Gli Usa non domano l'Iraq

Gli Usa non demmo l'Iraq Gli Usa non demmo l'Iraq Respinta la proposta di cessare «gli spiacevoli raid» nel Golfo - Baghdad: «Abbiamo pazientato 45 giorni» - Ultimatum di Washington all'Iran: sì alla tregua o sanzioni dal nostro inviato NEW YORK — La flotta di trenta navi da guerra che gli Stati Uniti hanno raccolto nelle acque del Golfo Persico ha come obiettivo di Intimidire l'Iran e lasciar filtrare le petroliere del Kuwait con bandiera a stelle e strisce. Sono Invece 1 rapporti con l'Iraq, rivale degli iraniani nella guerra del Golfo, a mettere In crescente Imbaraiaio l'amministrazione americana. Fonti del Dipartimento di Stato hanno ammesso che gli iracheni «dicono semplicemente di no. alle avance» di Washington perchè non d stano nuovi raid aerei contro le petroliere iraniane. In modo da lasciare un po' di respiro a Teheran e, possibilmente, farla ammorbidire e accettare, magari con cautela, la mediazione dell'Orni. Gli iracheni hanno rilanciato la loro offensiva contro le petroliere iraniane, rispondendo all'ambasciatore a Baghdad. David Newton, che la richiesta americana è .spiacevole e stupefacente.. Abbiamo pazientato 45 giorni, dicono gli iracheni, adesso è tempo che Teheran decida: cessate 11 fuoco o guerra. Cosi le azioni militari sono riprese con violenza e l'amministrazione si trova stretta tra un Iran, nemico dichiarato, e un Iraq, riottoso interlocutore. L'Iraq è soddisfatto di avere attirato la flotta Usa nel Golfo e ora cerca di drenare 11 flusso di due milioni di barili di greggio che gli Iraniani trasportano ogni giorno, quattrocentomila In più della scorsa primavera, 11 pilastro dell'economia di guerra. Incapace di fermare gli iracheni, la Casa Bianca non vuole dichiarare se dietro 1 raid ci siano anche le informazioni strategiche raccolte dal servizi americani. Uffi¬ ciosamente si ammette che nel passato 1 comandi di Baghdad sono stati tenuti al corrente di dati militari, ma che «lapratica è sta tu sospeso». Nel difficile passaggio l'amministrazione Reagan pesa le parole con attenzione. I blitz Iracheni sono « deplorabili, spiacevoli, fuor di luogo e ci preoccupano motto*. Cè un contrasto, ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Phyllia Oakley. tra noi e Baghdad sul¬ l'atteggiamento Iraniano a proposito della risoluzione deU'Onu per 11 cessate 11 fuoco. Gli iracheni dicono che Teheran ha bocciato la proposta, Washington spera ancora. L'ultima sfumatura diplomatica venuta dagli Iraniani promette che la risposta definitiva si avrà la settimana ventura e 11 Dipartimento di Stato americano ha subito preso spunto per porre una nuova scadenza: o c'è il si alla tregua o è tempo di lm- porre sanzioni contro Teheran, sotto 11 controllo di tutte le Nazioni Unite. Il Dipartimento di Stato stesso si dice però scettico sulla possibilità che misure economiche possano davvero essere imposte (l'Urss e la Cina non sono favorevoli) e continua a sottolineare le 'differente tra noi e Baghdad» nella speranza che «ri torni alto via diplomatica: .Senea entrare nei dettagli dell'attività dei nostri diplomatici» ha detto ieri la signora Oakley .posso dire che ci sono elementi per continuare a auspicare il cessate il fuoco in terra, mare e cielo». Nel frattempo il Dipartimento di Stato chiede «sento delia misura» ad entrambi 1 contendenti. Ma Teheran, con il suo ministro degli Esteri Velayati ha fatto sapere alle Nazioni Unite che le azioni di Baghdad non resteranno «sene» risposto». Negli ultimi giorni estivi la diplomazia di Ronald Reagan si trova quindi in tuia Intricata rete: da Abu Dhabl Richard Murphy, uomo del Dipartimento di Stato per il Medio Oriente, chiede sanzioni contro l'Iran mentre solo poche ore prima aveva dovuto protestare con rabbia per i raid iracheni, parlando con l'ambasciatore Nlzar Hamdoon. Gianni Biotta

Persone citate: David Newton, Gianni Biotta, Nlzar Hamdoon, Oakley, Richard Murphy, Ronald Reagan, Velayati