La « famiglia SpA» è colpevole di degrado ambientale diffuso

Secondo il «dossier» del Censis che sarà pubblicato a settembre Secondo il «dossier» del Censis che sarà pubblicato a settembre La ce famiglia SpA» è colpevole di degrado ambientale diffuso «I suoi comportamenti rivelano un dissidio tra uomo e natura» - Ma tra gli europei, gli italiani i più se fettivamente funzionanti. Invece, sui comportamenti dell'industria, soprattutto quella di grandi dimensioni, si respira ottimismo. Il Censis ricorda i dati positivi sulla depurazione delle acque del settore industriale ('ha attuato interventi tali da depurare 50 milioni di abitanti') e anche i 'benefici sostanziali' derivanti dall'omini avanzata fase di compimento della rivoluzione tecnologica, con il passaggio alla non inquinante elettronica. La nota dolente riguarda invece 'il diffuso inquinamento prodotto dall'economia di piccole e medie dimensioni, delle aziende industriali e agricole di prima generazione». Ma l'iniziativa imprenditoriale non è rimasta insensibile ai problemi ecologici 'anche se non sempre nei modi più corretti». Secondo il Censis «l'industria verde, conta attualmente 2300 imprese, con un'occupazione stimata di circa 23 mila addetti e un giro d'affari per i'86 di circa 3 mila miliardi. Sembra molto, ma in realtà è poca cosa se pensiamo che l'industria della bellezza ha fatturato nello stesso tezione del «sistema ambiente», considerato che l'85% (contro l'84% dei greci l'83% dei lussemburghesi, l'80% dei tedeschi, il 77% dei danesi e il 72% degli spagnoli) ritiene 'Urgente il problema ecologico, da non rinviare, ma al contrario da far oggetto di rilevanti investimenti: Per la stragrande maggioranza degli italiani l'ecologia diventa cosi una componente strategica dello stesso sviluppo socio-economico del Paese per il quale s'intravede una domanda di politica attiva in grado di salvaguardare le risorse naturali e nello stesso tempo di contribuire all'occupazione per le nuove generazioni. Una domanda «frustrata»? Di sicuro gli italiani non rivelano una grossa fiducia nell'intervento pubblico in campo ambientale: solo sei su cento lo ritengono efficiente, contro i 30 tedeschi, i 23 francesi e una media Cee pari a 19 europei su cento. Un giudizio che ha più di una giustificazione. Basti per tutte, la situazione nel nostro Paese dei depuratori delle acque urbane: come ricorda il Censis, su un totale di 1581, solo 851 sono ef¬ casi per il week-end. Colpa dei mezzi pubblici non adeguati? Macché, proprio a Bologna, ricorda il Censis. la città che offre la più efficiente alternativa al mezzo privato, l'auto è preferita nel 72% degli spostamenti totali. Si sottolinea anche un certo «spreco, nell'utilizzo del territorio. L'urbanizzazione si è più che raddoppiata in questi ultimi trent'anni: «Con una popolazione globalmente stabile, c'è una disponibilità di abitazioni, costruite a un ritmo di circa 200 mila l'anno, eccedente teoricamente la domanda». Un fenomeno che ha toccato in grande misura le seconde case, passate dalle 400 mila dei primi Anni Cinquanta agli attuali oltre 2,5 milioni, ovvero una ogni sette famiglie. H Censis stigmatizza anche la scarsa attenzione nei consumi di beni primari come l'energia, l'acqua, come pure per il riciclaggio dei rifiuti urbani .nobili, come la carta e il vetro. Ma non mancano dati contraddittori. Si scopre infatti che gli italiani, tra gli europei, sono quelli che rivelano una maggiore sensibilità alla pro¬ sensibili all'ecologia anno 5600 miliardi. Ma è giusta la colpevolizzazione della «famiglia S.p.A.» e la quasi-assoluzione dell'industria? Tra i rari ambientalisti rimasti in città, troviamo il torinese Orazio Di Mauro, del Coordinamento della «Lista verde». 'Il problema è più generale — dice Di Mauro — Dal nostro punto di vista l'ambiente non è una variabile indipendente dello sviluppo, ma ne è un componente fondamentale. Questo significa che occorre arrivare ad un equilibrio tra consumo e produzione. Quindi è l'attuale modello di sviluppo che va modificato». Insomma, sembra di capire, non è il caso di prendersela tanto con la «famiglia S.p.A.». • E' inutile dire che, ad esempio, il mercurio delle pile (ogni italiano ne usa 30 grammi all'anno) è dannoso all'ambiente, se poi non si provvede alla loro raccolta. Un altro esempio su "altre" responsabilità? Stiamo ancora aspettando — ricorda Di Mauro — che vengano pubblicate le mappe delle aziende a rischio ambientale.. Stefanelia Campana

Persone citate: Di Mauro, Orazio Di Mauro

Luoghi citati: Bologna