Solo l'utopia potrà abbattere il muro

Solo l'utopia potrà i Solo l'utopia potrà i pabbattere il muro Lucca fra cronaca e storia rivive nel libro di Maurizia Tazartes Una città allo specchio, pubblicato da Maria Patini Fazzi (pp. 120. sip). Il volume raccoglie una serie di articoli apparsi su La Nazione in cronaca e in terza pagina, nell'arco degli ultimi anni. Sfogliando gli archivi e le antiche carte, l'autrice delinea una storia della città dal glorioso passato medievale fino ad oggi, consideran io non solo i fatti storici e importanti, ma anche la vita di tutti i giorni e il patrimonio storico artistico accumulate tei secoli e ora sempre piti minacciato. Completano il libro un'inchiesta sui quartieri del centro storico e un prezioso "Dossier restauri", una sorta di promemoria sui numerosi problemi lasciati aperti che documenta gli errori -storici-, l'usura del tempo, la mancanza di spazi adeguati, i furti. (m. d. c.) troppe storie, di persone singole o in gruppo, che vi hanno lasciato la vita (e. sul versante occidentale, una lapide). Il Muro sorse nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1961. preceduto, per chi abitava nel settore sovietico della ex capitale, da un improvviso viavai di automezzi del genio militare, già nel pomeriggio. Ma la sorpresa fu enorme in tutta Berlino e in tutto l'Occidente, la mattina del 14. In questo modo, il regime tedesco-orientale aveva risposto a un problema obiettivo, quello della fuga, anzi dell'esodo massiccio, dei suoi cittadini o sudditi verso la Germania dell'Ovest, approfittando della libertà di transito tra il settore sovietico e quelli occidentali di Berlino. Secondo alcune interpretazioni, fu una decisione a suo modo responsabile, perché impediva sviluppi più gravi » drammatici della crisi intertedesca e in conseguenza intereuropea. Secondo i governi occidentali, e l'opinione pubblica occidentale nella sua accezione più ampia, fu una clamorosa ammissione di fallimento della Germania comunista, e un atto aggressivo e illiberale, rispetto ai patti internazionali e ai diritti individuali. . Norman Gelb. corrispondente di una radio americana, lavorava a Berlino prima e dopo che il Muro fosse eretto: visse La vita non finisce La testimonianza di Franco Valente FRANCO Valente è un handicappato scomodo. Sa quanta paura e quanto smarrimento generino negli altri un corpo barcollante, il linguaggio contratto, la gestualità non coordinata. Sa quanta vergogna si prova. quanta ansia, quanta cattiveria. Nato da un parto da forcipe e colpito da paralisi cerebrale, ha capito molto presto che non sarebbe mai guarito: le difficoltà a muoversi, a mangiare, a parlare erano lì a dimostrarglielo. Tanta lucidità lo ha tenuto lontano dalle illusioni, consentendogli di puntare tutte le sue energie sulla riabilitazione. Oggi ha 36 anni, due lauree (lettere e filosofia con 110 e lode) e un acume spietato che non risparmia nessuno: né se stesso né gli altri. Ossessionato e affascinato dalla parola, con cui ha una dimestichezza assoluta, ha dettato un libro autobiografico struggente fin dal titolo: lo, invece. Maturato nella solitudine e nel dialogo con le persone che hanno visto in lui

Persone citate: Franco Valente, Gelb, Maria Patini Fazzi, Maurizia Tazartes

Luoghi citati: Berlino, Germania, Germania Dell'ovest, Lucca