Dio del Corano

SCOPRIRE I POETI MUSULMANI SCOPRIRE I POETI MUSULMANI Dio del Corano Che ne è della moschea di Roma, già progettata e approvata da tempo, dopo le polemiche sull'altezza del suo minareto? Q penso sovente, sperando che sorga e ottenga 10 scopo per cui dev'essere ideato, costruito e vissuto ogni tempio, di qualunque fede, cioè quello di preparare l'avvento, secondo l'auspicio di Cristo, di adoratori che adorino Dio «in spirito e verità», senza più bisogno nemmeno di templi. Ci penso, e non sono il solo, davanti alla guerra fratricida tra Iran e Iraq, davanti al nodo dei rischi di guerra nel Golfo Persico, e davanti all'indifferenza materialistica degli sceiccati del petrolio. Il vecchio Khomeini medita e strumentalizza oggi il «suo» Corano come certi papi e sovrani cristiani, secoli fa, meditavano c strumentalizzavano il «loro» Vangelo, deduetndone, tutti, l'immancabile «Dio lo vuole!», sigla di carneficine che restano, dalla clava di Caino alla bomba di Hiroshima, la più grande bestemmia, il più radicale atto di ateismo. * * Per ritrovare i segni e la voce di Dio nei più diversi libri ispirati da lui nel tempo, ho provato a rileggere il Corano e altri testi islamici antichi e contemporanei, soprattutto di preghiera e contemplazione. Lì c altrove, cercando le affinità, le matrici, le convergenze anche minori, vecchie e nuove, si scopre anche la felicità di pagine, pensieri e slanci ricchi di grande pietà, di misericordia, di fraternità, più che di violenza, di odio e d'incitamento alle guerre, sante e non sante. Ci si rende conto che tutti siamo responsabili in qualche modo della contraffazione della Parola di Dio, rivelata in diverso modo a tutti i popoli. i*Fra tanti eserciti schierati tri'campo per il petrolio, per 11 potere, per la religione del benessere, il giudizio è necessariamente severo, in modo particolare oggi, per l'islamismo khomeiniano. Testi antichissimi e odierni stimolano per fortuna a rispondere con rinnovata apertura e adesione ecumenica, senza confusioni e opposizioni intolleranti, a ogni lume di fede che si riveli anche nelle culture storiche c religiose più diverse. E' lo stimolo, e può essere il frutto, almeno in parte, sia dell'incontro di Assisi del 28 ottobre 1986, sia di quello di Kyoto in questo agosto, sia del confronto, senza vertici istituzionali ma con rappresentanze delle principali religioni, avvenuto al Corso di studi cristiani conclusosi ieri sul tema ecumenico alla Pro Civitatc Christiana. Cultura e preghiera: come sosteneva il teologo Jean Danielou, è un'operazione anche «politica», in quanto coinvolge Dio nella storia personale e collettiva degli uomini. In questa prospettiva, senza farne una fuga, ho letto alcuni dei testi più belli della spirirualità musulmana raccolti in una scelta curata da Daniele Gespi: Nel nome di Dio, preghiere, cantici e meditazioni islamiche (Edizioni Paoli ne). Come, rispetto alla realtà khomeiniana, suona estraniato ormai questo brano del Corano (L'eccelso, XLII, 4-7) e, insieme, vibrato, interpellante, struggente: «Quitsi i eieZi i si squarciano dall'alto i quando gli Angeli cantano i le lodi del Signore i e implorano perdono per coloro i che vivono sulla Terra. i Dio osserva attentamente i coloro che si scelgono padroni diversi da Lui. i Tu non devi proteggerli». Altrettanto forte, per nuda e limpida fede, è questo brano da Ij: preghiera dilla Tigantyya: «Dio mio concedi benedizione e pace i alla Tonte della verità, i da cui scaturiscono i troni/ delle verità essenziali, i la Tonte diritta delle conoscenze, i la via più completa senza, errori». -. > La contemplazione mistica musulmana, anche la contemporanea, ha il lessico e i ritmi e le immagini spesso sponsa¬ li, nuziali, comuni ai grandi mistici cristiani. Rabi-a (Il Cairo, 1954) così prega: «Ho fatto di te i il compagno del mio cuore i ho dato il mio corpo a Colui i che non mi abbandona; i colmo d'amicizia è l'incontro i con il Visitatore; i l'Amico i del mio cuore i ne conosce i segreti». Al-Gazzali, in Ihyà insegna la pietà del Signore: «Il Signore ha detto; Abbiate pietà di tre persone; i il saggio che si trova tra gli ignoranti i il ricco che fa parte i di un popolo povero i e il potente che fa parte i di un popolo disprezzato e dimenticato». * * Al-Allag, recuperando l'immagine evangelica della «perla preziosa», canta: «L'ora presente, i nel cuore dell'uomo, i è come conchiglia in fondo al mare. i Domani, nella marea della resurrezione, le conchiglie, gettate sulla sabbia, i si apriranno e moriranno. i Verrà, così, alla luce la perla». E' Maometto stesso che apre, nel Corano, il dialogo col Cristianesimo, riconoscendo in Cristo un grande profeta e venerando anche Maria come madre d'un profeta del Signore. Dice: «I seguaci del Vangelo giudichino dunque gli uomini i secondo ciò che Dio ivi ha rivelato. Malvagi sono coloro che non giudicano gli uomini i secondo ciò che Dio ha rivelato» (Cor., V, 46-47). Ma il punto più alto, già cronaca atroce di questi anni e giorni, lo tocca un arabo immaginato da Mahmud Subh, ne La Croce. E' la vittima d'uno dei tanti olocausti contemporanei che prega Gesù il Nazzareno: «La tua croce, o Nazzareno, è l'agonia i di un flauto. i La mia gola è di spine, le mie mani un braciere. i E, come Te, vivo ancora.' i A Betlemme, per incontrarti, ho attraversato i il ponte dei chiodi. i La tua morte è la mia, il tuo sangue, il mio. i E, come te, vivo ancora.' i Ilo seguito il cammino'del Profeta, i sono statto tradito; mille Giuda / grida' no: crocifiggete l'aralo/ i E, come te, vivo ancora.'». Nazareno Fabbretti

Persone citate: Daniele Gespi, Gazzali, Gesù, Jean Danielou, Khomeini, Mahmud Subh, Nazareno Fabbretti, Profeta

Luoghi citati: Assisi, Betlemme, Hiroshima, Il Cairo, Iran, Iraq, Roma