Strehler: «Dentro l'oscurità fino a trovare la luce di Mozart»

Strehler: «Dentro l'oscurità fino a trovare la luce di Mozart» Strehler: «Dentro l'oscurità fino a trovare la luce di Mozart» «Un'opera in musica tra le più profonde che siano state create del genio umano» - «Bisogna solo seguire la realtà di questo capolavoro» Con il Don Giovanni per la Scala Giorgio Strehler festeggia i suoi quarantanni di fedeltà registica alla grande istituzione musicale milanese (la sua prima regia reca la data 1947 ed è per una Giovanna d'Arco al rogo di Honegger) e firma il suo quarto allestimento mozartiano in ventidue anni. A Salisburgo nel 1965 il regista sigla infatti un Ratto dal serraglio giudicato immediatamente- un «gioiellino» dal pubblico entusiasta e non a caso entrato stabilmente in repertorio, di quel festival. Nel 1973, nel teatro della reggia di Versailles, è la volta delle Nozze di Figaro, altra riuscita piena, con repliche per un quadriennio all'Opera di Parigi. Nel 75. infine, di nuovo a Salisburgo, va in scena, stavolta con esito contrastante. Il flauto magico; sul podio c'è Karajan che si dice non condivida la visione di .protofiaba., anni di .fiaba delle fiabe, in cui crede ciecamente il regista triestino. Ed ora è imminente il confronto con l'opera «difficile, difficile» (come la definiva un giornale di Praga all'indomani della prima del 29 ottobre 1787), ma stupenda, e per di più circondata da un'aura misteriosa di leggen¬ da, che anticipa di pia di un secolo il prodigioso exploit del capolavoro mozartiano. Il regista, raggiunto telefonicamente a Calvi in Corsica, ha'eoa' illustrato"il suo, lavoro. «Parlare del Don Giovanni di Mozart e di una sua "esecuzione" a teatro mi è molto difficile. Soprattutto perché si tratta di un'opera in musica tra le più alte e più profonde che siano state create dal genio umano e come tale è giustamente insondabile soprattutto con le definizioni. «Anche per questo ho detto "esecuzione" nel teatro. E non penso che si debba — meno che mal In questo caso — parlare di "regia" o di "direzione della musica". Credo che solo una ricerca unitaria, il più possibile unitaria, debba essere il primo scopo, il punto di partenza e di arrivo del Don Giovanni di Mozart sul teatro, ieri e oggi e domani. Del resto questo è 11 problema di ogni opera "lirica" o "dramma musicale", ma portato in questo caso agli estremi. «Insomma, di fronte al Don Giovanni di Mozart (e io non lascerei troppo in disparte Da Ponte), c'è da domandarsi se veramente sia possibile darne una interpretazione totale. Forse si può tentare una interpretazione "tendenzialmente" totale. Non di più. In un certo senso 11 Don Giovanni non si può fare e nello stesso tempo si può e si deve fare. Perché è nato per il teatro, è nato per essere rappresentato». Tra le prime fonti del mito teatrale del Don Giovanni ci sono com'è noto alcuni canovacci della Commedia dell'Arte del 600 italiano. Lei che è un profondo'conoscitore del mondo teatrale pensa di utilizzare in qualche modo queste remote origini nella sua messa in scena? «Sii viene da rispondere: come sarebbe possibile pensare il Don Giovanni, senza la sua "storia teatrale", senza la sua tradizione, anche quella della Commedia dell'Arte? Ma altresì come sarebbe possibile avvicinarsi adesso, preoccupandosi soprattutto o troppo parzialmente di questa tradizione? Quello che di storia del teatro c'è nel "Don Giovanni" di Mozart c'è, è scritto, in parole, indicazione gestuale e musica in un equilibrio stupefacente. Qualsiasi presa di coscienza critica o del gusto in più, o più in là o più in qua, non dovrebbe sussi¬ stere. Insomma bisogna soltanto seguire la "realtà" di questo capolavoro. Tutto il problema, evidentemente, sta proprio in quel soltanto». Vari studiosi hanno sottolineato alcune incongruenze di questo capolavoro, e tanto per cominciare nello snodarsi dell'azione temporalmente confusa e nella stessa disparità degli ambienti scenici spesso scoordinati. Come sarà nel tempo e nello spazio questo suo Don Giovanni? «Credo di poter sottolineare la compattezza, la consequenzialità, anche la "logica" ineluttabile dell'azione drammatica e musicale del "Don Giovanni". "Don Giovanni" non è — lo credo fermamente — un'opera scombinata e costruita in modo non equilibrato. E' assente, mi pare, nell'opera ogni pittura d'ambiente, ma non è assente il tempo, non è assente la vita, reinventata dall'arte suprema, più vera della vera. E qui ci sono luoghi, ci sono notti, albe, sere che declinano, paesaggi e itinerari del cuore e del sentimento, caratteri e passioni che si svolgono in un movimento reale e profondo che le necessità dell'opera con forme chiuse non sfiora, o sfiora appena». Il grande dilemma di molti registi del celebre melodramma è stato se privilegiare nella figura di Don Giovanni sul piano amoroso la crudeltà fino al cinismo oppure il fascino seduttorio sino alla tenerezza: sul piano comportamentale l'istrionismo comico da vero e proprio attore oppure la tragicità quasi da eroe del rigorismo negativo, da .ateista fulminato.. Quale delle due componenti pen¬ sa di porre in maggior rilievo nella sua rilettura registica? «Proprio nel ricercare la complessità nel personaggio di Don Giovanni deve situarsi una ricerca Interpretativa legittima. In genere il teatro invece di sondare queste complessità e non contraddizioni del "Don Giovanni" le sorvola, tende a schematizzare là dove invece occorre disperatamente scendere in giù, molto in fondo, nel molto complesso, nel buio, perché poi, e soltanto poi, forse riemerge quella limpidezza che al più oscuro Mozart ha sempre saputo dare. C'è nel personaggio di Don Giovanni la crudeltà certo, c'è il cinismo, c'è la seduzione, c'è anche il gioco, il divertimento, il vizio dell'amore-non amore, e insieme l'eroismo di un rifiuto del trascendente che è però, al tempo stesso, anche un limite di "umanità" e di capacità di guardare in alto. Come 11 lavoro che stiamo per intraprendere riuscirà a dare almeno un lume alla grandezza del " Don Giovanni" di Mozart, noi non sappiamo. Ci stiamo dentro con tutto il meglio di noi stessi, con molto coraggio ma anche con molta umiltà Cosi come si deve». Guido Davico Bonino Gruberova per Don Giovanni

Luoghi citati: Corsica, Parigi, Praga, Salisburgo