La Joyner atterra a 7,36

La Joyner atterra a 7,36 La Joyner atterra a 7,36 DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Crollano 1 miti, vecchi e nuovi. Daley Thompson non è più il re del decathlon, passa l'ideale testimone di una specialità che conosce solo grandi interpreti a Torsten Voss. Ed anche Heike Drechsler, la ventiduenne tedesco orientale che tutto lasciava presupporre potesse essere la regina di questi mondiali, ricorderà probabilmente Roma come una delle tappe meno felici della sua carriera: battuta sui 100 dalla connazionale Gladisch, ieri s'è anche infortunata durante la finale del lungo. E' accaduto al quarto salto, quando la dolce Heike ha provato a forzare al massimo per cercare di recuperare dopo che la Joyner Kersee, confermandosi in gran forma, era atterrata a 7,36. Ricadendo male la Drechsler ha accusato un dolore alla parte posteriore del ginocchio e si è allontanata zoppicando. Disperata, ha continuato ad andar su e giù lungo la pedana, augurandosi che il male passasse. E Invece, no: non è più tornata a saltare ed ora occorre vedere se sarà recuperabile almeno per le staffette, visto che i tecnici tedesco orientali avevano in programma di schierarla tanto nella 4x100 quanto nella 4x400. Con pieno merito il tìtolo del lungo è cosi di Jackie Joyner Kersee, per una specie di rivincita di quel record mondiale dell'eptathlon sfuggitole proprio nelle ultime due prove. E la Drechsler addirittura è solo terza, superata di un centimetro anche dalla sovietica Belevskaya. La giornata nera della Drechsler è stata anche quella delle ostacoliste, Uibel e Oschkeka't. 'che la Zagorcheva con una bruciante uscita dai blocchi ha messo in ginocchio nella finale dei 100 ostacoli. La primatista mondiale ha cosi confermato, su di una pista ancora pesante per l'acquazzone abbattutosi sull'Olimpico nel primo pomeriggio, di essere realmente l'attuale numero 1, mentre la sua connazionale Donkova (quarta) ha rappresentato la sorpresa al negativo. La giornata della Ddr non è stata comunque negativa: se è vero che ha perso con le donne, l'opposto è accaduto con gli uomini. Voss si è imposto nel decathlon, Schultz nel disco, sconfiggendo prima ancora degli avversari la propria discontinuità, specie nelle gare importanti, al punto che alcuni suoi grandi risultati — primo fra tutti il record mondiale di 74,08 — hanno fatto in passato storcere il naso, facendo dubita¬ re che si trattasse di prove regolari. Tutto invece come nelle previsioni per 110 mila donne: il di più Ingrid Kristiansen l'ha offerto attaccando fin dal primo km e dando cosi una precisa impronta ad una gara che avrebbe comunque vinto anche se si fosse limitata a controllarla. Detto delle finali c'è da registrare l'esordio di Sald Aouita che, in omaggio all'ormai abituale spregio con cui valuta gli avversari, ha fatto corsa di coda limitandosi a controllare per poi vincere in volata, senza tuttavia far nulla di più che impegnarsi per mantenere un mezzo metro di vantaggio. La sua condotta è stata comunque involontariamente punita dal belga Rousseau che lo ha «chiodato» al piede destro. Dopo il traguardo il marocchino è tornato sui suoi passi a lamentarsi con il rivale che tuttavia, nella bagarre del sorpassi prima della volata, dubitiamo abbia intenzionalmente voluto colpire Aouita. Fattostà che per Sald, reduce da un'infiammazione al tendine, quest'infortunio è un intoppo non grave ma fastidioso. Buona impressione, nell'altra semifinale, è venuta dal kenyota N'gugi, due volte campione mondiale di cross. Ha corso (e vinto) con azione molto «soft» senza apparente fatica. Infine la semifinale dei 1600 che, per un curioso gioco dei tempi in base ai quali vengono fatte le varie serie, ha messo contro il favorito e 1 due suoi maggiori avversari, cioè Cram contro Oonzales e Bile. U fatto che il traguardo sia stato tagliato da quest'ultimo significa poco: 1 tre, una volta In testa, si sono controllati e basta. Giorgio Barberls

Luoghi citati: Ddr, Roma