Nel paese delle concerie tra arsenico e nubi di gas di Fulvio Milone

Nel paese delle concerie tra arsenico e nubi di gas Nel paese delle concerie tra arsenico e nubi di gas Nel paese delle concerie tra arsenico e nubi di gaA Solofra dove un operaio è morto e quattro sono finiti in ospedale - Le duecento aziende rappresentano la ricchezza e il principale problema - Il sindacato: «La Regione sa tutto ma non prende provvedimenti» SOLOFRA (Avellino) — Le acque del torrente Solofrana sono torbide e maleodoranti. Scorrono lente a valle, provenienti dai monti Picentinl, a pochi chilometri da Avellino, tino a confluire nel Golfo di Napoli nel pressi di Castellammare di Stabia. Il Solofrana è uno del corsi d'acqua più inquinati della Campania. Trascina nella sua lunga corsa verso il mare arsenico, calce, residui di cromo e altri veleni prodotti nelle duecento Industrie conciarie di Solofra. In una di queste fabbriche, due giorni iti, l'operalo Antonio Taf uro e morto dopo essersi calato .In una vasca di depurazione, satura di biogas. Altre quattro persone, tra cui i due proprietari della conceria, sono rimaste gravemente' intossicate. Le loro condizioni migliorano di ora in ora. ; Per questo paesone arroc¬ cato sui monti dell'Irplnia le duecento concerie costituiscono un bene preziosa ma anche un pericolo costante e gravissimo. La lavorazione delle pelli produce ricchezza, sicuramente tiene lontano lo spettro della disoccupazione, n fatturato annuo è di oltre mille miliardi, il prodotto è esportato in tutto il mondo, i marchi delle fabbriche lrpine sono conosciuti perfino in Giappone. Ma il benessere è pagato a caro prezzo, alla crescita del reddito corrisponde un preoccupante aumento, tra 1 diecimila abitanti di Solofra, di tumori. Francesco Gentilucci sindacalista della Cgil, ha lavorato per anni nelle concerie di Solofra. «fi conciatore può guadagnare fino ad un milione e duecentomila lire al mese, e rischia la vita. E' un lavoro pericoloso, che produce inquinamento delle acque e dell'ambiente. In alcune fasi della concia vengono utilizzate sostanze velenose come l'arsenico e la calce, che combinate tra loro producono acido solfidrico. I veleni sono scaricati nelle fogne industriali, le acque confluiscono nel depuratore centrale che si trova a valle. Ma il depuratore può contenere non più di centoventi litri d'acqua al secondo, contro i duecentoquaranta prodotti dalle industrie. Gli altri centoventi finiscono in mare, trasportati dal torrente Solofrana. Un fiume velenoso si riversa costantemente nel Golfo di Napoli. I responsabili della Regione Campania sono al corrente di tutto, ma non prendono provvedimenti.. I sindacalisti lrpini aggiungono che le fabbriche di Solofra potrebbero inquinare meno, se i piccoli e medi industriali conciari rispettassero la legge. Ma la con¬ flittualità aziendale in questo sperduto paese irpino è un termine pressoché sconosciuto, di cui si legge solo sui giornali. Delle duecento industrie di Solofra, appena sei superano i cento dipendenti e non più di venti impiegano cinquanta persone. Le altre sono piccole o medie imprese artigiane, spesso installate in appartamenti nel centro del paese, e in cui il nome del proprietario deve essere inserito nell'elenco degli operai Come Pasquale e Raffaele Troisi i titolari della conceria «Italia», che l'altro giorno hanno rischiato di perdere la vita nella vasca di depurazione. n sindacalista Francesco Gentilucci II descrive cosi: .Sono due bravi ragazzi, la fabbrica se la sono conquistata a prezzo di grandi sacrifici. Hanno lavorato e continuano a lavorare atte macchine.. E che tipo di scontro può verificarsi in una fabbrica in cui il padrone svolge lo stesso lavoro del dipendente, condividendone se non altro i rischi in un'industria che le leggi dello Stato definiscono .insalubre di primo grado.? .E' un problema di sensibilità e di cultura — spiega Gentilucci —i II proprietario della piccola industria ritiene spesso in buona fede di poter risolvere ogni problema in casa. Se il filtro di un depuratore non funziona, è inutile chiamare ti tecnico: per aggiustarlo ci si può arrangiare da soli. E nell'operato trova a volte un alleato, un compagno di lavoro più che un dipendente. Paura di ritorsioni? Forse. Scarsa coscienza di classe? E' probabile. Sta di fatto che In moltissime fabbriche di Solofra noi del sindacato non slamo presenti, oppure starno poco informati. Fulvio Milone

Persone citate: Antonio Taf, Francesco Gentilucci, Francesco Gentilucci Ii, Gentilucci, Raffaele Troisi