Il direttore rischia il trasferimento

il direttore rischia il trasferimento Nel carcere di massima sicurezza dell'Elba comincia la caccia ai responsabili il direttore rischia il trasferimento DAL NOSTRO INVIATO PORTO AZZURRO — Alle 10,45 esce Rossella Giazzi ed è un boato di applausi Poi i detenuti sequestrati dagli altri detenuti e pure loro passano fra gli applausi Le guardie di custodia, una per una, scendono le scale, e 1 colleghi, 1 parenti gli amici le chiamano, le abbracciano. Alla fine, ecco 11 direttore, Cosimo Giordano: silenzio. Qualcuno dice che il suo processo è cominciato nel momento in cui è finita la sua prigionia. Giordano non parla, non può parlare, gliel'hanno proibito. Ma a chi l'ha visto e l'ha salutato, lassù, dentro il penitenziario, ha confessato un po' le stesse cose che stanno raccontando tutti 1 prr- "gonisti di questa vicenda: 'Siamo stati trattati bene, ma abbiamo passato momenti molto drammatici, Tuti spiegava le sue idee, ogni tanto ho dovuto darmi da fare per calmarli*. Una cosa ha aggiunto: «E' sfato insostituibile il lavoro di Alessandro Margara, che è il presidente del tribunale di sorveglianza, perché loro, i rivoltosi, si fidavano di lui e lui ha saputo parlare, dialogare*, n resto, tutto quello che vorremmo sapere, ha cominciato a raccontarlo ai magistrati Giordano, ora, che fine farà? Verrà trasferito, probabilmente. E' il prezzo da pagare per la rivolta. Ma potranno punire cosi, come se niente fosse, un uomo che conosce non pochi segreti del caso Cirillo, che era direttore ad Ascoli quando i servizi segreti contattarono Cutolo? Certo, la rivolta ha lasciato troppi misteri e qualche colpa. Quando alle 10,45 Tuti e gli altri hanno deposto le armi non hanno consegnato al giudice Cindolo soltanto due pistole e qualche coltellaccio da cucina. C'erano le due pistole, una 7,65 e un'altra plccolina, da borsetta. C'erano 1 coltelli. Ma c'erano pure: sette caricatori, quattro detonatori, mezzo chilo di esplosivo entrato nelle scatolette di salmone. Tutta roba che è arrivata dentro senza troppi problemi. C'è poi un altro giallo da chiarire: fra le voci, quella più insistente parla di un rapporto della questura di Cagliari datato pochi giorni prima che la rivolta cominciasse. Avvisava che alcuni banditi sardi avrebbero tentato un'evasione. Manca, Marrocu, Cappa! e Tolu in effetti 11 piano di fuga l'avevano già pronto da un pezzo. E scattò martedì scorso soltanto per una serie di coincidenze: perché quel giorno c'era Giordano che aveva 1 colloqui con i detenuti, perché poco tempo prima 1 fratelli di Marrocu — che magari avrebbero dovuto appoggiare il piano di fuga — erano stati arrestati a Firenze. Possibile che il direttore del carcere non avesse sospettato niente? Adesso che l'incubo è finito, e sette giorni sono passati, dal cuore della rivolta arrivano parole d'affetto e di difesa. Appena usciti da li appena scesi dal quarto plano, tutti hanno capito che era il direttore quello che rischiava di più. E non uno di quelli che hanno vissuto in mezzo alla tragedia, a dire il vero, non ha levato la voce per farne un protagonista positivo della vicenda. Enrico Vargiu, agente di custodia: 'Cosimo Giordano è l'uomo che ci ha salvati*. Roberto Cardia, altro agente: «C/te bravo: ha condotto davvero bene le trattative*. Carlo Antonelli, psicologo: 'Se non c'era lui chissà come finiva*. Perché? 'Perché noi avevamo paura, paura di loro e paura del blitz e lui ci calmava, ci rasserenava. Perché loro, quei sei, si arrabbiavano, minacciavano e lui non ha mai perso la calma, faceva due battute in napoletano e sistemava tutto*. Tanto affetto, però — è l'impressione — non servirà più a molto. Troppo tardi forse. Giordano ora deve pagare le colpe di prima. Forse se ne andrà Giordano, allora. E il carcere? Che fine farà? «Questo carcere è il cardine della riforma*, aveva detto Amato nei gior¬ ni caldi delle trattative. E la riforma non si discute, non è mai stata messa veramente in discussione durante tutte queste lunghe ore di paura. Anzi, questa resa è stata ottenuta proprio nel segno della riforma. E allora? Il carcere resterà probabilmente quello di prima, non verrà chiuso. Ma qualcosa camblerà. A Nicolò Amato 1 giornalisti hanno chiesto che cosa gli avesse insegnato questa esperienza. «Ho imparato con sofferenza molte cose*, ha risposto. Ha imparato anche che non si può tenere certi detenuti in carceri cosi? .Tutte le prigioni hanno le medesime caratteristiche. Dipende dalla vigilanza* ; E questo non è proprio un complimento a quelli che dovevano controllare e prevenire. Se ne va Amato, dopo questi giorni confusi. Lascia l'Elba, e un messaggio, «una indicazione., sostiene lui: •Non deve cambiare nulla. Noi crediamo in questi principi*. pie. sap. Porto Azzurro. Carlo AntoneDi, lo psicologo romano del carcere, fotografato pochi minuti dopo il suo rilascio (Ansa)

Luoghi citati: Cagliari, Firenze, Porto Azzurro