Ecco Toscanini nei documenti inediti

Si apre oggi a Parma, curata dal musicologo Harvey Sachs, una mostra dedicata al grande direttore d'orchestra Si apre oggi a Parma, curata dal musicologo Harvey Sachs, una mostra dedicata al grande direttore d'orchestra Ecco Toscanini nei documenti inediti Si inaugura stamane al Teatro Farnese di Parma la mostra «Arturo Toscanini dal 1915 al 1946: l'arte all'ombra della politica-, promossa dall'Orchestra Sinfonica dell'Emilia-Romagna «Arturo Toscanini-, durante le celebrazioni del maestro a cento ve nt'anni dalla nascita, a trent'anni dalla morte. L'ha curata il musicologo canadese Harvey Sachs, il maggiore biografo toscan intano. Nel suo saggio introduttivo al catalogo, Sachs precisa il carattere di questa mostra: che intende documentare insieme il ritmo di lavoro e I viaggi del maestro, «le sue preoccupazioni familiari e personali, e soprattutto la sua crescente consapevolezza, mentre il fascismo si stava propagando in Europa, di non avere il diritto di chiudere gli occhi sul mondo che gli stava attorno». Per questo la mostra è stata incentrata sui trent'anni compresi fra i due grandi ritorni di Toscanini in Italia: all'inizio della prima guerra mondiale, alla fine della seconda. Nell'occasione «Tuttolibri» pubblica alcuni documenti inediti sulla sua vita di artista e alcune Importanti testimonianze della sua ostilità al regime fascista, tratti dal catalogo edito dalla Edt/Musica. La nuova orchestra della Scala Milano, ««tote 1920, lettera di Arturo Toscanini alla moglie in villeggia tara. «... La scritturazione dell'orchestra procede abbastanza regolarmente se non che la fila dei primi violini rimane molto spennacchiata da quella che avevo Ideato, perché tutti vogliono fare 11 violino di spalla... Ma ci metterò rimedio. E' arrivata la musica da Parigi — Niente dalla Gero-iarda. Ho scritto alla signora Elsa perché mi aiuti a trovare quanto m'abbisogna. Il Se rat In (1° oboe) verrebbe in Italia se gli paghiamo 11 viaggio di ritorno da B. Aires. Dovrò sottostare perché non vedo ove battere il capo. Finalmente venerdì ho potuto parlare alla sig.ra Toeplltz. M'ha accolto molto garbatamente — mi ha promesso d'interessarsi alla cosa — difatti la sera stessa mi telefonò che il marito mi pregava di non parlare colle altre banche fino a che sia avvenuto un abboccamento con lui che sarà molto probabilmente un giorno di questa entrante settimana. Che voglia offrire lui per la Commerciale tutta la somma? La signora mi ha molto flotte dicendomi che la Commerciale aveva firmato per la Scala un milione a patto ch'io ne fossi il Direttore artistico. Insomma spero molto...». Stamattina ho avuto la seconda prova coll'orchestra di Filadelfia. Tutti sono entusiasti di questo povero vecchio maestro... Mah!, e pensare che ho una voglia matta di piantare ogni cosa — di ritirarmi in pace! Mi trovo combattuto da mille pensieri. Mi si domanda ancora per l'anno prossimo di venire a Filadelfia — non solo — ma di fare dopo la consueta stagione una tournée in California. Questa gente crede che io sia eterno! Ne vuoi sapere una bella? Quattro o cinque giorni fa ricevo una lettera dalla moglie di Stokowski che mi domanda (figurati) di essere padrino della sua ultima creatura... Naturalmente ho risposto picche... Nel frattempo lui 11 marito pubblicò un articolo tutto in lode della mia arte e con un entusiasmo indescrivibile. Cosi mi è stato ritento perché io non l'ho letto... Bei ciarlatani tutti e due. E tutto ciò accadeva uno o due giorni prima che io venissi alla testa della sua orchestra e lui della mia Leopold Stohowshi, I'«allenatore» Filadelfia, novembre 1939, lettera di Toscanini alla moglie, rimasto a Milano perché si era fratturato una gamba. Il Maestro, oltre al consueto ciclo di serate con la Filarmonica di New York, diresse per la prima volto alcuni concerti dell'Orchestra di Filadelfia, nell'ambito di uno scambio con il direttore stabile di quest'ultima, Leopold Stokowskl, che egli ammirava come «allenatore» di strumentisti, ma disapprovava'sia come musicista, sia per la pia te alito del modi. «... Io sto abbastanza bene... ma In quanto a dormire è un'altra cosai E' come 11 solito. Le notti sono eterne. MI alzo sei o sette volte per notte. Giro per le stanze — leggo, guardo qualche nuova partitura — vi cerco e non vi trovo che nel pensiero e nel fondo del mio cuore — Tutti gli amici continuano ad essere con me oltremodo gentili — direi quasi troppo gentili e premurosi... Dio mio! mi dispiace tanto dirlo — anzi lo dirò planino soltanto a te... se mi lasciassero un po' respirare, vivere in una completa solitudine, credo vivrei molto meglio! ...credono farmi sentire meno dolorosa la solitudine Ignorando il proverbio: Beota solitudo — sola beatltudo. ... «Non voglio fare dischi!» Bayreuth, luglio o agosto 1930, lettera di Toscanini alla contessa Blandine Gravina von Bulow, figlia di Cosima Wagner e del suo primo marito, il celebre direttore d'orchestra Hans von Bulow. Il signore di cui parla è 11 mitico Fred Gaisberg, pioniere del grammofono, il quale voleva Incidere il lavoro di Toscanini a Bayreuth, del quale purtroppo manca ogni traccia. «... Nel mio stato attuale di nervi tesi fino allo spasimo, è impossibile che io possa accingermi a un lavoro tanto pesante e sopra tutto cosi antipatico com'è quello di fare dei dischi! La mia avversione a questo genere di lavoro è tale che fin da quest'inverno ho troncato ogni rapporto colla Gramophone di New York. Veda dunque Lei, buona e cara signora, di persuadere il sig. a non insistere più. oltre la sua richiesto perché mi fa veramente dispiacere». Toscanini al fronte con la banda militare (1917) Albsrtini licenziato dal •Corriera» Firenze, 24 marzo 1927, lettera di Ugo OJettl a Toscanini. Lo scrittore, uno del più noti del momento in Italia e uomo molto vicino al regime, si dispiace che U Maestro abbia respinto U Corriere della Sera quando I fascisti avevano destituito il suo vecchio amico Luigi Albertinl dalia direzione del giornale, sostituendolo con lo stesso Ojetti. «... domani è 11 tuo compleanno. Come vecchio amico tuo e come italiano felice e grato del bene che tu fai all'arte nostra e dell'esemplo di coscienza e d'abnegazione che dai a tutti noi artisti e scrittori, ogni 1 ■ giorno, io ti mando gli auguri più affettuosi. Ma mi permetti di dirti che, direttore del Corriere, molto mi sono doluto e offeso quando ho saputo, con molto ritardo, che tu hai, dopo che io ho accettato il peso di quella direzione, respinto il giornale cui eri abbonato? Lo scrittore dimentica, perché la festa di Arturo Toscanini è una festa per chiunque ami e rispetti l'arte: ma l'amico non può dimenticare In testa al documento il capo gabinetto di Mussolini annotò: «Dal che si prova ciò che sapevamo, che Toscanini è irriducibile». ■T. — E' una vera porcheria mettere un Paese in queste condizioni! E' inaudito che una persona non possa leggere il giornale che vuole e debba credere a tutto quello che stampano loro! E' una cosa dell'altro mondo! Poi, non è nemmeno intelligente perché generano ancora più dei dubbi. Costringere un popolo a questo modo... col nodo scorsoio alla gola!... Si deve leggere e si deve sapere solo quello che vogliono loro... Non dev'esserci una testa sola! Questo non è più vivere! A. - E' una cosa spaventevole! Peggio che in Russia! Già nei giorni scorsi le edicole avevano avuto ordine di non mettere in evidenza i giornali stranieri. T. - Poi, certe misure contro 1 giornali dei nostri amici... A. — Si vede che stanno tramando qualche cosa. T. — No. si tratta solo di questo: il popolo dev'essere tenuto nell'ignoranza completa... A. - E' una cosa che dà un senso di soffocamento. T. — Non vedo l'ora di andare via perché non ne posso più! Mi urtano queste cose... Vedere la gente resa schiava In questo modo! ... Si parla di schiavi neri... Noi slamo gli schiavi bianchi. A. — Non dire che vuol andare via. Anch'io, se non fossi tu a trattenermi, partirei domani stesso. T. — ... La devi pensare come la pensa quella testa là... Ed io non la penserò mai come la pensa lui... Non l'ho mai pensata! Solo per un momento ho avuto una debolezza ed ora mi vergogno! Non si deve leggere che 11 loro giornale!... Eppure. Cè della gente che non sente niente, che vive cosi... Invece, per me «una sofferenza che mi annienta». Gli schiaffi di Bologna Milano, 15 maggio 1931, lettera del Maestro al duce. «A S. E. Benito Mussolini. Iersera mentre con la mia famiglia mi recavo al Teatro Comunale di Bologna per compiere un gentile atto di amicizia ed amore alla memoria di Giuseppe Martucci invitatovi dal Podestà della suddetta città per una religiosa e artistica commemorazione (non per una serata di gala) venni aggredito, ingiuriato e colpito replicatamente al viso da una masnada inqualificabile, essendo presente in Bologna il Sottosegretario degl'Interni. Non pienamente soddisfatta di ciò, la masnada ingrossata nelle sue file si recò minacciosa sotto alle finestre dell'Hotel Brun dove abitavo emettendo ogni sorta di contumelie e minacce contro di me, non solo, ma uno dei suoi Capi per tramite del maestro Respighi m'ingiungeva di lasciare la citta entro le sei antimeridiane non garantendo in caso contrario della mia incolumità. Questo comunico a V. E. perché, sia per il silenzio della stampa o per fallaci Informazioni, V. E. non potesse avere esatta notizia del fatto e perché del fatto resti memoria». La telefonata dell'«irriducibile» Ecco 1» trascrizione di una conversazione telefonica del 19 ottobre 1935 tra Toscanini e la «signora Ada» (probabilmente la moglie del violoncellista Enrico Malnardi), intercettata dalla polizia fasciata.