Un poeta nel quartiere delle sorprese di Stefano Reggiani

Un poeto nel quartiere delle sorprese Mostra di Venezia; ieri in concorso il «quaderno privato» di Agosti - Oggi i premi Un poeto nel quartiere delle sorprese In gara c'era anche «La stagione dei mostri» di Jancsó - H regista ungherese si ripete, ma è sempre interessante, pur nella sovrabbondanza delle allegorie DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Messi con cautela, forse con trepidazione in sottofinale, quando 1 giochi sono stati fatti, l'ex venerato Jancsó con Szornyek Evadja. La stagione dei mostri, e l'irregolare italiano Silvano Agosti con Quartiere hanno occupato senza fatica la penultima giornata della mostra. Di Jancsó (del lavoro febbrile e quasi senza sbocco sulle macerie del proprio mondo) diremo poi, preme avvertire subito che Quartiere è una delle poche, autentiche sorprese che Venezia ci ha riservato. Film urtante, scomodo, diverso; certe volte vorresti scrollare il regista per impazienza o disagio, altre volte ti abbandoni all'irrompere di momenti assoluti, quelli rari che in cinema sospendono il tempo, autore e spettatore persi nella medesima contemplazione. Il fatto è che Agosti è ancora sperimentale nel modo più diretto, nelle case e nelle strade del suo Quartiere cerca lo stile giusto per non disperdere emozioni spesso volatili o inaccessibili alla grande maniera, fosse pure quella, cosi cara ai festival, del film d'autore: ha raccolto quattro storie vere del quartiere dove abita, a Roma, in una specie di quaderno privato che ha l'apparenza ingannevole del videofilm (girato addosso alle persone e alle cose, quasi senza lasciare interstizi, spazi di manovra) ma che, al contrario, si giova di un'immagine cinematografica molto elaborata e raffinata, un prevalere dei toni notturni, del buio rotto da improvvise chiarita, o aperto sulla luce di corridoi e di stanze. L'unico pericolo di questo stile è che il sentimento lirico e scontroso che stringe il rapporto tra luogo e persone, scivoli in uno sfinimento un poco lezioso, come accade nella parte finale del film (l'uòmo che monta l'antenna per sentire il rumore delle stelle, 11 barbone che riceve in dono da una portinaia una notte d'amore dopo una vita di castità). Ma nel resto, lo stile domina anche la realtà più penosa, come nel.primo episodio. Comincia Quartiere con il racconto della violenza che una ragazza e la sorella minore subiscono una notte di capodanno: accettano incautamente dopo una prova d'orchestra un passaggio in auto e rimangono sequestrate fino all'alba da un gruppo di teppisti che, come direbbe un resoconto di cronaca, abusano ripetutamente della maggiore. Poi, i giorni difficili della normalità in casa, la sorella minore che non riesce a dimenticare, la maggiore che ha ricevuto una lettera dal violentatore, una strana richiesta di perdono e di tregua. Quando, è passato un anno, la ragazza presenta in casa come fidanzato l'ex violentatore, solo la sorella mostra di ricordare con allarme uno del protagonisti di quella notte, gli altri familiari hanno fretta che finisca un incu- bo, che ci siano le nozze, mai cosi riparatrici. (Tutto raccontato per visi, per occhiate, per mezze parole, per colpi di luce). Il secondo episodio racconta di due ragazzi che frequentano la palestre di karaté; è estate, 1 genitori ricchi dell'uno sono all'estero, l'altro sta per sposarsi, 1 due amici decidono di passare l'attesa delle nozze nella casa bellissima e vuota del ricco. Per scherzo, per confidenza, per noia allacciano una relazione omosessuale; per il promesso sposo è una parentesi da dimenticare con facilita, per il ragazzo ricco un sentimento improvvisamente forte, cui rinunciare con dolore. (Tutto narrato per interni confortevoli, luci calde, romanze d'opera, scorci dalla finestra sulla città enorme e ). terzo episodio è appena un ritrattino di solitudine: un slparista d'un teatro romano torna a casa e trova che la moglie lo ha abbandonato, s'aggrappa per non perdersi all'immagine di una tigre vista in tv, poi alla tigre vera scrutata allo zoo; quando la moglie torna, lui non è più solo, ha 11 pensiero della tigre che non gli lascia più tempo. Qui c'è un briciolo di compiacimento intellettuale, come qualcosa di premeditato c'è nell'edificante incontro barbone-portinaia, del quale già abbiamo detto. Ma sono piccole riserve per un regista che, cosi suggestivamente, s'è inventato un linguaggio per reinventare le sue storie di quartiere. Agosti ha un passato di regista controverso, di produttore e di esercente, si proclama un artigiano, con una civetteria un poco astiosa verso le soddisfazioni che non ha avuto. Adesso Venezia ha riparato, anche se Quartiere non è di quei film che piacciono alle giurie. Stefano Reggiani Michel Piccoli in «L'homme voile» di Bagdadi, ultimo film in concorso oggi alla Mostra. Sotto, Susan Sarandoti e Jack Nicholson in un'inquadratura di «Le streghe di Eastwick» di Miller, fuori concorso

Persone citate: Agosti, Bagdadi, Jack Nicholson, Michel Piccoli, Miller, Silvano Agosti, Susan Sarandoti

Luoghi citati: Roma, Venezia