Trapianti di midollo anti-Aids? di Daniela Daniele

Intervista al professor Glauco Torlontano su una nuova speranza Intervista al professor Glauco Torlontano su una nuova speranza Trapianti di midollo anti-Aids? Imminente la sperimentazione al reparto di Ematologia dell'ospedale di Pescara - «Tratteremo soltanto chi si trova nelle condizioni che precedono immediatamente l'Aids conclamata» - «Ci sono già due volontari» - «Ma non cominceremo nulla prima di aver costituito un comitato etico» NOSTRO SERVIZIO di AZT, il prodotto che, fra quelli sperimentati, ha dimostrato di essere in grado, se non di distruggere completamente 11 virus, almeno di bloccarlo. Fatto questo, si passerebbe al trapianto per immettere nuove e sane cellule immunocompetenti e ridare il via alle capacità di ripresa dell'organismo». Detto cosi pare semplice. «E non è semplice affatto. Prima di tutto non sperimenteremo questa tecnica su malati con Aids conclamata perché il rischio, per loro, aumenterebbe». Perché? «In una condizione di "debolezza" delle difese le reazioni immunologiche che potrebbero verificarsi, dopo il trapianto, soprattutto quella conosciuta come GVHD (l'aggressione delle cellule trapiantate verso quelle dell'ospite) potrebbero essere fatali». Chi sono, allora, gli interessati? «Coloro che presentano le cosiddette sindromi correlate, ovvero quelle condizioni che precedono l'Aids conclamata. Non certo, però, i sieropositivi, nei quali la malattia può anche non comparire per nulla». Avete già dei volontari? PESCARA — Qualcuno ha tradito le consegne e questa fuga di notizie non gli è proprio piaciuta. Cosi, il professor Glauco Torlontano, adesso, è restio a parlare del suo progetto: sconfiggere l'Aids con 11 trapianto di midollo osseo. Si lascia convincere a illustrare il programma soltanto dietro una precisa garanzia: correttezza nell'lnformare. nessun trionfalismo e, soprattutto, nessuna facile illusione. Primario di Ematologia all'ospedale di Pescara, docente all'Università di Chieti, senatore per il pei: è comprensibile che abbia timore di essere «frainteso». Ma accetta il rischio. Professore, perché si pensa di riuscire ad arginare l'Aids con il trapianto di midollo? «Perché il midollo contiene i capostipiti di tutte le cellule del sangue e di tutte le cellule immunocompetenti». In che modo si dovrebbe procedere? ■Lo scopo è duplice: bloccare il virus e, dopo, aumentare le difese dell'organismo. Per realizzare la prima parte occorre sottoporre il paziente a una terapia a base •SI». Chi sono? «Due uomini, giovani. Non posso dire altro». Chi donerà il midollo? «I loro fratelli. Abbiamo qualche speranza di riuscita soltanto se la donazione è fra consanguinei stretti». Quando passerete alla fase pratica? «Passerà ancora un po' di tempo. Ci sono alcuni passi da compiere». Per esempio? «Non cominceremo nulla se prima non avremo costituito un comitato etico, con un nostro medico, un oncologo di un'altra struttura, un esperto di etica e un giurista». Perché? «Perché la ricerca e, soprattutto la sperimentazione sull'uomo, sono cose molto serie. Esiste una carta dei diritti dell'uomo; ma a quanto pare tutto, o quasi tutto, è permesso alla scienza. Io non la penso cosi». Vi serviranno anche quattrini. Dove li troverete? •Li troveremo. Del resto disponiamo già di un contratto con il CNR per i nostri studi». A quanto ci risulta, siete i primi a fare questo tentativo, almeno in Europa. Quali centri come il vostro ci sono in Italia? «A Genova, Milano, Bologna, Pesaro, Roma, Torino, Perugia, Parma, Monza e Pavia». Ma negli Usa qualcuno ci ha già provato. •SI. Il professor Fauci, direttore dell'Istituto di malattie allergiche ed infettive, del National Institute of Health di Bethesda. Il suo esperimento ha riguardato quattro coppie di gemelli, dove uno era malato e l'altro donatore. I pazienti avevano Aids conclamata. Una situazione ad alto rischio e la tecnica del trapianto di midollo non ha dato i frutti desiderati, anche perché non è stata fatta, prima, una terapia di aggressione al virus. Del resto, l'AZT non era ancora utilizzato». Che cosa vi spinge a tentare questa strada? «Il fatto che, ad esempio, il trapianto di midollo osseo si sia rivelato importante, con casi dì guarigione, per malati con immunodeficienze congenite. E l'Aids, com'è noto, è una immunodeficienza, anche se acquisita. Il difetto sta proprio nel fatto che ad agire sia un virus che sì moltiplica, mentre nel caso di patologie congenite è sufficiente, a volte, ricambiare le cellule, diciamo, difettose». I malati che faranno da cavia, sono al corrente dei rischi? «Non potremmo fare nulla, altrimenti. Qui da noi. da anni, si lavora insieme, medici e pazienti. Si procede insieme. Tant'è vero che, affrontando un discorso più generale, noi vorremmo che si costituisse un Registro nazionale dei trapianti di midollo. Non sarebbe come quello internazionale, che raccoglie soltanto dati scientifici e che è strettamente riservato. Quello nazionale dovrebbe essere pubblico: è giusto che si sappia quanti sono coloro che vengono trapiantati e. soprattutto, che fine fanno». E la garanzia del segreto professionale? «Il segreto non dev'essere un mezzo per tenere i pazienti all'oscuro di tutto». Senza trionfalismi e facili illusioni: possiamo dire che c'è una piccola speranza in più? «Guai se non avessimo speranza. Non è detto che, se oggi di Aids non si può guarire, domani sia ancora cosi». Daniela Daniele

Persone citate: Fauci, Glauco Torlontano