera nell'Onu e frena la fletta Riprende vigore la linea di Andreotti: attendere la missione di de Cuellar La fife spera nell'Onu e frena la fletta Si potrebbe così evitare l'intervento dell'Italia - In ogni caso fregate e cacciamine partiranno 36 ore dopo il voto finale del Parlamento - E si potranno sempre far tornare indietro se ci sarà un «cessate-il-fuoco» ROMA — Il Senato della Repubblica ha svolto un lavoro alla Penelope sulla decisione che il governo aveva assunto a proposito dell'invio di una flotta nel Golfo Persico per proteggere i mercantili italiani. Non si è trattato di uno smontaggio completo della tela, poiché l'esecutivo ha agevolmente ottenuto la fiducia dei senatori su una mozione che conferma la decisione del 4 settembre. Ma questa è stata stemperata, politicamente ricollocata, dilazionata negli effetti operativi e posta in condizione di essere revocata a seconda dei risultati della missione a Teheran del segretario generale dell'Onu, Perez de Cuellar. La mozione approvata nella nottata di ieri mette così chiaramente in evidenza che la strada maestra resta quella dell'Onu indicata dal ministro degli Esteri Giulio Andreotti (posizione, del resto, almeno formalmente accolta da tutta la maggioranza), che la decisione di inviare un naviglio nell'area del Golfo ne appare quasi come un corollario non necessario, cioè, come disse appunto Andreotti, «opinabile». Nel discuterne il testo, martedì sera, i capigruppo della maggioranza ne hanno anche limato alcune espressioni, peraltro non sostanziali, in modo, tuttavia, da segnalare un imbarazzo: per esempio, la sottolineatura a proposito delle «acque sicuramente internazionali» in cui la missione deve avere luogo, cosa che avrebbe dovuto risultare ovvia. Domani inizierà il dibattito alla Camera, che dovrebbe protrarsi fino a sabato. Sarà così passata una settimana, durante la quale le navi sono rimaste nei porti di Taranto e Augusta, sapendo che hanno di fronte 25 giorni di navigazione per raggiungere il Golfo. Ma, poiché de Cuellar dovrebbe recarsi a Teheran lunedì prossimo, è probabile che il dibattito venga trascinato fino a quel giorno per valutare gli esiti della sua missione prima di una decisione definitiva. E, infatti, il capogruppo de al Senato Nicola Mancino ha apertamente dichiarato: «Decidere oggi di partire non significa poi necessariamente salpare». Prima della dichiarazione di Mancino, l'ex presidente delle Acli, Domenico Rosati, oggi senatore de, ha annunciato la scoperta (l'espressione è sua) di «un passaggio a Nord-Ovest» per sbloccare il dibattito e, soprattutto, lo scontro tra maggioranza e opposizione comunista. Ha, cioè, proposto una «pausa di riflessione» di qualche giorno ancora, prima di precipitare una decisione. Non si trattava della posizione di tutta la de, né, per quello che risulta dimostrabile, di una sua parte; ma lo stesso Rosati ha dichiarato di aver rintracciato il suo passaggio a Nord-Ovest '-nei fiordi della posizione andreottiana». D'altra parte, dopo che Rosati ha sollecitato la de ad assumere ufficialmente questa posizione (senza successo), alla presidenza del gruppo democristiano del Senato un'identica proposta è stata avanzata dai senatori della Sinistra indipendente. Il comunista Ugo Pecchioli ha poi elogiato pubblicamente Rosati, che gli aveva consegnato una copia del suo intervento prima di pronunciarlo, cosi come l'aveva consegnata ad Andreotti. Dall'interno della de si è saputo che, se le navi partiranno (il che, in ogni caso, non avverrebbe che 36 ore dopo la decisione definitiva del secondo ramo del Parlamento), «andranno piano». Infatti è ormai pacifico, dopo le dichiarazioni rese in aula da Andreotti e da Valerio Zanone, che, se de Cuellar ottenesse dall'Iran una qualche promessa di «cessate-ilfuoco», la missione della flotta italiana verrebbe annullata. Su questo punto, con significativa prontezza, conviene anche, senza titubanze, YAvanti! di oggi, per il quale, in tal caso, «verrebbero meno le ragioni di una presenza militare di protezione e di difesa». Era tuttavia sembrato, nelle scorse settimane, che una parte del governo fosse favorevole ad inviare i cacciamine anche prima che venisse meno il «cessate-il-fuoco» precedente. Semmai era stata la fine della tregua a far recedere questa posizione. Ora è il suo contrario. Il psi di Bettino Craxi, che, con rapido blitz aveva battuto nello scontro frontale la posizione di Andreotti il 4 settembre, di fronte al meticoloso e morbido recupero di questa, ha preferito sottrarsi al rischio di apparire eccessivamente «interventista» (l'espressione è stata usata ieri da Luciano Lama). A questo punto, quindi, le navi partiranno tardi, andranno piano, sostenute da scarsa convinzione politica e, se il negoziato Onu farà passi avanti, torneranno subito indietro, come fossero partite per un'esercitazione. O, forse ancora, non partiranno neppure. Una decisione molto pacata dopo parecchi giorni di discussioni infuocate, che hanno spinto il governo a chiedere una fiducia parlamentare che ne ha intaccato la fiducia politica. Paolo Passarini

Luoghi citati: Iran, Italia, Roma, Taranto, Teheran