Ericsson guarda a Telit, ma pone condizioni

Ericsson guarda a Telit, ma pone condizioni Conferenza stampa a Stoccolma dell'amministratore delegato Bjor Svedberg Ericsson guarda a Telit, ma pone condizioni DAL NOSTRO INVIATO STOCCOLMA—La svedese Ericsson esce allo scoperto per la prima volta in grande stUe. Dopo le mezze frasi, le dichiarazioni sporadiche, ecco le comunicazioni deUo stato maggiore riunito nella casa madre di Stoccolma. L'accordo con la Telit, la società appena nata tra Stet e Fiat che hanno portato in dote a Mediobanca l'Italtel e la Telettra, fa proprio gola agU svedesi. Anzi, la società teme probabilmente che la tedesca Siemens o qualcun altro glielo sa soffiare sotto 11 naso e che gli .interlocutori italiani hanno , tutto U tempo per decidere, per va lutare i prò e i contro. Ma la Ericsson detta anche alcune condizioni che poco piaceranno in Italia. Bjor Svedberg, amministratore delegato deUa Ericsson, sa che l'intesa con U gruppo italiano per lui è importante, soprattutto per la notevole quota di mercato che la Penisola rappresenta nell'area mediterranea, ma fa capire che le richieste italiane di avere un rappresentante nel consiglio di amministrazione della Ericsson, attraverso un pacchetto del 5 per cento di azioni con diritto di. v«to, sono inaccettabili. Secondo Indiscrezioni autorevoli, per la Stati .sarebbe, una condizione irrinunciabile. Comunque Svedberg si rende conto del diffìcile passaggio nella trattativa e non tira troppo la corda: «Un accordo valido è legato ! agli obiettivi a lungo termine, alla j sostanza delle soluzioni industriali e commerciali. Per quanto riguarda la parte finanziaria, una via d'uscita soddisfacente si può sempre trovare». La Ericsson è già presente in Italia attraverso la Fatme (un fatturato che a fine '87 sarà di 900 miliardi) e ha una produzione che si allarga a Ujtto U settore delle telecomunicazioni, 'al confine tra telecomunicazioni è informatica. ' *' ' I dirigenti del colosso svedese, che neU'86 ha fatturato 6300 miliardi, sanno pure che in un futuro non troppo lontano l'acqua della vasca alimenterà pesci sempre più grossi ma meno numerosi. In tutto cinque o sei: l'americana Att, la canadese Northern Telecom, la francese Alcatel, la Siemens, la Ericsson, la giapponese Nec E la lotta per la sopravvivenza sarà fortissima con un trend che tende ad accentuare i costi per la ricerca e a fare scendere i ricavi grazie alla componentistica più a buon mercato'. Quindi alla Ericsson si stanno imboccando le maniche per non uscire dai top attraverso U potenziamento della ricerca, alla quale vengono destinati 700 miliardi l'anno con diecimila addetti. E' stato proprio Bjor Svedberg, con un colpo di mano assai criticato dagU avversari irriducibili. Att e Siemens, ad aggiudicarsi di receni te la francese Cgct, una società di \ primo plano, ex filiale della ameri' cana Itt, che controlla U 16 per cento del mercato transalpino. La Ericsson tende a non perdere colpi In Europa, mercato essenziale anche in futuro, a bruciare gli spazi agU avversari. 1 tal tei e Telettra ge! stiscono U 60 percento del mercato-*J ^«M^*n*-l'accorcW con-1*a^**>: t csson darebbe salire al 75 per cen-Tte}!» ito. Eugenio Palmièri cdccrdvnlufdcc

Persone citate: Bjor Svedberg Ericsson, Northern, Svedberg

Luoghi citati: Europa, Italia, Stoccolma