Smith sul trono di Berruti di Giorgio Viglino

Smith sul trono di Benvti A 27 anni dal trionfo dell'azzurro i 200 trovano un degno erede Smith sul trono di Benvti L'americano ha però rischiato grosso, finendo con lo stesso tempo del francese Quenehervé - Settimo Pavoni, unico sprinter presente in entrambe le finali della velocità ROMA — Duecento metri, distanza magica dell'Olimpiade romana dominata dall'allora filiforme Livio Berruti. A distanza di ventisette anni campione del mondo di un'altra era, quella dell'atletica spettacolo, è Calvin Smith che corre si per la squadra statunitense, ma anche per un club dal nome chiarissimo, Adidas team. Da Berrutl a Smith, passando per Pietro Paolo Mennea che è ancora personaggio di cronaca per il rientro, ma soprattutto per quel record mondiale che resiste inossidabile a 19"72, ancor lontano per tutti. Al presente c'è Pier Francesco Pavoni, buon atleta e uomo discutibile, terminato ad un onorevole settimo posto, con 11 merito assoluto d'esser stato l'unico a raggiungere le due finali della velocità. Svanisce per Pavoni anche l'obbiettivo di ripiego d'essere il primo atleta bianco all'arrivo, perchè Gilles Quenehervè, unico velocista francese di pelle chiarissima, è piombato sul traguardo insieme con Calvin Smith in rimonta, tanto da far pensare per parecchio alla più clamorosa delle sorprese. Invece no. La spalla di Smith è avanti nel fotofinish di pochissimo, tanto da non permettere nemmeno il distanziamento di un centesimo di secondo. Stesso tempo con 20" 16, ragguaglio eccellente per tutti, ma eccezionale per il francese che si migliora di due decimi. Alto, stempiato, lo sguardo un po' esaltato, Quenehervé viene dal ciclismo con una carriera appena discreta da dilettante. E' approdato all'atletica da quattro anni, da tre a quella internazionale. Con tipico esprit tricolore Quenehervé ha commentato: «Ho vinto sempre, dalle batterie fino alla finale. Non mi sembra d'aver perso nemmeno all'ultimo, sinceramente mi sento campione al pari di Smith. AA seguire In medaglia e nel mucchio sul traguardo, ecco John Regis, britannico di colore protagonista di un avvio fulminante. Sezionando la gai r, in due parti con il cronometraggio al cento, si scopre che 11 piccolo sovietico Krylov, altro bianca era al comando (10"49) con un centesimo sul brasiliano Da Silva, e due proprio su Regis che ha resistito meglio dei compagni di centro pista sul rettilineo. Smith passato quinto in 10"58 ha coperto i cento finali In 9"58, contro 1 9"62 di Quenehervé. I duecento si giocano anche su punti di riferimento e lievi calcoli tattici. Calvin Smith ha corso" flFotìSW.'corsia, Inquadrato dal basso dalla prima telecamera con un primo plano già degno di un vincitore. Poi per andare a vincere veramente non ha avuto però un punto di riferimento ed ha rischiato grosso. Pavoni che partiva in settima ha tenuto il ritmo del grande rivale per tutta la curva (2/100 In più) poi mentre l'altro cambiava marcia e andava a vincere, ha continuato sul suo passo ed ha perso una posizione a vantaggio del secondo deludente statunitense, Heard. Ovviamente dopo drammi e commedie di tutti questi giorni non poteva mancare la polemica di giornata volu- conclusa. In quel gran bordello della zona mista, che solo un sadico può avere inventato, Pavoni ha arringato la folla dei giornalisti di passaggio per esporre i seguenti concetti: «Questo è l'ematoma, guardate che ematoma! E poi sono andato cinque volte al gabinetto (versione non letterale n.d.r.) e sono svuotato, sciolto in... Nel 100 non c'era modo di arrivare alle medaglie, ma qui se fossi stato bene avrei detto la mia, sono in sei in un decimo.. Probabilmente 11 concetto è giusto, però esposto cosi a gara appena finita, da un atleta che parla sicuramente più di quanto non corra, finisce per convincere poco. I risultati si ottengono In pista e purtroppo gli azzurri della velocità non ne hanno finora ottenuti. Giorgio Viglino

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