La Calabria insanguinata di Giuseppe Zaccaria

La Calabria insanguinata La Calabria insanguinata Il sindaco reggino Maliamo: «Se nel resto d'Italia i partiti sono in crisi, qui non esistono» - Un sindacalista della Osi: «L'Antimafia ha Ietto, controllato documenti e poi?» - «Le mani della mafia sugli appalti» DAL NOSTRO INVIATO REGGIO CALABRIA — In città sono arrivati trecento nuovi poliziotti, sulle montagne fra Rosamo e San Ferdinando una brigata meccanizzata fa esercitazioni, negli uffici del Comune si discutono plani per la costruzione di una «scuola» che ogni anno accoglierà duemila carabinieri Saranno coincidenze, ma gli scorci che la provincia più insanguinata d'Italia offre in quest'inizio di settembre sembrano Indicare una prospettiva sempre meno remota nel tcaso Calabria». Siamo ai tre quarti dell'anno e nella provincia gli assassinii hanno già raggiunto quota centoquindici. L'ultimo (Aldo Scotti, 58 anni) ieri mattina, in pieno centro, e in apparenza senza motivo. «Afe hanno ammazzato un altro, proprio qua sotto...», ha annunciato senza emozione un ragazzo entrando nella sede della Cisl. n sindacalista che ci stava parlando ha fatto un gesto come a dire •poco male...»: dieci minuti dopo, In corso Garibaldi, le signore avevano ripreso lo shopping e 1 ragazzi le chiacchierate dinanzi ai bar. Indifferenza, o forse rassegnazione. Comunque 11 vuoto, la mancanza di qualsiasi riferimento credibile: «Se nel resto d'Italia i partiti sono in crisi — dice Francesco Mallamo. sindaco agli sgoccioli- — qui sembrano aver perso qualsiasi funzione.. A Catanzaro e a Cosen¬ za le giunte comunali sono in crisi, a Reggio una paralisi che dura da mesi sta per sfociare In una maggioranza di sinistra che nasce già zoppa. La «benevola attesa» verso le iniziative del nuovo governo regionale comincia a prolungarsi, i prefetti continuano a commissariare piccoli Comuni e grandi Unità sanitarie. Dietro gli splendidi scenari calabresi, non comincerà ad affacciarsi uh orizzonte popolato da proconsoli e divise? •Il rischio 6 sempre più concreto, ma non vedo come si possa combatterlo — dice Alberto De Stefano, sindacalista —. Pochi mesi /a la commissione Antimafia ha dichiarato formalmente che Reggio è la città peggio amministrata d'Italia, che la magistratura è allo sfascio. Al Comune, un ''"pool" di investigatori si è installato per mesi accanto agli assessori spulciando archivi e sequestrando carte. Ma poi è accaduto qualcosa? Nulla, assolutamente nulla: i mafiosi hanno continuato a macellarsi ogni giorno per le strade, ì politici a rimanere inerti, i disoccupati ad aumentare (ormai siamo al 22 per cento, record italiano), l'economia a dissolversi. In questo quadro, nella gente comune può maturare solo la filosofia del tanto peggio tanto meglio. Mandino pure nuovi poliziotti, dicono. Trecento, tremila. Non risolveranno il problema, questo è certo, ma noi quali alternative sappiamo proporre?». Olà, le alternative. In una regione che fino a pochi anni fa si usava ancora definire al plurale, i contrasti fra province restano più vivi che mai. Ed in questo quadro non è difficile immaginare fino a che punto, anche in politica, gli Interessi di gruppo si sovrappongano alle linee di partito. •Partiti che si mangiano le istituzioni e candidati che si mangiano i partiti»: Piero Fan tozzi, docente di sociologia politica all'Università di Cosenza, ha sintetizzato cosi la situazione. Tre mesi fa, in Calabria la vigilia delle elezioni politiche faceva temere rivoluzioni. L'unica vera sorpresa è stata la clamorosa affermazione del «partito dei cacciatori», che in molti Comuni ormai conta piti di socialdemocratici e liberali. • Nelle capacità di reazione della Calabria, nelle, proposte dei suoi politici, ormai non credo più», è la sconsolata affermazione di Edoardo Mollica, docente d'economia e militante socialista. Proprio ieri, a Reggio, il suo partito ha dato una sterzata all'interminabile crisi voltando le spalle alla de. A quest'ora (un Consiglio comunale era in programma per la tarda serata di ieri) Reggio potrebbe già avere una maggioranza di sinistra. Ma non siamo di fronte a un secondo «caso Palermo», qui le convergenze più ampie, 1 grandi accordi in nome dell' emergenza sono molto, molto lontani. Sentite Giovanni Orassi, messinese, giunto via Roma dall'altra parte dello Stretto come commissario della de: •Noi d stiamo rinnovando nei programmi.e negli uomini, ai socialisti proponevamo un accordo fondato sui problemi più gravi della città. Loro rispondono cercando una maggioranza che servirà solo a creare nuovi equilibri di potere».. Per governare, la giunta formata da socialisti, comunisti, socialdemocratici e repubblicani dovrebbe contare su due voti decisivi, quelli dell'«Alleanza cittadina», una lista nota anche come «partito del medici» per l'attività di chi la ispira. 'Stessi personaggi, stesse facce, etichetta diversa», sintetizza Mallamo, che pure quelle facce le ha ben conosciute, avendole avute accanto nella foto di gruppo della giunta precedente. Anche Mollica però appare perplesso: -I problemi ormai hanno acquistato troppa profondità, non può essere più questione di formule. La verità è che in Calabria i partiti non hanno più gli strumenti per aggredire le situazioni. Questa regione è sempre più estranea ai grandi flussi, sempre più lontana dai grandi processi: ormai stiamo perdendo i contatti non dico con l'Europa, ma con il resto del Sud...». L'impulso per una sempre più difficile rinascita, aggiunge, ormai non può che venire dal centro. «Lo Stato deve far capire ai calabresi che vuol fare sul serio, altre soluzioni non ne esistono. O si fa così o si finisce per agire sempre sulla base di "emergenze" che altri poi penseranno a strumentalizzare». L'appello di Mallamo è meno mediata forse più patetico, ma punta agli stessi obiettivi: «Lo so, sto mettendo in discussione proprio il sistema che mi ha prodotto, ma la verità è che a Reggio, dalla rivolta in poi, non ha funzionato più nulla. I partiti qui rappresentavano il solo possibile elemento di stabilità: per questo la loro crisi ha avuto effetti ancora più devastanti. E adesso non abbiamo più alcuno strumento. Noi chiediamo: investite in Calabria, aiutateci a uscire dal sottosviluppo. Ci rispondono che cosi i miliardi degli appalti finirebbero alla mafia». Soprattutto però c'è un rischio nel non fare, e l'ex sindaco lo spiega con chiarezza. La paralisi di questi anni ha fatto di Reggio una città di frontiera. E' una città che non ha quasi nulla e nei prossimi anni dovrà essere fornita di una lunghissima serie d'infrastrutture e servizi. Ferrovie, lavori pubblici, polo informatico, metanizzazione, e poi depuratori, parcheggi, nuovi sistemi di smaltimento del rifiuti. Gli appalti non saranno inferiori ai 2 mila miliardi. In questa prospettiva, l'assenza dei poteri locali potrebbe risultare gradita non solo al mafiosi. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Alberto De Stefano, Aldo Scotti, Edoardo Mollica, Francesco Mallamo, Ietto, Mallamo