Anche la mafia e la camorra dietro la truffa dei Cct falsi
Mmhe la mafia e la camorra dietro la fruffa dei €ci falsi ■ Conclusa l'inchiesta sul clamoroso raggiro da un miliardo Mmhe la mafia e la camorra dietro la fruffa dei €ci falsi ■ Le indagini dopo che un impiegato del S. Paolo scoprì l'imbroglio -15 persone a giudizio Un miliardo In Cct (certificati di credito del Tesoro) falsi, quasi perfetti, stampati su carta filigranata rubata al Poligrafico di Stato, venne spacciato l'estate scorsa in alcune banche del Piemonte. Un colpo colossale che, solo per caso, non andò a segno: un Impiegato dell'Istituto San Paolo ebbe dei sospetti e avverti l carabinieri. In otto mesi di indagini la banda è stata sgominata e ora il magistrato ha rinviato a giudizio 15 persone. Le accuse sono di truffa aggravata ' e continuata al danni delle banche e spaccio di moneta falsa. A reggere le fila dell'organizzazione, secondo 11 giudice istruttore Luigi Acordon, era Marcello Fabbrini, 47 anni, via Tasso 44, Torre Boldone (Bergamo), titolare di una società finanziarla, n Fabbrini, difeso dagli avvocati Gallo e Lo Greco, per l'accusa era In contatto con la mafia e la camorra da cui riceveva 1 Cct falsi. L'altra mente della banda sarebbe stato l'industriale farmaceutico milanese Achille Pogllo, 54 anni, via Abano 10, titolare della Saeb: era lui, secondo l'accusa, a smistare ai vari complici i Cct falsi. H Pogllo è l'unico che ha ammesso il suo ruolo. Altro personaggio di spicco era Rosina Teresa Molso, 53 anni, via Gramsci 18, Sandlgliano Vercellese: già coinvolta in uno scandalo di usurai, nel '74 fu condannata a 6 anni di carcere per una bancarotta di centinaia di milioni, con un vorticoso giro di assegni falsi, di cambiali fasulle. NeU'84 fini sotto inchiesta per circonvenzione d'incapace e per lo scarico abusivo di fusti di vele¬ no In una cava di ghiaia in località Casablanca di Verblengo. E' difesa dall'aw. Poti. Nei guai finirono anche i fratelli Michele ed Emiliano Grosso, titolari della società finanziaria Finte* e di un'industria tessile a Ponzone (Vercelli). Emiliano Grosso, difeso dall'aw. Savino Bracco, è stato prosciolta A giudizio va il fratello Michele: questi era in difficoltà finanziarie e avrebbe accettato di mettere in circolazione 1 Cct falsi per superare 11 momento critico. Ha sempre sostenuto: «Mi hanno detto che si poteva fare un'operazione vantaggiosa con i Cct. Ut sono consultato anche con amici, poi ho accettato. Non immaginavo che fossero falsi: Proprio Michele Grosso, in compagnia di una donna, Cesarina Castagno, si presentò alla Cassa di Risparmio di Valle Mosso, nel Biellese, con Cct fasulli per 437 milioni. Personaggi secondari sarebbero Bruno Adda, 43 anni, sedicente regista cinematografico; Anna Mattana, titolare di un night in via Gotto; Antonio Parsifal, cameriere; Vincenzo Monouso, titolare di una finanziaria; Antonino Caruso, ritenuto un tramite con la mafia. In carcere si trovano il Fabbrini, la Molso e Gaetano Santoro, arrestato per ultimo, considerato anello di collegamento con la camorra. L'inchiesta parti ai primi di luglio '88, quando l'Impiegato del San Paolo ebbe i primi sospetti e segnalò la cosa al carabinieri. Si scopri che la banda era riuscita ad incassare centinaia di milioni di Cct falsi in diverse banche, a Torino, Chivasso, Vercelli, e alla Cassa di Risparmio di Valle Mosso, dove è stato messo a segno 11 colpo più grosso. I Cct erano quasi perfetti, solo con una meticolosa perizia del tecnici della Banca d'Italia si è riusciti a dimostrare che erano falsi. Tutti i Cct, per un miliardo di valore, sono stati recuperati nelle cassette di sicurezza degli imputati. La banda che operava in Piemonte, stando all'accusa, è stata cosi sgominata. Ma lo stesso giùdice ammette nell'ordinanza che esiste un'organizzazione a livello più alto, ramificata In molte altre Regioni. E' questa che provvede alla stampa e alla distribuzione del cartlficati falsi alle varie bande regionali Nino Ptetroplnto
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