Processi lenti, avvocato ricorre a Strasburgo di Claudio Giacchino

Processi lenti, avvocato ricorre a Strasburgo Processi lenti, avvocato ricorre a Strasburgo Alla Corte europea dei diritti dell'uomo - Chiede «la condanna dello Stato italiano per violazione dei diritti di ciascun cittadino ad avere un celere giudizio» - Una causa civile è ferma dall'83 I processi penali sono in genere molto rapidi. Quelli civili, Invece, hanno il passo della tartaruga ed approdano alla sentenza attraverso un logorante stillicidio di udienze rinviate di mesi se non addirittura da un anno all'altro. Questa grottesca realtà è alla base dell'esposto che l'avvocato Luigi Veneslo ha presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo chiedendo -la condanna dello Stato italiano perché è stato violato l'articolo 6 della legge 848 del 1955 che garantisce il diritto di ciascun cittadino ad avere un celere giudizio». La Corte dovrebbe pronunciarsi entro la fine di ottobre, n suo verdetto ha un valore puramente morale, l'eventuale condanna dello Stato non avrebbe alcuna conseguenza. «Se non quella — dice l'aw. Veneslo — di indurre il ministero di Oraeia e giustizia ad indagare sul perché da anni, davanti al tribunale di via delle Orfane, langue la causa che il mio cliente Nazareno Pellizzari ha intentato contro la Cassa di Risparmio di Toririo chiedendo un miliardo di risarcimento». Origine del procedimento: una partita di gioielli che Pelllzzari, 56 anni, commerciante di Bassano del Grappa, depositò nella primavera del 19*75 nell'agenzia della Cassa di Risparmio di Plnerolo che funzionava anche come monte pegni. «/ preziosi, che all'epoca un perito stimò valere 150 milioni — si legge nell'esposto — furono depositati dietro consiglio del cav. Giovanni Chiesa, allora direttore dell'agenzia 2 di piazza della Repubblica della Cassa di Risparmio, a Torino. Chiesa s'adoperò perché i gioielli fossero venduti ad un negoziante, Ruggero Moro, pur sapendo che costui era insolvente. Fatto sta che il Moro, poi dichiarato fallito, versò a Pellizzari, nella sede dall'agenzia 2, ol¬ tre 100 assegni postdatati, ciascuno di più d'un milione. Naturalmente, gli assegni non furono mai onorati per via del fallimento del Moro». L'esposto (è firmato anche dall'avv. Aldo Campagnolo di Bassano del Grappa), conclude: 'Nel 1982Pellizzari ha citato in giudizio civile sia il Chiesa che la banca chiedendo il risarcimento. La Cassa di Risparmio è infatti, secondo l'articolo 2049 del codice, responsabile dell'operato di un suo dipendente. Purtroppo, la causa non è mal andata avanti. La prima udienza risale al 30 marzo 1983, si svolse dinanzi al giudice istruttore Salvatore Di Palma. Entro un anno il processo poteva essere concluso. Invece, il dott. IH Palma è stato sostituito e il nuovo magistrato s'è limitato a rinviare continuamente». Per la Cassa di Risparmio, la causa è 'fantomatica, cosi com'è fantomatico che sia stata intentata parecchi anni dopo i presunti fatti avvenuti nell'agenzia di Pineroto. Fatti, per giunta, che numerose, approfondite ispezioni interne non hanno mal accertato essere veramente accaduti». ■ Claudio Giacchino

Persone citate: Aldo Campagnolo, Giovanni Chiesa, Ih Palma, Luigi Veneslo, Moro, Nazareno Pellizzari, Pellizzari, Ruggero Moro, Salvatore Di Palma

Luoghi citati: Bassano Del Grappa, Strasburgo, Torino