Monza, addio vicino Ecclestone ci spera di Cristiano Chiavegato
Monza, addio mino Salesiane ri spera AUTO Il circuito forse all'ultimo Gran Premio Monza, addio mino Salesiane ri spera L'impianto è obsoleto, servono lavori urgenti di ammodernamento Ieri il Gran Premio d'Italia di Formula 1 è stato presentato a Milano. Ma di automobilismo ti è parlato ben poco. Polemiche, discussioni e, ovviamente, tanta politica. Ad innescare la miccia è stato il presidente dell'Aci meneghino, Piero Stucchi Prlnettt, che ha lanciato una specie di grido d'allarme: «Se non verranno autorizzati entro breve tempo 1 lavori di ammodernamento, nel 1988 ci verrà tolto U Gran Premio d'Italia, n nostro impianto è vecchio rispetto altri autodromi tanto che ora dobbiamo temere per l'assegnazione della prova più importante. E' questióne di vita o di morte». La vicenda è nota ed ai* nota. L'autodromo nazionale di Moneta è da sempre in concessione all'Automobile Club Milano, ma la proprietà del parco in cui ti trova il circuito è dei Comuni di Monta e di Milano. In occasione del rinnovo degli accordi, ti erano già attraversati momenti di tensione. Il parco è soggetto a vincoli. Non si può toccare quoti nulla, tanto è vero che un paio di stagioni or tono nel corto di una gara, a cauta di un furioso temporale, degli alberi si abbatterono sulla pista creando non pochi pericoli. Per questo motivo l'autodromo si deteriorato, è rimatto vecchio, con Impianti obsoleti. Monta non è più all'altezza della situazione. La Fisa ha chiesto da tempo che vengano effettuati dei lavori. Ma a soffiare sul fuoco delle polemiche potrebbe essere soprattutto Bernle Ecclesto- ne, padrone della Brabham, presidente della potente Foca ed ora anche vicepresidente della Pia. n manager inglam, ormai organista quasi tutte le corse ed è chiaro che gli piacerebbe allargare il suo giro d'affari. Inoltre lo stesso Ecclettane recentemente è stato attaccato duramente. Dopo avere firmato un contratto per cinque anni con Stlverttone, si è visto criticare aspramente dal sostenitori di Brandt Hatch (a ragione in quanto questa pista è molto più bella e valida di quella prescélta)- «In Italia ci sono due Grand Prix — scrivevano i giornali bri- tannici — perché in Inghilterra ce ne deve essére uno solo?». E così è arrivato l'aut-aut a Monta. Ma non basta. In Italia, visto che Imola, appoggiata da Ferrari e datata di strutture e di una organtttasHone impareggiabili, è intoccabile, a soffiare sul fuoco ci sono anche t gran* di delusi, dot i circuiti di Milano e del Mugello. H. primo pronto a fare follie pur di avere la Formula 1, Il secondo agonizzante ma con la speranza di ottenere magari un grande rilancio proprio con il Gran Premio d'Italia. Se ti mescola il tutto si può capire come Monta rischi davvero di sparire se non effettuerà t lavori richiesti. Il sindaco di Monta, Rosella Pantert, ha comunque detto di essere disponibile, pur con qualche perplessità, a sostenere la causa: «Non ci va bene — ha risposto francamente — questa forma di terrorismo psicologico. A parte U fatto che l'ampliamento richiesto non è un'inezia, se U Comune di Milano è d'accordo, faccia una delibera ed io mi impegno a portare avanti U progetto in discussione entro 15 giorni». E' nell'interesse di tutti: il Gran Premio serve per finanziare l'attività sportiva di un armo intero. Un giro di almeno cinque miliardi (senta calcolare Itndotto che può valere il doppio) e la notorietà mondiale. Bando alle demagogie, l'autodromo non manda certamente in rovina il Parco, ami contribuisce a mantenerlo vivo. Cristiano Chiavegato
Persone citate: Brandt Hatch, Foca, Imola, Moneta, Piero Stucchi Prlnettt, Rosella Pantert
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