Uno dei sei rivoltosi sparò al direttore di Porto Azzurro di Cesare Martinetti

Uno dei sei rivoltosi sparò al direttore di Porto Azzurro Drammatici retroscena della sommossa nel penitenziario ■■■■■■ ■ - ' ■ ■ ■ »■ Uno dei sei rivoltosi sparò al direttore di Porto Azzurro Giordano ha conservato il proiettile: «Mi è passato a dieci centimetri dalla testa» DAL NOSTRO INVIATO PORTO AZZURRO (Isola d'Elba) —Un proiettile calibro 7,65. Compresso, schiacciato, deformato nello sparo che ha colpito 11 muro. Cosimo Giordano, il direttore del carcere di Porto Azzurro, ora sospeso dall'Incarico per la rivolta di Tuti e del sardi, quel prolettile se l'è tenuto In tasca per quattro giorni. Venerdì, quando la vita nell'infermeria assediata aveva preso 11 corso di una quieta anormalità, Giordano lo ha tirato fuori dalla tasca per mostrarlo alle sue guardie: «Ecco, ri, mi hanno sparato. Questo proiettile mi è passato a 10 cm dalla testa e riè piantato nel muro». Lo testimonia Albano Garramone, una delle guardie tenute in ostaggio per otto giorni nella rivolta di Porto Azzurro, arricchendo di particolari sconosciuti la vera storia di questa rivolta che solo ora, a poco a poco, si sta rivelando un affare ben più complesso di un semplice tentativo di evasione fallito. Ora si viene a sapere che in quel confuso martedì mattina qualcuno (probabilmente Mario Marrocu o forse Mario Tuti) ha sparato contro il direttore Giordano che si trovava nell'ufficio del maresciallo capo. Era giornata di colloqui. Uno sparo nervoso, d'Istinto, che probabilmente aveva intento esclusivamente Intimidatoria Ma che ha dato il segno che quella rivolta appena cominciata era una cosa molto seria. A quel punto, 1 rivoltosi stavano prendendo atto ohe 11 tentativo di fuga annunciato ad alta voce da Tuti {•Presto, presto, vogliamo una macchina perché alle 11 abbiamo il motoscafo che ci aspetta») era impossibile. E allora 1 sardi (Marrocu e Gaetano Manca), prima di spingere tutti 1 28 ostaggi in infermeria, hanno tentato un altro colpo. Insieme, sono andati al cancello della quarta seziono ed hanno cercato di farsi aprire dalla guardia. « Vogliamo Luigi Serra-. Lo volevano uccidere. La guardia, chiusa dietro il «blindato», non ha aperto. Serra, che ha poco più di trent'anni, secondo quanto hanno riferito alcune guardie, sarebbe un cugino di un altro Luigi Serra, detto •Cartuccia», legato alla camorra e al suo boss Raffaele Cutolo. Quel Serra si è suicidato nel carcere di Ascoli Piceno. Un suicidio mai chiarito, che qualcuno ha messo in relazione alle oscure manovre organizzate dai Servizi segreti nel carcere marchigiano per favorire la liberazione del democristiano napoletano Ciro Cirillo, sequestrato dalle Brigate rosse di Mario Senzanl nell'estate dell'81. Anche il Serra di Porto Azzurro è stato recluso ad Ascoli Piceno, dove, proprio nel periodo critico della trattativa camorra-Servizi, era direttore Cosimo Giordano. E infatti l'attuale direttore di Porto Azzurro — ha raccontato una guardia — conosce molto bene ' questo Serra, che da quando è nel carcere elbano ha sempre chiesto di stare isolato dagli altri. Per paura. E' tenuto sotto osservazione continua in due mesi ha cercato più di una volta di suicidarsi, i Arricchita di questi due fatti, due tentati omicidi, la rivolta di Porto Azzurro sta diventando penalmente molto gravosa per i sei banditi. Le accuse contro di loro non sono ancora state formalizzate. Ma certo saranno imputati di tentata evasione, sequestro plurimo e pluriaggravato, tentato ornici dio. Con un'aggiunta di reati minori come danneggiamenti e violenza privata. Un carico che potrebbe assommare a diversi anni di condanna. 1 Nella trattativa conclusiva per la liberazione degli ostaggi c'è la promessa di un processo per direttissima (si dice che potrebbe cominciare il 20 settembre a Livorno), con l'intesa che nessuna delle due parti (Imputati e Procura) farà appello. Ma è davvero un'ipotesi realizzabile? Uno dei legali che ha partecipato alla trattativa, Adriano Cerquettl, difensore di alcuni terroristi neri, l'altra sera ha dichiarato che Tuti potrebbe godere del lavoro esterno già fra tre anni. Ieri, più prudentemente, Il giudice di sorveglianza di Firenze, Alessandro Margara, ha precisato che prima di fare previsioni «è meglio attendere la fine dell'iter processuale: Ma intanto è cominciata anche l'inchiesta amministrativa del ministero di Grazia e Giustizia su come sono andate davvero le cose nel carcere, per accertare se qualcuno—per negligenza o per colpa—ha favorito la rivolta. Sotto inchiesta c'è il direttore del carcere Cosimo Giordano, 11 principale protagonista della trattativa (ieri si è saputo che è stato lui, tra mercoledì e giovedì scorso, quando l'Ipotesi dell'elicottero per fuggire era quasi definitivamente tramontata, a proporre di promettere ai rivoltosi i benefici della legge penitenziaria), ma anche il responsabile di tutto ciò che accadeva in carcere. Cesare Martinetti