La crisi non parte da Roche di Gian Paolo Ormezzano

La crisi non parte da Roche CICLISMO L'indifferenza preoccupa, non la sconfitta mondiale La crisi non parte da Roche Gli azzurri, battuti dall'uomo più forte nella corsa iridata, non hanno molto da rimproverarsi, grazie soprattutto ad Argentili - La dirigenza deve uscire però dall'immobilismo e dare una scossa al futuro DAL NOSTRO INVIATO villach — Del nuovo Merda (almeno per l'exploit di Glro-Tour-Mondiale nello stesso anno) si sbaglia la pronuncia del'cognome, dicendo Roche alla francese, Rosee con la «e» quasi muta, anziché giustamente all'Inglese, Roc con la «c» dolce. Dell'altro Merda si sbagliò per qualche tempo la grafia, omettendo almeno una consonante. Merda si fece capire più in fretta, Roche ci ha messo del tempo, dopo essersi annunciato bene quattro anni fa si 6 fermato nel 1986 per due operazioni alla gamba.. Ora sta recuperando le vittorie perdute. E' serenamente, lucidissimamente forte. E' simpatico, dolce, per ora non d interessa se attore o ho. E' 11 primo ciclista ad arrivare al miliardo l'anno di solo contratto (erano 900 milioni dalla Fagor, c'è stato lo •scatto» per il Mondiale). Ohe uno cosi grosso, cosi grande abbia battuto Argentin, togliendogli 11 titolo mondiale, in un certo senso consola. Domenica sera, all'hotel degli azzurri, 11 direttore, un austriaco autodefinitosi assai sportivo, si meravigliava che non si brindasse alla meravigliosa medaglia d'argento di Moreno. A due metri da lui c'era già, della nostra tribù, chi discuteva la corsa, ripercorreva le ultime fasi, scopriva che con uno scattino alla fine In più e uno sforzo prima in meno si vinceva facile. Bastava che Tizio rifinisse quell'a zloncina, bastava che Caio se ne stesse tranquillo. L'ipotesi di un Roche che avrebbe vinto comunque era stata, se non annullata, rimossa. E invece quella è la verità, e chiude secondo noi ogni discorso. Si doveva perdere e si e perduto, grazie soprattutto ad Argentin, nella migliore maniera possibile. Amen. Passiamo al nostro ciclismo tutto. L'anno scorso a quest'epoca quattro titoli mondiali compreso quello su strada del professionisti, il Giro, il Tour femminile, due classiche internazionali con Bontempl e una con Argentin, due record mondiali del l'ora di Moser. Adesso la Lie gi-Bastogne-Liegl soffiata da Argentin proprio a Roche e Criquielion. L'anno scorso tanta bella roba, e l'indifferenza. Quest'anno quasi niente, e l'indifferenza? Temiamo di si: < sarebbe peggio. Il nostro d clismo al Giro ha patito Roche, al Tour ha patito il Tour, al Mondiale ha patito la concorrenza dell'atletica, del caldo, dell'automobilismo. Affiora un'Idea malsana: che se si fosse rivinto il titolo massimo, non ci sarebbe stata la giusta eco. In fondo si sono vinti, in questi giorni, due titoli mondiali, dilettanti dietro motori e cronomen, ma per fortuna che questi ultimi hanno usa¬ to 11 filo diaccialo, sennò chi parlava di loro? Siamo preoccupati dal silenzio, lo saremmo di meno dalle grida di sdegno. Lo siamo di meno dalla consistenza del patrimonio tecnico e atletico, che se era ottimo l'anno scorso non può essere pessimo adesso. In Francia con mezzo Fondriest costruiscono una speranza. In Belgio aspettano da cinque anni un grande Vanderaerden, però tirano avanti. Forse noi nel ciclismo slamo stati abituati meglio di tutti. Durante anni, lustri, decenni è stato cosi facile l'entusiasmo che non si è pensato di costruire anche una cultura, per 1 tempi grami Abbiamo letto su una rivista un allarme, riferito ap- punto al dclimo, perché calano 1 tesserati agonistici, Intanto che aumentano 1 dcloamatori: quando questo dovrebbe essere il traguardo di ogni sport, o perlomeno il traguardo primario. Sarebbe davvero opportuna un'indagine con oscltiva a livello nazionale, per sapere di più sulla vita di questo ciclismo nelle teste •neutrali», oltre che in quelle dei suol amanti: la Federciclismo sembrava dedsa. a spendere qualche soldo, poi si è fermata, è arrivato prima 11 calcio che si interessa persino del gradimento del calci di rigore Eppure è questo il momento di programmare il futuro, di decidere in che direzione spingere: cicloturismo più che produzione di atleti? Moser il 10 ottobre a Mosca cerca anche il record dell'ora al coperto, poi d lascia, e mica possiamo basare il bilancio 1987 e la previsione 1988 sul Giro di Lombardia. Bisogna studiare questo sport, sapere come sta nei cuori, negli animi, oltre che nelle gambe della gente. Sennò si va anche verso un salasso di sponsor, dopo avere avuto per troppi anni troppe squadre. E questo con un potenziale pubblicitario ancora enorme, come dicono i pellegrini italiani di Villach, decine di migliaia, favolosi, feriti. Gian Paolo Ormezzano

Luoghi citati: Belgio, Francia, Lombardia, Mosca