Un buffone sveglia Locarno di Stefano Reggiani

Il film del portoghese Morais si è aggiudicato il Pardo d'oro Il film del portoghese Morais si è aggiudicato il Pardo d'oro Un buffone sveglia Locamo Tra le ultime pro DAL NOSTRO INVIATO LOCARNO — L'ultimo film in concorso ha colpito (ha svegliato) la giuria, scombinando i pronostici: «O Boba* (li buffone), del portoghese José Alvaro Morais, ha vinto il Pardo d'oro e 1 favoriti della vigilia, *Konbu Finze* (Terroristi), del taiwanese Edward Yang, e soprattutto *Three Bewildered People In The Night. (Tre personaggi perduti nella notte), dell'americano Gregg Araki, hanno avuto il secondo e terzo posto, i Pardi d'argento e di bronzo ex aequo con l'ungherese Gazdag e il sovietico Sokurov. Seguono altri premi sparsi, e ce n'è per tutti, considerato che non erano moltissime le opere degne di segnalazione. Applausi moderati e qualche fischio della piazza alla proclamazione dei premi sabato sera: poteva essere più legittimamente invertito l'ordine dei premiati (anche perché Araki diventerà un autore amato dagli spettatori giovani), ma risparmiamo al lettore le solite recriminazioni del dopo-festival, le giurie sono tollerabili perché sono discutibili. Piuttosto è interessante questa seduzione all'ultima ora di una parte dei giurati; lo stile portoghese ha colpito ancora, mettendo in soggezione col carisma della complessità. «O Bobo* è ben fatto, maturo e anche furbo, ottiene con eleganza e enigmaticità quel confronto vita-finzione che altri giovani autori in concorso hanno tentato e lo stile non tralascia un omaggio alla tradizione di casa. Chi ricorda l'esempio estremo, di bruciante freddezza, del iezioni, l'interessante «Checkpoint» sui r mento del 'Buffone* di Herculano (testo che ci era colpevolmente ignoto), in cui 11 malvagio conte trama per rubare il trono al legittimo erede, denunciato nel suo tradimento dall'ambiguo buffone. Proprio Joao, uno del promotori della recita, viene trovato ucciso dopo le prove e l'assassinio getta nella costernazione il regista Francisco e la sua compagna Rita. Potranno partire per l'America, come progettato? Le indagini della polizia seguono la pista del terrorismo, cercano le prove di un tradimento, d'una vendita d'armi... Su Morais puntava molto la maestro portoghese Manoel de Oliveira (*Francisca*, «Le soulier de satin*), ne trova il contrappunto in Morais (42 anni, nato a Coimbra, esperienze di televisione, al debutto cinematografico), aggiornato a una tecnica, si vorrebbe dire bestemmiando, d'azione. Il confronto dei fatti è fra romanzesco recitato e intrigo attuale, fra teatro e giallo, tra Portogallo del passato e Portogallo d'oggi, in un gioco intrecciato di avvenimenti che si producono e si annullano. Una troupe sta provando nei vecchi teatri di posa della Lisboa Filmes un adatta¬ apporti Usa-Iran direzione del festival, che quasi aveva commissionato la conclusione del lavoro, iniziato da anni. Vedete che la giurìa ha onorato anche un debito di gratitudine. E' pure interessante che il penultimo film del concorso, l'americano 'Checkpoint* del regista iraniano esule Parviz Sayyad, non abbia avuto neanche uno straccio di menzione. Evidentemente la giuria s'è spaventata del riferimento troppo stretto all'attualità, ha temuto la possibilità di cadere nella trappola del vecchio cinema politico. Figurarsi: Khomeini, i rapporti Usa-Iran, il dibattito su fanatismo e rivoluzione. Un pullman di studenti americani e iraniani in America è bloccato alla frontiera tra Canada e Usa all'epoca del rovinoso confronto Carter-Khometnl per il sequestro degli ostaggi all'ambasciata. L'America non vuol far rientrare gli studenti, il Canada non vuol farli rimanere, all'interno del pullman si riproducono i contrasti del mondo, l'estremista, la moderata, la femminista anttkhomeinista, il buon ragazzo americano democratico, il fascistoide... C'è una lunga tradizione di film in uno spazio chiuso e Sayyad ha rispettato tutte le regole della suspense, illustrando e manovrando nel modo dovuto le idee e i caratteri. Ha anche adottato la soluzione classica: amarezza e speranza in una nuova generazione di iranoamericani. Ma avremo tempo? La storia saprà aspettare la natura? E Khomeini, chi era? Stefano Reggiani

Luoghi citati: America, Canada, Portogallo, Usa