Il «mistero» del cuore di Santa Chiara dopo sette secoli è ancora inalterato

Il «mistero» del cuore di Santa Chiara dopo sette secoli è ancora inalterato Il «mistero» del cuore di Santa Chiara dopo sette secoli è ancora inalterato La sua eccezionale conservazione, particolarm che con un rasoio apre il cadavere dal dorso, supera la barriera della costole, estrae i visceri addominali e il cuore che viene descritto ingrandito come la testa di un bambino, globoso e grasso. Il materiale viene sotterrato nell'orto, tranne il cuore che si provvede a rinchiudere in una cassa di legno. La sera del giorno successivo, dopo il vespro delle 18, le suore riesumono il cuore e 10 incidono trovando nella cavità una serie di segni miracolosi. Si tratta di una formazione a croce alla quale via via che il tessuto si rinsecchisce si aggiungono gli altri simboli della passione: 11 flagello, la colonna, la corona di spine, i chiodi, la lancia e la spugna. A questo punto le sorelle vengono colte da dubbi, riesumono i visceri sepolti nell'orto, li esaminano con cura fino a sco¬ santi e beati della provincia umbra. Va però anche ricordata per una singolare vicenda terrena iniziata dopo la sua uscita da questa vita. Questi i fatti. Chiara viene a morte alle 9 di un caldo mattino nell'oratorio del monastero, dove si è fatta trasportare sentendosi ormai vicina ad abbandonare la vita. Resta seduta sul giaciglio e solo più tardi le consorelle riusciranno a vincere la rapidissima rigidità cadaverica che l'ha bloccata. E' corpulenta. Fa molto caldo ma con il trascorrere delle ore e dei giorni non si avverte alcun odore. Alla sera le monache decidono di togliere i visceri dal cadavere per preparare la conservazione di quelle che già ritengono le spoglie di una santa. E' suor Francesca, priva di ogni nozione anatomica e senza indicazioni mediche. «Mo-Ro» creat ente interessante dal punto di vista scientifico, rimane inspiegabile certo Anselmo che si sospetta ucciso per avvelenamento. Nel 1315 Mondino dei Luzzi esegue con clamore la dissezione di due cadaveri a Bologna e solo nel 1374 la facoltà di Montpellier riceverà il permesso di eseguire ogni anno la sezione della salma di un condannato a morte. I risultati dell'autopsìa del cadavere di Chiara da Montefalco esulano da questa curiosità storica. Parte dei resti è conservata in alcuni reliquari ove si trovano il sangue, i singolari reperti cardiaci e il cuore. Questo appare oggi come una massa bruniccia porosa e friabile, della lunghezza di qualche centimetro. Ne sono stati eseguiti prelievi da cui. con le consuete tecniche per i tessuti mummificati, sono stati allestiti preparati per il microscopio ottico ordinario e per quello elettronico a L'episodio è di enorme interesse anche per la storia delle scienze anatomiche. Sono note dall'antichità tecniche di eviscerazione dei cadaveri a fini conservativi, ma la sezione eseguita da suor Giovanna, che è priva di conoscenze anatomiche, esce da questo ambito e si spinge all'esame della struttura esterna e interna del cuore e della cistifellea, divenendo quindi una vera e propria autopsia, sia pure a fini diversi da quelli rigorosamente sanitari. Va ricordato che all'epoca lo studio del cadavere è contrastato e non è neppure facilmente permesso ai medici. Si ricorda come fatto eccezionale che nel 1202 Bartolomeo da Varignana sia incaricato dal giudice Giacomo di compiere, insieme a un chimico e a tre chirurghi, l'autopsia del cadavere di un prire nella cistifellea tre calcoli, di cui ignorano l'esatta natura, che subito ritengono come simbolo della Trinità. La notizia esalta la popolazione e subito si grida al miracolo anche se frate Tommaso Boni da Foligno afferma trattarsi di un trucco delle suore. La Curia si allarma e dopo pochi giorni dalla morte viene inviato al convento Berengario da Saint-Affrique, vicario generale del vescovo di Spoleto, con l'incarico di punire le consorelle per quella che pacificamente è ritenuta una frode. Berengario però si convince del contrario e diviene uno dei più tenaci assertori della santità di Chiara, promuove i primi atti del processo di canonizzazione e sulla base delle testimonianze raccolte scrive addirittura la biografia di Chiara. o al Politecnico milanese è esposto all'ottava rassegna dellljcai

Luoghi citati: Bologna, Foligno, Montefalco, Spoleto