La corsa alla Casa Bianca é Bush l'uomo da battere di Ennio Caretto

La €orsa alla Casa Bianca é Basii l'uomo da battere Le incertezze «dei democratici hanno rilanciato i repubblicani La €orsa alla Casa Bianca é Basii l'uomo da battere Solo un errore di Reagan può mettere nei guai il suo vice - Resta l'ombra di Cuomo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON —11 pronostico è dell'ex presidente Nlxon. n candidato democratico alla Casa Bianca, ha detto Nlxon, sarà 11 governatore dello Stato di New York Mario Cuomo, e quello repubblicano sarà il vicepresidente Bush Sia pure di stretta misura, ha aggiunto l'ex presidente, vincerà Bush, a meno che nel crepuscolo del suo secondo mandato Reagan non Inciampi in una grave crisi economica o di politica estera, Nicaragua, Golfo Persico. Un macroscopico errore di valutazione? Non nel parere della maggioranza degli esperti, e non per l'umore popolare. Finite le vacanze estive, alla ripresa dell'attività parlamentare, il clima politico americano è infatti cambiato. Mentre nove mesi fa, all'apice dell'Irangate, il successo democratico alle elezioni del novembre '88 appariva quasi certo, adesso sembra più probabile quello repubblicano. E' il dato più Importante di un autunno che si preannuncia cruciale per l'America, l'autunno del vertice Reagan-Gorbaclov, e della paura in Borsa. Sono stati due annunci opposti e paralleli, entrambi dal campo democratico, uno di Jesse Jackson, l'altro di Gary Hart, a riproporre il tema del confronto elettorale. In una visita a New York, il leader negro ha dichiarato che formalizzerà la sua candidatura alla Casa Bianca il 10 ottobre prossimo, alla assemblea annuale del suo movimento, la «Coalizione Arcobaleno», cosiddetta perché fondata sull'Integrazione razziale. Anticipando una sua intervista alla tv, Gary Hart ha Invéce smentito le voci raccolte il mese scorso dal mass media in tutto 11 mondo di un suo ri- torno in lizza dopo lo scandalo della attricetta Donna Rice, ritorno auspicato dal 41 per cento del democratici, secondo un sondaggio d'opinione della rivista Time. Hart ha chiesto scusa per la sua condotta agli elettori, affermando che limiterà 1 suoi interventi pubblici a conferenze e lezioni alle università e a articoli sui giornali. La definitiva scomparsa dell'ex senatore del Colorado dalla scena elettorale ha catapultato Jackson alla ribalta: stando a Time, il leader negro raccoglie ora il 26 per cento del suffragi del partito democratico contro l'il per cento del governatore del Massachusetts Dukakis e il 9 per cento di Pat Schroeder, deputato, unica donna a mirare alla presidenza. Teoricamente, la sua posizione è tanto forte quanto quella di Bush nel partito repubblicano: il principale rivale del vicepresidente, il senatore del Kansas Robert Dole, raccoglie infatti meno della metà dei suoi suffragi. Ma nessuno crede a un confronto Jackson-Bush alle urne tra poco più di un anno. Nel vantaggio dell'erede di Martin Luther King sugli altri candidati democratici, gli esperti vedono anzi il segno della debolezza del partito all'opposizione. Lo storico Arthur Schlesinger ha osservato che l'America non è pronta per un presidente negro, e che Jackson potrebbe diventare motivo di fratture. E' esattamente lo scenario nixonlano: Nixon ritiene che i democratici arriveranno alla convention dell'esta¬ te prossima senza un capo carismatico e divisi, «e ascoltando il cuore più che la ragione si rivolgeranno a Mario Cuomo, l'alfiere della loro sinistra storica». Cuomo ha subito smentito di puntare a simili sviluppi, ma pochi gli credono: si diffonde sempre più la sensazione che egli sia il salvatore, U solo capace di risollevare il partito dall'Impasse in cui è caduto. Nel giudizio degli esperti, 1 democratici hanno perso due volte la loro occasione. L'hanno persa quando non sono riusciti a fare cadere Reagan sull'Iran gate, e invece sono stati messi sulla difensiva dal colonnello North. E quando non hanno saputo esprimere né un leader né un programma in alternativa a un presidente in difficoltà. Per questo motivo, Nixon scommette su Bush, sempreché le circostanze non cambino, pur considerandolo una personalità debole, scarsamente telegenico, e troppo anziano (ha 64 anni). Se nove mesi fa vincere o perdere nel novembre dell'88 sembrava dipendere solo dai democratici, adesso pare dipendere solo dai repubblicani. Il coltello per 11 manico lo ha di nuovo Reagan. Soltanto commettendo grossi sbagli il presidente potrebbe condannare alla sconfitta il suo partito. In questo momento, per lui quasi tutto punta al bello: sono vicini il trattato sull'eliminazione degli euromissili e il vertice con Gorbaclov, crescono le speranze di pace in Centro America e nel Golfo Persico, e l'economia continua a progredire. Ennio Caretto