Mostre: bianco, nero e riflessi di cieli
Mostre: bianco, nero e riflessi di cieli Mostre: bianco, nero e riflessi di cieli Bianco e nero. Da decenni, ormai, è la mostra d'apertura della stagione espositiva del «Piemonte Artistico» (via Roma 264) — dove s'annunciano imminenti le «personali» di Pinetta Gramola e di Irene Mecca —, vasta e non senza opere di buon livello. Tuttavia non proprio ortodossa rispetto alle tecniche incisorie che ai suoi inizi s'intese promuovere e valorizzare, auspici Bogllone, maestro all'Accademia Albertina, e Arturo Costa, appassionato cultore ma con in più uno spirito organizzativo, che favori il sorgere del «gruppo» trovando ospitalità presso l'associazione di via Roma. Di qui son passati davvero tutti 1 migliori da Felice Casorati e da Menzio a Calandri, da Chicco ai più giovani come Tabusso e Nino Aimone, Soffiantino. Ruggeri e Saroni, per i quali la pagina di grafica divenne spesso importante come esperienza formale. E lo si vedrà tra una decina di giorni allo Studio Laboratorio di Anna Virando dove s'annuncia, per mercoledì 16 settembre, una mostra di Felice Casorati, sette disegni e venti incisioni. Germana Albertone (Busa, Centro culturale del Ponte, via Mazzini 4, fino al 20 settembre). Presentata da uno scritto di Albino Galvano e da una testimonianza di Francesco Tabusso, la pittrice torinese — che ha alle sue spalle la scuola del figurino di Golia e l'Accademia Albertina oltre alla frequenza ai corsi d'incisione a Urbino — è portata ricreare nei suoi dipinti quel mondo che la sua fantasia vagheggia ricontemplando i riflessi di acque e di cieli. E 11 anche la figura umana, come la grossa pietra levigata dal lungo scorrere del torrente, sembrano assumere la consistenza dei sogni, o la mobile, incantata realtà d'un gioco di nubi gonfie di vapori e incalzate dai venti. Donatella Merlo (Sauze d'Oulx, Libreria Spazio), figlia e nipote di pittori, fin dai suoi inizi ha rivelato la propria autonomia rispetto alla tradizione paesistica coltivata dal nonno Camillo e dal padre Metello, per inclinare piuttosto — con il conforto degli esempi torinesi fioriti intorno ad Italo Cremona — verso una forma di gentile favola surreale. an. dra.
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