Bologna, «invasione» di suoni
Bologna, «invasione» di suoni Grande rassegna concertistica per il Congresso di musicologia Bologna, «invasione» di suoni BOLOGNA — Il Congresso della Società internazionale di musicologia, che ha portato a Bologna più di ottocento studiosi di tutto il mondo, ha coinvolto- anche la cittadinanza attraverso una fitta serie di concerti tenutisi nei luoghi strategici della città. Alla fine della cerimonia inaugurale, dalla Piazza di San Petronio sono saliti a Palazzo d'Accursio i Tamburieri siciliani di Casteltermlni che hanno festeggiato 11nizio del Congresso con una tellurica esibizione di spade e tamburi; al pomeriggio, nella grande Basilica, un concerto per palati fini (ma c'erano circa mille persone) ha visto esibirsi Luigi Ferdinando Tagliavini e Liuwe Tamminga al due organi cinquecenteschi posti ai lati dell'aitar maggiore: mentre imbruniva, e la chiesa scivolava nell'oscurità della sera, le musiche antiche eseguite dai due organisti con perizia non minore alla sensibilità musicale moltiplicavano il loro Incanto: le •canzoni in eco* di Giovanni Gabrieli, la Fantasia di Giaches de Vfert, le pagine di Frescobaldi, Cavazzoni, Veggio, intrecciavano le loro trame. All'uscita, di nuovo la stamburata del gruppo siciliano che mimava la storia di San Giorgio e il Drago; poi, il giorno dopo, tra una tavola rotonda e una sessione di studi, altra musica, altri concerti. Alla Galleria d'arte moderna, di fianco ad una splendida raccolta di Morandi, il pianista Giancarlo Cardini offre l'aperitivo di mezzogiorno con alcune pagine di Giulio Ricordi: le Impresslons de route, le Troia peti- tea pièces romantiques sono carezzevoli e tristi, come i versi di Gozzano; il pianoforte è trattato melodicamente, e Cardini accentua con gusto controllatissimo il profumo inguaribilmente sentimentale di questi quadretti, di genere. Alla,fine, piima della Novelletta dì Bassotti, compare- il •voltoscanzonato di Giulio Ricordi: il Tramway-Galop viene suonato con dei sonagli attaccati ai polsi e attraversa¬ to dal suono di un corno appeso al cotto del pianista. Dopo la seduta del pomeriggio si va tutti al chiostro della Basilica di Santo Stefano .dove Giuseppe Garbarino tiene un recital di clarinetto solo: l'Ablme des oiseaux dal Quatuor pour la .fin. du tempi - di Mèssiaen "- apre - il programma, e in alto, sulla finestra del convento, due canarini in gabbia rispondono all'appello. Garbarino suona benissimo Cage, Man- acni, il croccante Lied di Berlo, e quei tre gioielli che sono le Troia pièces di Stravinski. Sotto le volte del chiostro, tra gli ultimi raggi del sole, il suono del clarinetto si avvolge e si prolunga: l'acustica è ottima^ Vatmosferajappena mossa-dal suono vaffante e liquido sembra fuori dal tempo. L'impressione si accentua entrando nella chiesa del Crocifisso, capolavoro del primo romanico: sull'altare, altissimo in cima alla gradinata, la Nova Schola Gregoriana di Verona diretta da Angelo Turco canta per un'ora, magistralmente, nel silenzio più assoluto. Alla sera altri due concerti, con Mario Ancillotii e Omar Zoboli, flauto e oboe, che suonano il flauto magico trascritto da Mozart, e cose moderne: Donatoni, Castiglione Maderna: poi, alle 22, ancora musica antica, con quattro •lamenti*, e il giorno dopo il pianista Carlo Bruno che illustra la scuola pianistica napoletana dell'Ottocento. Pagine mal sentite, di Thalberg, Westerhout, Martucci, Palumbo, sono una sorpresa, anche per molti musicologi... Paolo Gallanti
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