Nono e Maderna,due poeti

Nono e Moderna/ due poeti D concerto per Settembre Musica all'Auditorium diretto da Zender Nono e Moderna/ due poeti Concluso l'omaggio al compositore veneziano - Il concerto di domenica riuniva due delle più alte espressioni della musica contemporanea: «Canto sospeso» e «Grande Aulodia» - L'Ensemble Garbarino appiana le difficoltà dei lavori giovanili di Nono - Dedica ad Alessandro Stradella dell'Accademia dèi Santo Spirito TORINO — Nono se n'è andato, ma ci ha lasciato ancora dei paralipomeni. Sabato pomeriggio, nella chiesa del Carmine, il pianista Massimiliano Damerini ha eseguito ...sofferte onde serene..., porta d'ingresso, insieme col Quartetto, della fase hoiderliniana in cui è entrata l'arte di Nono dopo l'opera Al gran sole carico d'amore. L'ha eseguito molto bene lui, ma fi gioco di rispecchiamento del pianoforte col nastro magnetico era quasi impercettibile, cosi abbiamo rimpianto Vidolin e la banda del tecnici di Friburgo. Nello stesso concerto il complesso Garbarino, che da un pezzo è familiare con la musica di Nono, si è cimentato con le sofferte onde di composizioni strumentali giovanili nelle quali Nono si batteva per la conquista dell'espressione strumentale, entro l'orizzonte del gusto espressionistico viennese: Polifonica - Monodia - Ritmica, Canti per 13 e Incontri, per 24 strumenti. Non sono composizioni di facile approccio, ma l'interpretazione che Garbarino ne ha tratto dai bravi strumentisti del suo Ensemble ha spianato molte difficoltà. Infine domenica sera, all'Auditorium, è entrata in scena la Rai, con l'orchestra diretta da Hans Zender, per un'accoppiata vincente che riuniva due dei più alti raggiungimenti della musica italiana contemporanea: di Nono il famoso Canto sospeso, per soli, coro e orchestra, su testi di condannati a morte della Resistenza, e di Maderna la Grande Aulodia, per flauto, oboe e orchestra. L'accostamento sembrava fatto apposta per illuminare la straordinaria vocazione strumentale di Maderna e la straordinaria vocazione vocale di Nono, ancorché nella Sinfonia iniziale e nei due grossi intermezzi orchestrali si colgano i frutti del tirocinio esercitato attraverso le sofferte onde dei lavori precedenti. Ma in un certo senso anche la riuscita degli intermezzi strumentali è come illuminata dal riflessi dei sei canti affidati al coro, a un soprano e a un mezzosoprano. Strumenti o voci, l'importante è che l'uno e l'altro lavoro si svincolano entrambi dalle secche dello sperimentalismo, per conseguire risultati di alta e purissima poesia. L'esecuzione di questi lavori, che in tempi ancor recenti parevano di difficolta proibitiva, è stata soddisfacente, grazie alla sicurezza dell'orchestra diretta da Zender e del coro istruito da Mino Bordignon, nonché per l'apporto espressivo e tecnico del solisti: Susanna Rigacci. Beatrice Mathez-WUhtrich e Mario Bolognesi per II canto sospeso, e Giorgio PLnazzi, flauto, Pietro Borgonovo, oboe, nella Grande Aulodia. Pubblico un po' scarsi.no, ma quello che c'era, convinto e tenacissimo nei prolungati applausi. • * ■ C'è un filone mattutino di Settembre Musica che si svolge nella chiesa del Santo Spi rito in via Porta Palatina nel cuore piti antico della città. Qui ha sede l'Accademia, naturalmente del Santo Spirito, che la passione di Sergio Balestraci, cultore di flauto a becco e d'altri strumenti antichi, guida verso l'esplorazione di quella musica del Seicento che si suol chiamare barocca, Molto opportunamente l'Accademia ha dedicato due mattinate ad Alessandro Stradella, avventuroso personaggio che a Torino trascorse qualche tempo della sua vita tempestosa, e proprio nel quartiere, allora malfamato, vicino alla chiesa di Ascanio Vittozzi, tra i vicoli della Caccia e del Montone, si buscò un'archibugiata dai sicari del cardinale Contarini. a cui aveva soffiato l'amica. Sabato il Complesso da Camera dell'Accademia, diretto da Balestracci. ha presentato una scelta di Sinfonie (in realtà brevi ' Concerti strumentali, simili a ouverture» teatrali), conservate manoscritte nel fóndo Foà-Giordano della Biblioteca Nazionale. Presentano particolari di struttura strumentale che interessano i musicologi, ma non hanno qualità d'invenzione tali dà imporsi alla considerazione del pubblico. Invece l'oratorio S. Giovanni Battista, eseguito domenica mattina, è uno del capolavori della musica italiana. La coniugazione della voce con gli struménti accende la fantasia di Stradella. Nessuna pigrizia di bassi continui, ma un'integrazione vivacissima. I due violoncelli, quello della piccola orchestra é quello del concertino, hanno parti sommamente elaborate. La ripetizione di parole testimonia l'imperiosa presenza della musica. GU stessi recitativi ne sono largamente.irrorati Si sente che Monteverdi non era poi ancor tanto lontano. La scrittura vocale non è hìen perfetta che quella strumentale e attira a questo Oratorio l'interesse di grandi voci. Hò ìl ricordo folgorante d'un'esecuzione a Perugia, una quarantina d'anni fa, con una greca dì cui'si cominciava a dire un gran bene. Si chiamava, allora. Maria Kalias. Qui non eravamo a quelle altezze, ma l'esecuzione, col coro e l'orchestra dell'Accademia sapientemente governati da Sergio Balestracela permetteva d'intendere il capolavoro. Tutti bravi i solisti, a cominciare dal S. Giovanni di Giuseppe Zamboni, un sopranista che non presenta nulla di artificioso nell'emissione, e interpreta quello che canta. Lo stesso si può dire per il basso Jean-Louis Bindi (Erode), per il tenore Mario Cecchetti (un Consigliere), per l'Erodiade figlia, cioè Salome, sostenuta bravamente da Maurizia Baruzzlni, in sostituzione d'altro soprano indisposto. Erodiade madre era il soprano Anna Siccardl, estratta dal lodevole coretto dell'Accademia. L'esecuzione non è stata proprio integrale: sono stati soppressi tutti 1 duetti, salvo l'ultimo, e ciò ha danneggiato un poco la varietà dell'oratorio, ridotto a una sfilza di arie, cosa che non è. Pubblico foltissimo e applausi calorosi. m. m.

Luoghi citati: Perugia, Stradella, Torino