Tangenti, P2, servizi segreti dietro il traffico delle armi di Ruggero Conteduca

Tangenti, P2, servizi segreti dietro il traffico delle armi Tangenti, P2, servizi segreti dietro il traffico delle armi La materia è scottante: indagano i giudici di quattro città diverse L'allarme di Tina Anselmi (de) - Una lettera di Accame a Ruggiero ROMA — La polemica politica sul Golfo, minato dall'Iran con ordigni di fabbricazione italiana, non accenna a placarsi. Né l'inchiesta aperta dalla magistratura romana sull'export di esplosivi in Medio Oriente, specie in Iran ed Iraq, è stata sufficiente a rasserenare gli animi. Sul dibattito di carattere più generale legato al traffico di armi verso le zone calde della guerra e della guerriglia da parte di fabbricanti italiani, si è innestato da ultimo il caso «Formica-Sarcinelli» e si sono registrate grida di allarme da parte della democristiana Tina Anselmi, presidente della disciolta commissione parlamentare sulla loggia P2. Del caso «Formica-Sarcinelli» se ne parlerà anzi addirittura in Consiglio dei ministri, convocato per giovedì 27 agosto. Formica, che nel governo Goria è ministro del Lavoro, aveva ricoperto sino a pochi mesi fa l'incarico di responsabile del Commercio con l'estero nel gabinetto diretto da Craxi. Gli era succeduto l'attuale direttore generale del Tesoro. Mario Sarcinelli. chiamato al governo da Fanfani po' i prima delle elezioni di giugno. Un'apparizione fuggevole quella di Sarcinelli ma sufficiente a stravolgere con un nuovo decreto quello emanato da Formica il 6 dicembre 1986 per regolarizzare il commercio internazionale dì armi. Questa, almeno, è l'accusa che il ministro socialista rivolge al suo successore e di cui darà spiegazioni giovedì in Consiglio dei ministri. Per la verità il decreto Sarcinelli del 18 luglio 1987 non è mai entrato in vigore: una serie di rilievi avanzati dal ministro di Grazia e Giustizia ne ha impedito la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. A modificarlo dovrebbe pensarci l'ex segretario generale della Farnesina Renato Ruggiero, che Goria poche settimane fa ha nominato ministro del Commercio con l'estero. Ma Ruggiero ha già fatto sapere di non voler prendere nessuna iniziativa se non dopo il Consiglio dei ministri di giovedì. Tra il decreto Formica e quello Sarcinelli. osserva Falco Accame, ex comandante di Marina responsabile del settore difesa di demo"razia proletaria, ci sono per io meno venti punti di contrasto. E lì enumera in una lettera inviata al ministro Ruggiero in cui accusa Sar¬ cinelli di -aver stravolto» il decreto Formica rendendolo più favorevole ai mercanti di armi. Accame rimprovera tra l'altro al direttore generale del Tesoro di aver fatto sparire, con il suo decreto, la possibilità di individuare un responsabile civile e penale nella transazione di armi e con essa anche la possibilità di .conoscere il mediatore, colui cioè che riceve la «tangente». Accame ricorda in proposito la vicenda delle 11 navi vendute dall'Italia all'Iraq. Fu pagata una tangente di 180 miliardi ma ancora oggi non si riesce a capire a chi. Anche per questo Rino Formica si convinse a varare il decreto del 6 dicembre 1986. Un decreto che rendeva la vita più difficile ai trafficanti di polveri e cannoni, ma anch'esso, secondo Accame, «blando e carente di restrizioni proprio in alcuni dei settori più delicati come quello che riguarda le responsabilità dei servizi segreti nel traffico di armi». E proprio sull'intreccio servizi segreti e traffico di armi punta la sua attenzione Tina Anselmi. Nelle liste di Gelli — ricorda la ex presidente della commissione parlamentare sulla loggia P2 — numerosi erano gli alti ufficiali appartenenti ai servizi, compreso l'allora capo del Sismi generale Santovito ed 1 suoi più stretti collaboratori. Anselmi mette perciò in guardia contro il pericolo rappresentato dall'influenza che nell'ambiente del commercio internazionale di armi possono ancora avere certi personaggi legati alla P2 e propone al Parlamento di intervenire per rivedere tutta la situazione normativa legata al traffico dì armi. Una normativa oggi quasi inesistente, a differenza di altri Paesi europei, come per esempio la Francia e la Svezia. Sul traffico di armi, stanno indagando i giudici di quattro città. Quelli di Brescia sulle mine esportate in Iran dalla Valsella. la ditta di Montichiari. A Venezia, condotta dal giudice Mastelloni. c'è un'inchiesta aperta da anni. Il magistrato di Grosseto sta appurando quando come e perché diversi carichi di armi sarebbero partiti dal porto di Talamone e con quale destinazione. A Roma, infine, indaga il giudice Domenico Sica per sapere come vengono concesse .e licenze di esportazione. Ruggero Conteduca